Quando non ci fu più
cosa e dove tagliare, per raccogliere legna si è segato l'albero; e
quando non ci furono più scialuppe di salvataggio, si è affondata la
nave, che equivale a dire: muoia
Sansone con tutti i filistei; e quando la cordata fu troppo
lunga e la vetta troppo distante, si è recisa la corda mandando a valle
gli alpinisti più somari.
Tre metafore
per dire:
a) il riordino della Gelmini approvato solo per fare cassa si è
rivelato insufficiente e allora, tagliati tutti i rami, con l'ascia si
va direttamente al tronco: ridurre di un anno l'istruzione superiore
con la scusa sempre dell'Europa, in nome della quale si è fatto uno
scempio sulla pelle della povera gente, pensionati compresi. D'altra
parte si è visto concretamente che la classe insegnante è, sia in
perenne lotta al suo interno, dilaniata da mille minchionerie provocate
ad arte, e sia refrattaria alla mobilitazione massiccia, tanto che uno
sciopero della scuola raggiunge appena il 5% di adesioni, con l'unica
eccezione della ribellione contro il concorsone di Berlinguer che però,
grazie a quell'unico movimento di massa, cadde. E allora viene facile
facile accorciare di un anno l'istruzione e mettere sul lastrico oltre
60mila tra docenti e Ata, perchè è chiaro che, a parte qualche articolo
di giornale, nessuno scenderà in piazza a protestare con forza e
determinazione, come minacciano i tassisti, le lobby dei notai,
avvocati, farmacisti e pure dei deputati che la sanno lunga
quando è in gioco la loro busta paga. Seghiamo allora l'albero e non se
ne parli più, tanto la futura classe dirigente si può formare altrove,
persino in Svizzera dove si portano anche i capitali finanziari, e
tanto i professori mai sobilleranno contro la pace sociale: sono così
teneri!
b) come sistemare 200mila precari delle GaE, mettere a tacere 20mila
abilitati defraudati dallo Stato, garantire ai laureandi un minimo di
speranza lavorativa? Un nodo gordiano che Francesco MagnoProfumo con un
colpo di spada ha risolto: concorso per tutti. Chi c'è c'è e chi non
c'è non c'è, e chi non beve con lui peste lo colga. Le lunghe
attese e le speranze e i progetti e i conteggi e le graduatorie e i
sogni di 200mila persone a fondo nel grande mare della disoccupazione,
visto che le scialuppe di salvataggio non sono più sufficienti per
mettere tutti in salvo, assicurando una cattedra. Anche il personale di
bordo, sindacati e partiti che si sono stracciati le vesti al cospetto
della Gelmini, si sta incaricando di disciplinare l'affondamento per
evitare il panico e la perdita di voti e consensi. Solo ora si capisce
che la proposta di Max Bruschi, di sparigliare le graduatorie con un
concorso, non fu una battuta ma una precisa determinazione che
all'epoca non era realizzabile per la scarsa credibilità del governo
Berlusconi, e che oggi, dopo gli scempi perpetrati dai tecnici
bocconiani governativi e applauditi da tutti, è possibile realizzare
senza colpo ferire. Nel tempio di Bahal-Zaboth
FrancescoSansoneProfumo, incatenato dalla finanziaria, dirocca le
colonne cosicchè la costruzione, puntellata dalle vecchie colonne
democristiane, travolga tutti: precari e no, abilitati e no,
neolauerati e no.
c) ma ci sono pure troppi meridionali che vanno a nord a lavorare con
titoli di studio che spesso, dice la vulgata, valgono meno di uno
similare preso a nord; e ci sono pure scuole efficientissime che però
spesso perdono il primato per colpa di docenti fannulloni, pigri,
impreparati e terroni, ma anche paraculi: perchè allora non stilare le
graduatorie di tutte le scuole, gratificando le migliori con maggiori
finanziamenti in modo che possano scegliersi i docenti a loro più
graditi e presumibilmente pure più preparati? E come si raggiunge tale
obiettivo? Semplicemente togliendo il valore legale al titolo di studio
che, dopo avere unificato e equiparato tutti i titoli coi
rispettivi voti, acquisterebbe peso invece sulla base della scuola di
provenienza, garantita da una graduatoria ad hoc stilata dall'Invalsi.
Gelmini, Aprea e tutti gli esponenti del centro destra (ma anche
epigoni della sinistra) su questo progetto si sono buttati a
capofitto, ma hanno sempre capito che proporre la liberalizzazione del
titolo di studio era un pericolo troppo forte per la loro credibilità
elettorale, e allora ecco Monti e ProfumoCapoCordata. La valutazione
che si vuole fare delle scuole, e quindi dei docenti, non è solo un
meccanismo per umiliare e screditare i professori, per metterli alla
berlina e in competizione fra loro. E' una operazione che ha come
obiettivo quello di procedere alla negazione del valore legale del
titolo di studio (oggi un 100/100 preso a Catania ha lo stesso valore
di un 100/100 preso a Milano) in modo che prevalente sia la scuola di
provenienza, cosicchè in un concorso pubblico, ma anche in una azienda,
la scelta venga fatta sul timbro col nome dell'istituto che campeggia
sopra l'attestato di studio e non sul voto. Concorrenze fra
scuole per raggiungere il primo posto e concorrenze fra docenti per
essere arruolati nella scuola con più medaglie, oscar e pure con
più salario disponibile per loro.
La cordata per raggiungere la cima è troppo lunga e bisogna tagliare le
pesantezze, i titoli cioè che le ultime scuole rilasciano a parità
delle migliori e che dunque ultime dovranno rimanere, insieme con
gli alunni soprattutto se provengono da ambienti disagiati, dalle
periferie e dai paesini dell'interno. La concorrenza del resto è
concorrenza e i presidi con le scuole saranno come i segugi:
inseguiranno i professori migliori attratti dall'odore
inconfondibile del loro sapere.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org