Sono state
proclamate dal , Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente (SISA) “due
giornate intere di sciopero per il 9 e 10 gennaio 2012 per tutto il
personale a tempo indeterminato e determinato o con contratti atipici,
anche co.co.co., docente ed Ata, impiegati presso il Miur delle scuole
e degli istituti o nei servizi esternalizzati e all’estero”
Che senso ha tale manifestazione dopo 17 giorni di vacanza e per
di più nei primi giorni di scuola ?
Quale immagine di serietà e di lavoro professionale la scuola
presenta all’utenza.?
Cosa rispondere ai Genitori che vedono in tale operazione un
ulteriore allungamento delle giornate di vacanza per i professori e poi
si constata che coloro che scioperano sono pochissime unità e gli
altri beneficiano del caos psicologico che la comunicazione dello
sciopero ha determinato?
Fanno quindi bene, coloro che hanno la possibilità
economica a scegliere la scuola privata seria, dove si studia
tutti i giorni e non ci sono interruzioni di scioperi ed assemblee.
E’ questo il modo di sostenere la scuola pubblica?
Dicono bene tutti coloro che sostengono che la causa dei mali della
scuola italiana sono proprio i sindacati e le leggi che li proteggono e
che nessuno vuole modificare.
Perché non rendere obbligatoria l’adesione preventiva allo sciopero
così da limitare la sospensione delle lezioni soltanto per le classi
interessate, invece di dover dare delle comunicazioni generiche
erga omnes creando scompiglio e disordine senza alcuna efficacia?.
A tutti questi interrogativi si aggiunge il buon senso e la
riflessione sul difficile momento storico ed economico che lo
Stato e la scuola italiana sta vivendo.
Lo sciopero è certamente espressione di un disagio nei confronti del
Governo, ma credo che occorra prima parlare con gli interlocutori
preposti alla soluzione dei problemi e pare che solo da pochi
giorni il nuovo Ministro ha intrapreso il dialogo con i Sindacati.
A cosa serve questo sciopero se non sono chiare le questioni e le
possibili risoluzioni da adottare ?
Il reclamare diritti e pretese che il momento storico ed economico non
consente è solo tempo perso e arreca danno all’intero comparto scuola,
personale che non intende subire ulteriori decurtazione di stipendio e
studenti che hanno il diritto di un servizio scolastico regolare.
Proporre, invece, iniziative e interventi legislativi e normativi per
rispondere ai reali bisogni della scuola italiana è una strada da
seguire, operando innanzitutto i passaggi necessari ed opportuni,
e prospettando soluzioni possibili e non soltanto sterili e generiche
denunce e lamentele.
Chi vuol bene veramente la scuola si rende conto di quanti errori si
commettono ogni giorno e quel che è grave sta nel fatto che tutti
li vedono, in teoria sono anche d’accordo, ma nessuno
interviene per modificare l’elefantiaco sistema sindacale.
Giuseppe Adernò
Asasi Catania