Signor Ministro
“Tecnico”,
i docenti precari della Scuola Pubblica italiana, che ha promosso le
pari opportunità, diffuso il senso di appartenenza ad un'unica
compagine nazionale e favorito la mobilità sociale, benefìci non a caso
quasi del tutto scomparsi da quando la Scuola ha iniziato ad essere il
privilegiato e prioritario bersaglio di politiche punitive e
dequalificanti, culminate nella feroce umiliazione inflittale dalla
Gelmini, il più ridicolo e contestato ministro della storia della
Repubblica, tanto desolatamente ignorante quanto protervamente saccente
e antidialettica, sono stati oggetto di una campagna di diffamazione
invereconda e astiosa, intensificatasi negli ultimi anni di tagli
feroci e mutilanti (la Legge 133/2008 ha sottratto 8 miliardi di
risorse e falcidiato140.000 posti di lavoro). Tale campagna è stata
artatamente orchestrata allo scopo di motivare l'erosione delle risorse
destinate all'istruzione pubblica, a tutto vantaggio delle scuole
confessionali e private, lautamente e anticostituzionalmente finanziate
a
tutt'oggi.
Per suscitare odio e disprezzo verso la figura del docente, unico
e odiato agente propugnatore del pensiero critico in un momento
regressivo e recessivo che pretende appiattimento conformista,
semplicismo ottundente e ottuso assenso a una politica degenerata e
prostituita, è stato ripetutamente e violentemente denunciato che i
docenti avrebbero utilizzato la scuola come "ammortizzatore sociale",
"parcheggiandosi" nelle graduatorie proprio come i presunti
"bamboccioni" si parcheggerebbero all'Università per godere più a lungo
della comoda condizione di "mantenuti di belle speranze", eludendo
l'assunzione delle gravi responsabilità sociali che le passate
generazioni erano in grado, chissà per quale miracolo (emulazione
produttiva e feconda della virile tempra dell'indimenticato duce?), di
fronteggiare prima dei trenta. Docenti e studenti sono stati accomunati
in una sola reietta e repellente massa infingarda e infida di
nullafacenti (manco a dirlo comunisti, ovviamente!), una sorta di
"riserva" antropologica stupefacentemente sopravvissuta al deleterio ed
esiziale ventennio 1960-1980, apportatore di "mostruosità"
destabilizzanti e deplorevoli quali l'emancipazione femminile e lo
Statuto dei lavoratori, che il patetico ministro Sacconi, messo alla
berlina perfino dal suo uditorio ultracattolico, ancora demonizzava
pochi mesi fa, rimpiangendo i tempi in cui Berta, tacendo, filava e la
casta, tacitamente, rubava .
A chi ancora è in grado di ragionare, però, non è sfuggito e non poteva
sfuggire, dal momento che si tratta di un semplice sillogismo, che non
è chi nell'ammortizzatore si rifugia ad averne bisogno o a richiederlo,
ma è la politica che ha avuto ed ha tuttora interesse ad additare alle
masse scontente e scolarizzate che premono sui suoi privilegi un
qualsivoglia ammortizzatore, allo scopo di blandirle, placarle e
convogliarne in modo clientelare i consensi e i voti! Il prius,
la forza da cui origina il meccanismo riequilibrante
dell'ammortizzazione, insomma, non può risiedere in chi ne è spesso
inconsapevolmente e ingannevolmente attratto, ma solo nei poteri che lo
promuovono e attivano come valvola di sfogo ad una condizione di
disagio sociale generata, molto spesso, dal blocco dei destini
professionali di tantissimi diplomati e laureati. L'Italia, infatti, si
sa, è paese di famiglie e di figli di famiglia che vengono cooptati su
base gentilizia in un collaudato e inscalfibile sistema che tiene
economia, innovazione e cultura ai ceppi di partenza.
Molti dei suoi attuali collaboratori, Signor Ministro, quegli stessi
che Le hanno suggerito di lanciare l'assurda e risibile proposta di un
bel concorsone "ammortizzante" e accalappia-consensi come non se ne
dovevano vedere più, visto che i percorsi abilitanti alternativi erano
stati studiati proprio per eliminare le discriminazioni e le illegalità
patenti che tale procedura ha sempre generato, nonché per introdurre,
nella formazione dei docenti, una riflessione sul metodo di
insegnamento e sulle teorie pedagogiche più accreditate, sono gli
stessi individui che hanno usato finora il vieto e mistificatorio
argomento della scuola intesa come "ammortizzatore" per giustificare il
licenziamento di massa attuato dalla Gelmini!
Questi fraudolenti consiglieri hanno dipinto finora i precari come una
neghittosa palude in cui la Scuola sarebbe affondata, laddove le vere
sabbie mobili del sistema-scuola vanno individuate nel depotenziamento
della didattica (ore e ore di materie portanti e di laboratorio
"tagliate" in tutti gli ordini di scuola!), nell'esautoramento del
corpo docente e nella aziendalizzazione della scuola, sempre più
ridotta a diplomificio dall'esigenza di trattenere il numero di
"clienti" necessario a garantirne la sussistenza! I precari sono in
realtà plurititolati e pluriabilitati docenti in attesa perenne di
un'assunzione rimandata di anno in anno, nonostante i pensionamenti e
l'aumento delle iscrizioni; sono professionisti che accettano
condizioni anche estreme di lavoro, che garantiscono anno dopo anno la
continuità didattica con abnegazione e sacrificio, che subiscono
contraccolpi notevoli, a livello psicologico, economico e familiare,
per la loro condizione di perenne instabilità e che vengono poi espulsi
dal sistema a giugno. Lo Stato alimenta un forsennato turn-over e
preferisce lasciare aperte piaghe come la dispersione piuttosto che
pagare due mensilità in più a docenti che percepiscono gli stipendi più
bassi d'Europa!
Le ultime assunzioni, estorte con una lotta triennale condotta
autonomamente dai precari autorganizzati e traditi da tutte le sigle
dei sindacati confederali, sono avvenute a costo del blocco degli
scatti stipendiali...
Anche sulla necessità dello "svecchiamento" del corpo docente i precari
si dichiarano sbigottiti e sconcertati dalle Sue a dir poco
semplicistiche dichiarazioni. Quali sarebbero i parametri che
consentirebbero di riconoscere inconfutabilmente la "giovinezza",
ovvero la "modernità" di un pensiero o di un approccio didattico, di
grazia, Signor Ministro? O dobbiamo pensare che Lei sia così credulo e
povero in ispirito da ritenere che il solo fatto di avere un'età
compresa tra i 20 e i 30 anni costituisca di per sé la garanzia di una
superiore freschezza e di un maggiore "dinamismo" pedagogico? Se poi è
vero che la gioventù è di per sé un "valore" e non un semplice "stato",
come mai si lasciano i giovani studenti e ricercatori senza mezzi di
promozione e senza speranze occupazionali? Come mai, dal 2008, si
dialoga coi tanto amati giovani solo facendo fischiare i manganelli
nelle piazze? Ancora: come mai lo stesso criterio (pre)selettivo non
viene né (ci scommettiamo il posto!) verrà mai applicato ai deputati,
la cui età media supera abbondantemente i 50 anni? Non meritano, forse,
i cittadini italiani, uno "svecchiamento" della politica? E che ne è,
che ne sarà, infine, di quella famosa "esperienza sul campo" maturata
negli anni e millantata come suprema dote del docente paradigmatico di
volta in volta plasmato dai corvi di ministri che non hanno mai messo
piede in un'aula, che speculano sulla pelle degli studenti e che
pontificano senza nulla sapere dell'interazione docente-discente e
degli strumenti che essa richiede?
Di fronte alla schizofrenia di un potere che tratta la scuola da
ammortizzatore ma vuole attribuire tale colpa a chi non ha speranza di
sbocco lavorativo; che inneggia alla gioventù quando si tratta di
marginalizzare una generazione scomoda ma nei fatti penalizza i giovani
in ogni settore e ne censura la voce; che fa criminalmente balenare la
prospettiva di abilitazioni o assunzioni a migliaia tacendo che nella
scuola si è consumato il più grande licenziamento di massa della storia
italiana (pari a 24 stabilimenti FIAT) e che ci sono docenti di ruolo
in "esubero", a causa dei tagli selvaggi e degli accorpamenti, dei
quali attualmente si postula la riconversione forzata, perché rischiano
di restare senza lavoro, i precari esprimono la loro indignazione più
profonda e pretendono il rispetto della realtà dei fatti e una politica
volta alla stabilizzazione doverosa e improcrastinabile delle loro
posizioni, propedeutica a qualsivoglia discorso di reclutamento futuro.
Annunciano altresì una campagna di controinformazione atta a demolire
le false speranze destate dalla notizia meramente propagandistica di un
inutile, ennesimo, farraginoso maxiconcorso, che non farebbe altro che
allungare la lista dei disperati e degli esasperati, con ricadute
ancora più gravi sulla già devastata scuola pubblica, e una durissima
battaglia, che condurranno in ogni forma e in ogni sede, per la difesa
di un lavoro che hanno scelto per passione, un lavoro che mantiene
perennemente giovani lo spirito e l'intelletto, perché insegnare è
creare significati insieme e non validare il nonsenso dei
pregiudizi.
(da insiemeunaltrascuola@googlegroups.com)
Marcella Raiola
(Coordinamento precari Scuola Napoli)