Il ministro
Francesco Profumo è stato intervistato da Carla Massi su Il Messaggero
del 15 gennaio 2012. Possono essere non inutili le seguenti
osservazioni:
1) Si nota subito l’inspiegabile assenza di
dichiarazioni del ministro relative all’ipotesi di riduzione di un anno
(da 13 a 12) del percorso di studi, formulata o ipotizzata solo un paio
di giorni fa dal sottosegretario Rossi-Doria. Eppure circolano
indiscrezioni di un ddl “già pronto” e che “approderà in Consiglio dei
Ministri a fine mese”: possibile che ciò avvenga all’insaputa del
titolare del Miur? Allora deve essere stato il ministro a non voler
rispondere a domande su questo argomento. E’ verosimilmente da
escludere che sia stata una dimenticanza dell’intervistatrice: Carla
Massi è professionista seria, sperimentata (è responsabile del settore
scientifico del giornale romano) ed è anche ben attenta in quanto ….
consumatrice assidua e convinta di tè (di cui è anche una dei pochi
sommelier italiani).
2) Nulla da obiettare, in linea teorica, riguardo
all’intenzione del ministro di ripristinare la procedura concorsuale
per il reclutamento dei docenti essendo proprio quella prevista dalla
legge! Alcune questioni e problemi sorgono però in relazione alle
modalità e tempi per il ritorno ai concorsi a cattedre dopo tanto
tempo. Per oltre una dozzina d’anni non si sono svolti concorsi per
decisioni, meglio omissioni, ministeriali e governative. In questo
periodo, circa 240.000 docenti sono stati privati – non per loro colpa
o scelta - di 6 occasioni biennali per entrare in ruolo per via
concorsuale, sono stati confinati nelle Gae invece che nelle GM.
Insomma è stato loro ripetutamente sottratto un diritto. E adesso
dovrebbero concorrere fianco a fianco, alla pari con 20.000 (mitizzati)
“giovani” abilitati dai Tfa (ancora da effettuare). Qualcosa non torna.
Per fare un esempio, sarebbe un po’ – ma solo un po’ - come non
effettuare le Olimpiadi per dodici anni e poi pretendere di far correre
i 100 metri piani insieme a Usain Bolt, Richard Thompson, Walter Dix
(1°, 2°, 3° a Pechino il 16.8.2008) e a Donovan Bailey, Frank
Fredericks, Ato Boldon (1°, 2°, 3° ad Atlanta il 27.7.1996).
3) Si prospetta un concorso imponente con circa
260.000 concorrenti potenziali! Quindi con modalità, tempi e costi
rilevanti e ancora da individuare, preventivare e programmare. Su cosa
poi saranno imperniate le prove? Sui contenuti disciplinari o dei
programmi, sugli aspetti didattici (solo teorici o realmente
sperimentati), sulle capacità di relazioni interpersonali (anche qui
solo teoriche o sperimentate in concreto)? Sono facilmente da prevedere
enti e organizzazioni che offriranno corsi di preparazione e poi ne
scaturiranno ricorsi legali in quantità. Oltre alle spese del Miur si
prevedono spese non irrilevanti a carico dei concorrenti.
4) Profumo ha affermato: «L’età media [dei prof] è
alta, è assolutamente necessario immettere forze nuove. La scuola ha
bisogno di un organico vicino alla cultura dei più giovani». Non
si sa se il ministro fa implicito riferimento a qualche
autorevole indagine o studio, chessò, americano o anglosassone
che individua scientificamente l’età ottimale e magari quella limite
per l’insegnamento (quasi una menopausa professionale?!). Converrebbe
saperlo, forse adeguarsi ed è però il Miur che dovrebbe
provvedere! L’indicazione così nuda e generica risulta incomprensibile.
La nostra realtà è che l’età di immissione in ruolo è arrivata a 41
anni nel 2007 (secondo i dati della Fga) e, con un’età di pensionamento
di 65-67 anni, ne risulta – ovviamente - un’età media di 50-52 anni.
5) Ancora «Basta con le lezioni frontali» sostiene il
ministro osservando anche «non è cambiato nulla dagli anni
Sessanta»! Ciò un mese dopo la sua visita - preannunciata e programmata
(un po’ come certe interrogazioni) - del 13 dicembre scorso al Majorana
di Brindisi, istituto peraltro riconosciuto virtuoso, anzi come
«l’esempio da cui ricominciare». Perciò suona strano questo stop
ultimativo e unilaterale alle lezioni frontali. Bisognerà forse fare
lezioni laterali, o d’angolo, oppure come? Anche qui Miur deve dare
indicazioni, risorse economiche se necessarie e confrontarsi con i
docenti.
6) Ultima osservazione. I nostri «ragazzi che sono
accolti con entusiasmo all’estero» dove magari sono costretti ad andare
in assenza di occasioni e spazio in Patria (la c.d. fuga dei cervelli)
non dimostrano quello cui sembra alludere Profumo perché
statisticamente irrilevanti per numero ed estrazione. Mentre risultano
– nostro malgrado - significative le dettagliate statistiche
internazionali che ci classificano agli ultimi posti.
Vincenzo Pascuzzi
redazione@aetnanet.org