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Costume e società: Shoah, la parola e la memoria

Redazione
Basta celebrare la Giornata della Memoria con i soliti commenti, le illustrazioni, le immagini, i filmati, per spiegare ciò che non si può spiegare, per narrare l’inenarrabile, per descrivere l’indicibile vita dei campi di Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Mauthausen, Dachau, i tristi luoghi del dolore e del martirio che danno terrore alle nostre menti e che rendono l’esatta dimensione del male. Quest’anno voglio raccontare, in diretta dal passato, la vita dei lager con la voce, viva e tremante, degli häftlinge, dei testimoni-sopravvissuti, di chi ha visto, ai confini del mondo, la bocca dell’inferno, l’abisso della ragione, il Gòlgota dell’uomo.
Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole.” (Primo Levi)

Testimone 1: Sebbene non avessimo più bagaglio e fossimo stati divisi dai membri delle nostre famiglie, varcammo, senza sospetto, il portale tra il filo spinato. Credevamo che le nostre donne, i bambini laggiù venissero rifocillati e che presto li avremmo rivisti. Ma poi vedemmo centinaia di figure cenciose molte ridotte a scheletri. La fiducia ci venne meno…

Testimone 6: Ci venne incontro uno, urlando: Häftlinge! Vedete il fumo là dietro le baracche!? Quel fumo sono le donne, i bambini vostri. Anche per voi che siete entrati nel Lager ci sarà solo un'uscita attraverso le griglie dei camini!

Testimone 3: La prima mattina andammo all'appello. Pioveva. Restammo in piedi per ore e vedemmo dietro il filo spinato, dall'altro lato della banchina, caricare donne sui camion a bastonate. Erano nude e gridavano verso noi uomini. Aspettavano aiuto da noi ma noi stavamo lì tremanti e non potevamo aiutarle.

Testimone 3: Fummo spinti in una baracca-lavatoio. Arrivarono guardie e Häftlinge con mucchi di carte. Dovemmo spogliarci, ci fu tolto tutto quello che ancora ci restava, orologi, anelli, documenti, foto, furono registrati sul foglio personale. Poi, sull'avambraccio sinistro, ci tatuarono il numero.

Domanda: Come fu eseguito il tatuaggio?

Testimone 3: Le cifre furono impresse nella pelle con timbri a spillo. Poi ci fregarono sopra inchiostro di china. Ci tosarono, ci misero sotto docce fredde. Alla fine ci vestirono.

Domanda: In che consisteva il vestiario?                                               

Testimone 3: In un paio di mutande bucate, in una maglia da pelle, in una giacca a brandelli, in un paio di calzoni rattoppati, in un berretto, in un paio di zoccoli. Poi raggiungemmo di corsa il nostro Block…              

Domanda: Com'era il Block?

Testimone 3: Una baracca di legno senza finestre. Una porta davanti, una dietro. Lucernari a sportello sotto il tetto inclinato. A destra e a sinistra pancacci a tre piani. Il posto inferiore sulla nuda terra. I pancacci erano sostenuti da tramezzi in muratura. Lunghezza della baracca, 40 metri circa.

Domanda: Quanti Häftlinge v'erano sistemati?

Testimone 3: Lo spazio utile era calcolato per 500 uomini. Eravamo 1000.

Domanda: Quante ce n'erano di queste baracche?

Testimone 3: Più di 200.

Domanda: Quant'erano larghi i pancacci?

Testimone 3: 1 metro e 80 circa. Su ogni pancaccio c'erano 6 uomini. Erano costretti a stare alternativamente, ora sul fianco destro, ora sul sinistro.

Domanda: C'erano paglia o coperte?

Testimone 3: Qualche pancaccio aveva paglia. La paglia era fradicia.
Dai pancacci superiori la paglia pioveva sui pancacci inferiori. Per ogni pancaccio c'era una coperta. Questa veniva tirata alternativamente dai due che si trovavano sulle sponde. In mezzo stavano i più forti.

Domanda: Le baracche erano riscaldate?

Testimone 3: C'erano 2 stufe di ferro. Dalle stufe partivano tubi che finivano in un camino centrale. I tubi erano rivestiti di mattoni. Questi rivestimenti servivano da tavoli. Le stufe erano accese solo di rado.

Domanda: Com'erano le istallazioni sanitarie?

Testimone 3: Nel lavatoio c'erano truogoli di legno con sopra un tubo di ferro perforato. Dal tubo gocciolava l'acqua. Nella latrina c'erano lunghe vasche di cemento con sopra tavole fornite d'orifizi. Vi potevano prendere posto 200 persone. Il Kommando-latrine vigilava che nessuno rimanesse troppo seduto. Quelli del Kommando si avventavano coi bastoni sugli Häftlinge per buttarli fuori. C'era chi non poteva così in fretta e nello sforzo espelleva un tratto di retto. Una volta cacciati fuori si rimettevano vicino a quelli in attesa. Non c'era carta. Certi per pulirsi si strappavano un brandello d'abito o di notte si rubavano a vicenda pezzi d'uniforme
da tenere di riserva. I bisogni andavano fatti la mattina. Di giorno non era possibile. Se qualcuno veniva colto era la prigione. Gli scoli del lavatoio
finivano nella latrina per far defluire le feci. C'erano ingorghi continui perché la pressione era insufficiente. Allora arrivavano i Kommandos merda per pompare via la roba. Il tanfo delle latrine si mescolava al puzzo del fumo.

Testimone 4: Le gamelle consegnateci servivano per tre usi: per lavare, per la zuppa, per i bisogni di notte. Nel Frauenlager l'unica sorgente d'acqua era vicino alle latrine. Le donne stavano accanto al filo sottile che fluiva nei tini cogli escrementi bevevano e cercavano di raccogliere un po' d'acqua nella gamella. Quelle che rinunciavano a lavarsi erano finite.

Domanda: Cosa vi davano da mangiare?

Testimone 8: La mattina ognuno riceveva mezzo litro di broda. La broda conteneva un surrogato di caffè. Inoltre 5 grammi di zucchero. Certi avevano un pezzo di pane secco della sera prima. A mezzogiorno passavano la zuppa. La zuppa era fatta con bucce di patate rape e cavolo una minima giunta di carne o grasso e una sostanza farinosa che dava alla zuppa il sapore della zuppa del Lager. Inoltre c'erano nella zuppa stracci ritagli di carta. Durante la distribuzione gli Häftlinge non si leticavano per ricevere il primo mestolo ma per occupare l'ultimo posto della fila. Il primo terzo della zuppa consisteva d'acqua. Solo sul fondo fluttuava qualcosa di nutriente. La sera dopo l'appello ognuno riceveva il suo pezzo di pane di 300-350 grammi con companatico di più specie circa 20 grammi di salsiccia o 30 di margarina o un cucchiaio di marmellata di rape. Il venerdì a volte c'erano 5 o 6 patate bollite. Spesso c'era solo la metà del companatico o addirittura nulla perché il personale del Lager dalle guardie al comandante prelevava viveri a volontà dai magazzini degli Häftlinge.

Domanda: A quante calorie saliva di media la razione quotidiana?

Testimone 8: 1000-1300 calorie circa. A un organismo in riposo possono bastare 1700 calorie. L'addetto a un lavoro pesante ne ha bisogno di circa 4800. Tutti facevano un lavoro pesante, le ultime riserve erano presto esaurite. A seconda del grado della fame i movimenti si facevano più lenti perché mancava la forza di sostenere il proprio corpo, apatia, sonnolenza erano i segni caratteristici dell'indebolimento. Il logorio fisico
era accompagnato da un esaurimento mentale che portava alla perdita d'ogni interesse per quanto accadeva. Uno Häftling in tali condizioni non poteva più concentrare i suoi pensieri. La sua memoria calava tanto
che spesso non sapeva più dire come si chiamava. Uno Häftling in media non viveva più di 3 o 4 mesi.

Domanda: Come fu possibile che lei sopravvivesse?

Testimone 8: Poteva sopravvivere solo chi durante le prime settimane riusciva ad ottenere un servizio interno mediante un'attività di specialista o la nomina  a una funzione ausiliaria. Uno Häftling con una funzione capace di sfruttare il suo vantaggio, nel Lager praticamente poteva ottenere tutto.

Domanda: Lei di quale posizione godeva?

Testimone 8: Fui medico Häftling, prima nel Lager della quarantena poi nell'infermeria.

Domanda: In che condizioni erano gli Häftlinge?

Testimone 8: Nel Lager della quarantena c'erano ratti che addentavano non solo i cadaveri ma anche i malati gravi. Spesso la mattina si trovavano morsi i piedi degli agonizzanti. Le bestie, la notte, prendevano il pane dalle tasche degli Häftlinge Spesso ci si ingiuriava a vicenda. Mi hai rubato il pane. Invece erano i ratti, miliardi di pulci tormentavano il Lager. Chi aveva stivali li cedeva perché gli insetti gli rendevano impossibile quel possesso prezioso. Chi aveva solo calze e cenci poteva almeno grattarsi. Nell'infermeria degli Häftlinge andava meglio. C'erano fasce di carta increspata un po' di cellulosa. Un vaso con unguento d'ittiolo e un vaso con bianco di Spagna. Tutte le ferite venivano spalmate d'unguento, sull'erpete si passava del bianco perché non si vedesse più. Avevamo anche qualche compressa d'aspirina che veniva appesa a un filo. Malati con febbre sotto i 38 gradi potevano leccarla una volta. Malati con febbre sopra i 38 gradi
due volte.

Domanda: Quali erano le malattie più frequenti?

Testimone 8: Oltre la debolezza generale e le lesioni per maltrattamenti avevamo scarlattina e paratifo, tifo addominale, resipola e tubercolosi. Poi la malattia tipica del Lager, una diarrea resistente a ogni terapia. Nel Lager fioriva la foruncolosi, spesso le guardie aprivano le ulcere con i bastoni
finché la carne non si staccava dalle ossa. Nel Lager vidi malattie
che non avrei mai creduto d'avere un giorno sott'occhio. Malattie di cui si legge solo nei libri. C'era la noma, malattia che insorge soltanto in individui all'estremo delle forze e scava nelle guance buchi che fanno intravedere i denti. Oppure il pemfigo, malattia rarissima nel cui decorso la pelle si dissolve in bolle e dopo qualche giorno finisce con la morte.

Testimone 5: Dovevamo scavare fosse. Molte donne stramazzavano sotto badilate di fango. Eravamo nell'acqua fino alla vita. Le guardie ci sorvegliavano. Erano giovanissime. Una donna si rivolse al Kommandofuhrer: Signor Capitano! Gridò. Non posso lavorare in questo modo, sono incinta. Quelli risero, uno col badile la tenne sott'acqua, finché affogò.

Testimone 7: Sentii una sentinella parlare attraverso il filo spinato con un ragazzo di nove anni. Sai già parecchio per la tua età, disse l'uomo. Il giovane replicò. So di sapere molto e so anche che non imparerò più nulla.
Lo caricarono sui camion con una novantina di bambini. Quando i bimbi cercarono d'impuntarsi, quello gridò. Avanti, salite sull'auto senza urlare, tanto avete pur visto partire i genitori, i nonni. Avanti salite e li rivedrete.
Mentre partivano lo sentii gridare alla sentinella. Le pagherete tutte.

Testimone 4: Arrivai in una baracca piena di cadaveri e vidi che qualcosa si muoveva tra i morti. Era una bimba. La portai fuori sulla strada e chiesi. Chi sei? Da quando sei qui? Non lo so. – Disse – Come mai sei qui in mezzo ai morti? – Chiesi – E quella, disse. Tra i vivi non posso più stare. La sera era morta.

(Tratto liberamente da “L’istruttoria” di Peter Weiss)
“L’istruttoria” è un’opera in undici canti “che, come un inferno laico e contemporaneo, trascende la rappresentazione del processo e acquista la liricità di una tragedia greca. Una sorta di viaggio negli inferi, nel tempo e nello spazio, dove i personaggi tentano di fissare “l’istante eterno” della storia e del ricordo”. L’opera raccoglie le testimonianze di un famoso processo svoltosi, dal 10 dicembre 1963 al 20 agosto 1965, a Francoforte sul Meno, contro un gruppo di SS e di funzionari del Lager di Auschwitz.

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it








Postato il Mercoledì, 25 gennaio 2012 ore 05:00:00 CET di Angelo Battiato
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