"Il futuro è
cambiato. Un´altra volta". In una delle ultime spettacolari
presentazioni di Steve Jobs, questo messaggio rendeva bene l´idea della
continua innovazione che i suoi prodotti stavano portando sul mercato.
Quella frase sarebbe stata adatta anche a quanto accaduto qualche
giorno fa all´ultimo evento Apple, al Guggenheim Museum di New York. Un
evento la cui portata potrebbe rivelarsi non inferiore ai lanci di
iPhone e iPad. Eppure Apple non ha presentato un nuovo gadget
elettronico ma solo una nuova applicazione per iPad (iBooks 2) e una
nuove serie di prodotti: i textbooks. Sono i libri di testo per la
scuola e sono quello che fra qualche mese tutti gli studenti vorranno
avere nello zaino al posto dei classici libri di carta. Parliamo di un
mercato che è stato valutato dieci miliardi di dollari solo negli Stati
Uniti, ma soprattutto parliamo del futuro dei nostri figli. Di come
avere dei giovani più preparati. Come farli studiare
meglio.
Perché uno studente (ma anche un
docente) dovrebbe preferire un textbook? Per molti motivi: perché sono
digitali (e quindi nel tuo iPad ne carichi quanti te ne servono senza
pesi aggiuntivi); sono sempre aggiornati online; sono interattivi (per
esempio con quiz e test); hanno contenuti multimediali. Infine costano
meno di 15 dollari, al massimo (e molti osservatori sono convinti che
sia un prezzo destinato a scendere presto). Come già accaduto in
passato per iniziative simili, Apple si è già presentata forte della
partnership con grandi editori (Pearson, McGraw Hill, Houghton Mifflin
Harcourt, che assieme coprono il 90 per cento del mercato americano). E
con un primo libro in demo gratuita oggettivamente straordinario Life
on Earth di E. O. Wilson. Chiariamo. Apple non ha inventato i libri
digitali (come non ha inventato gli smartphone e i tablet) e nemmeno ha
inventato i libri di testo digitali. A questo proposito in Italia è in
corso un bell´esperimento da parte di Garamond, il primo editore a
scommettere tutto sull´editoria digitale; mentre dal liceo scientifico
Lussana di Bergamo è partita una sperimentazione per cambiare anche la
didattica assieme ai tablet. Apple quindi non ha inventato nulla ma
come al solito può dare la spinta decisiva. Tra qualche mese diremo: la
scuola è cambiata, stavolta davvero. (da la
Repubblica di Riccardo Luna)
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