Una sola
domanda secca ormai permea la scuola, dopo gli anni epocali della
Gelmini: quali cambiamenti apporterà il nuovo ministro della
istruzione, Francesco Profumo? Da una prima analisi delle sue
sporadiche dichiarazioni sembra di capire che tutto rimarrà immutato,
non solo all'Università, per la cui riforma sarebbe stato fra i più
vicini consiglieri della ex ministra, ma anche per la scuola i cui
tagli lineari, con la scusa del riordino, non hanno precedenti né
sull'aspetto occupazionale né sul versante della cultura. Un danno che
Profumo non potrà curare, posto che lo volesse, perchè le casse sono
vuote e già fatica a trovare qualche spicciolo per mettere a norma i
molti edifici fatiscenti e super affollati. “Oliare il sistema”, dice
Valentina Aprea, presidente della commissione cultura, spiegando le
poche parole pronunciate da Profumo, “significa che occorre proseguire
nell’attuazione di quanto messo a punto sinora, individuando punti di
forza e di debolezza, rafforzando i primi e superando i secondi”. Anche
se non si capisce quali siano gli uni e quali gli altri, l'attesa
sarebbe di pensare alle nuove forme di reclutamento e alla
stabilizzazione dei precari storici che finora sono stati solo
buggerati dallo Stato che di loro si è servito come un padrone.
E con ogni probabilità questi ultimi tali rimarranno, con contentini e
promesse, mentre i tirocini formativi attivi (Tfa) rischiano di
trasformarsi in una nuova forma di finanziamento extra alle Università,
qualora non venissero attivati esclusivamente per quelle classi di
concorso già esaurite. E per i neo laureati? Qualcuno provvederà,
forse, nonostante l'età media dei nostri docenti sia la più vecchia
d'Europa, con l'operazione 50%: una metà dei posti a loro e l'altra ai
precari, e quindi una prospettiva occupazione senza fine. Chi aveva
sperato in meglio può rassegnarsi, mentre è probabile che Profumo
procederà sul sistema di valutazione dei docenti e delle scuole con
delle lievi modifiche rispetto a quello già sperimentato l'anno scorso,
soprattutto per non venire meno agli impegni assunti con la lettera
spedita all'Europa dall'ex governo. Una premialità fittizia e che non
recupererà nemmeno la proposta, interessante, sul nuovo stato giuridico
dei professori che da anni giace in Parlamento, ma che per attuarla
occorrono soldi, proprio quelli che mancano. Quale futuro dunque per la
scuola? Garantire l'esistente in attesa di tempi migliori, mentre
le ricerche e le innovazioni si spostano al di là della grande
Muraglia, che non è proprio una novità.
Pasquale Almirante
(da La Sicilia del
18/12/2011)