Ennesimo colpo di
scena sul fronte di una delle consuete storie all’italiana. Condita,
peraltro, da un nuovo ingrediente: l’incertezza del diritto che – anche
a seguito della disattenzione ostentata dal precedente governo su
sentenze del Tar e persino del Consiglio di Stato – rende
particolarmente incerta la vita di chi si trova ad incappare con la
contraddittorietà del nostro sistema. Parlo del concorso per dirigente
scolastico.
È di lunedì la notizia che il
Consiglio di Stato, con le ordinanze n. 64/2012 e 67/2012 dell’11
gennaio, ha confermato il provvedimento monocratico che ha consentito
l’ammissione alla prova scritta – celebratasi il 14 e il 15 dicembre –
di candidati che nella prova preselettiva di ottobre avevano
totalizzato fino a 5 punti di meno di quello previsto per essere
ammessi allo scritto. Perché? La prova preselettiva del 12
ottobre è stata contestatissima sin dai giorni precedenti alla sua
somministrazione. I candidati dovevano rispondere a 100 quesiti a
risposta multipla selezionati su 5563 pubblicati il primo settembre sul
sito del Miur. Già dal 2 settembre si avvicendavano errata corrige per
emendare errori nei quesiti. Il climax dell’approssimazione si è
raggiunto ad una settimana circa dalla prova, quando il Miur ha dovuto
espungere dalla numero totale più di 900 domande, sbagliate. La polemica raddoppiava anche in seguito
alla (seppur tardiva) pubblicazione dei nomi degli “esperti” che hanno
curato l’elaborazione dei quesiti, in alcuni casi anche passibili –
oltre che di ignoranza – di conflitto di interesse – trattandosi di
formatori nei corsi per la preparazione alla prova.
Dal 13 ottobre sono cominciati a piovere ricorsi, caratterizzati
da un’attività particolarmente energica da parte dell’Anief –
associazione professionale sindacale – da una parte (a favore degli
esclusi) e dell’Anp – Associazione Nazionale Dirigenti e Alte
Professionalità nella scuola – dall’altra, che si è costituito ad
opponendum per la difesa delle procedure espletate. Le richieste di
ammissione con riserva alle prove scritte avanzate dai ricorrenti,
però, erano state respinte dal Tar Lazio e confermate in appello,
quando già il 20 dicembre, i giudici della VI sezione del Consiglio di
Stato, avevano avuto modo di rilevare che “i motivi dedotti (dai legali
dell’Anief, n.d.) investono profili di legittimità dell’intera fase di
selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che
essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel
merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura,
con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i
partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle
pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.
Con le ordinanze sopra citate si sciolgono le riserve sulla valutazione
del test, evidentemente inadeguato allo scopo perché infarcito di
errori (alcuni quesiti errati sono stati rilevati anche dopo la
celebrazione della prova). La regolarità dell’intera procedura
concorsuale è in forse: “Considerato che, ad un primo esame, l’appello
cautelare in epigrafe appare meritevole di parziale accoglimento
laddove ha rilevato – per un verso – il carattere obiettivamente
erroneo di alcuni dei quiz somministrati e – per altro verso – l’alta
probabilità che, in assenza degli errori in questione, gli appellanti
avrebbero potuto accedere al prosieguo delle prove concorsuali.”
Ciascuno dei contendenti sostiene la legittimità delle proprie
argomentazioni e convinzioni: l’Anief chiede l’interruzione in
auto-tutela delle procedure di correzione delle prove scritte (che le
singole commissioni regionali hanno iniziato ad effettuare) e di
rinnovare le prove pre-selettive. L’Anp ribadisce la propria posizione,
finalizzata “unicamente ad agire nell’interesse delle tantissime scuole
che – in assenza di una regolare conclusione del concorso –
rimarrebbero prive per chissà quanto tempo di dirigenti regolarmente
selezionati, nonché a contribuire al rispetto delle regole ed a
sostenere i diritti di chi ha diritti da tutelare”.
Che il concorso sia stato preparato in maniera pedestre dai dilettanti
allo sbaraglio, ospitati a Viale Trastevere fino a 3 mesi fa, non c’è
dubbio. Come non c’è dubbio che gli errori sono stati per tutti i
partecipanti alla prova preselettiva, compreso per quelli che l’hanno
superata, che peraltro hanno affrontato nelle settimane seguenti lo
sforzo notevole della preparazione delle prove scritte. Sarebbe
auspicabile che il Ministro intervenisse per fare finalmente chiarezza
in una situazione determinata da chi l’ha preceduto – una delle pesanti
eredità che ha trovato – ma di cui adesso (nel caos che si sta creando
e nella jungla di notizie ed ipotesi che si stanno affastellando) deve
dar conto lui e su cui solo lui può esprimere indicazioni fondate e
convincenti.
I 33.531 candidati che il 12 ottobre hanno sostenuto le prove
preselettive – di cui 9.111 (pari al 27,17%) ammessi allo scritto –
hanno già visto sfumare, per effetto della recente legge 183/11 un
terzo dei 2.386 posti previsti dal bando. Stiamo giocando un gioco le
cui regole cambiano continuamente ed improvvisamente. Qualcuno si
prenda la responsabilità di farci sapere una volta per tutte quali sono.
(di Marina Boscaino da http://www.ilfattoquotidiano.it)
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