I tanti
ricercatori che, con la nomina di Francesco Profumo alla guida del
Ministero dell’Istruzione, speravano nel reclutamento come professori
associati, con l’arrivo del nuovo anno, hanno visto sparire di colpo
tale opportunità.
A denunciare la situazione è l’associazione Rete 29 Aprile, cui
aderiscono molti ricercatori delle università italiane, con una nota
pubblicata sul loro sito (http://www.rete29aprile.it), puntando il dito
contro il tanto atteso “piano straordinario di reclutamento dei
professori associati”, in realtà mai messo in atto.
Il suddetto “piano straordinario” prevedeva il reclutamento di
professori associati, per coprire le cattedre lasciate vacanti dai
professori andati in pensione,
tramite:
a) L’abilitazione nazionale a professore associato per i
ricercatori in servizio nonché per gli studiosi comunque disponibili
sul mercato (una tornata prevista «inderogabilmente» ogni anno: la
prima doveva partire già nel corso del 2011 ma, se tutto va bene, se ne
parla alla fine del 2012);
b) I concorsi per i ricercatori a tempo determinato di «tipo B» (la
cosiddetta tenure track introdotta dalla legge Gelmini: dopo tre anni
come ricercatori si può essere chiamati professori associati, a patto
ovviamente di conseguire l’abilitazione nazionale)
In previsione di queste assunzioni, gli Atenei avevano previsto la
creazione di un tesoretto di: 13 milioni per il 2011, 78 milioni per il
2012 e 173 milioni per il 2013.
In realtà, né l’abilitazione nazionale né i concorsi sono mai partiti,
sollevando malumore tra le fila dei ricercatori e una domanda più che
legittima “In che modo saranno coperte le cattedre lasciate vacanti?”.
La risposta è arrivata il 29 dicembre, dallo stesso Ministro Profumo,
tramite un decreto, già ribattezzato dalla Rete “Golpe di capodanno”,
inviato a tutti i rettori per definire i criteri di assegnazione delle
cattedre Ateneo per Ateneo, sbugiardando quanto previsto dal “piano
straordinario”.
Tale decreto stabilisce che con i soldi accantonati, inizialmente
previsti per assumere i ricercatori abilitati con le nuove regole,
saranno promossi i ricercatori già in possesso dell’idoneità a
professore associato, ottenuta secondo le vecchie regole, negli anni
2008-2009. Una volta esaurita la lista dei ricercatori abilitati, non
essendo stati promossi nuovi concorsi, saranno assunti professori
dall’estero o, ancora, trasferiti docenti già in servizio, da un Ateneo
in crisi, quindi impossibilitato ad assumere, a un Ateneo, cosiddetto,
sano.
Inoltre, anche nel caso in cui fosse attuato il “piano straordinario di
reclutamento dei professori associati”, gli Atenei che sforano il tetto
del 90% delle risorse fornite dallo Stato, per il pagamento degli
stipendi, si troverebbero nell’impossibilità di assumere nuovi
professori. Tutto ciò è l’esatto contrario dell’applicazione di quella
meritocrazia tanto decantata dal Ministro Profumo, infatti, secondo la
Rete, “le colpe degli incauti amministratori di alcuni atenei,
ricadranno su coloro che non hanno avuto alcuna possibilità di
controllo sulla variabile contabile”.
Si avrà così che l’irresponsabilità degli amministratori graverà
completamente sulle spalle dei ricercatori, che si vedranno precludere
possibilità di carriera, mettendo da parte il merito scientifico
individuale premiando l’appartenenza a un Ateneo con i conti in regola.
Inoltre, conclude la Rete, “quelle decine di milioni sono state
accantonate per la promozione dei ricercatori … non per favorire la
mobilità dei professori in servizio in Italia e altrove”, un vero e
proprio scippo, che potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo inverno
caldo dei ricercatori italiani.
Francesco Pandolfi
(da
http://www.controcampus.it)
redazione@aetnanet.org