«La
riforma Gelmini non si cambia, bisogna solo oliare il sistema»: così il
ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, si è espresso ieri,
illustrando, in estrema sintesi, le linee programmatiche della sua
azione di governo. Resta da capire come tali linee si dispiegheranno
nella concretezza dei temi all’ordine del giorno. Valentina Aprea,
Presidente della VII Commissione Cultura della Camera, interpellata da
ilSussidiario.net, spiega come vanno interpretate le parole del
ministro. «Nel caso della riforma dell’Università, bisogna ricordare
che il professor Profumo ne è stato uno dei promotori e che da rettore
del Politecnico di Torino, che è una delle eccellenze italiane, è
sempre stato consultato in merito al suo impianto, di cui ha contributo
fattivamente a impostare i
principi».
Alcuni suoi suggerimenti si sono tradotti in
pratica. «L’Ateneo torinese, oltre ad esser sempre stato tra i più
attivi nella ricerca, è stato il primo a sperimentare le fondazioni e
la chiamata dei professori dall’estero, una serie di misure
pioneristiche divenute in seguito parte integrante della riforma». Non
solo: «la sintonia tra Profumo e la Gelmini, del resto, è testimoniata
dal fatto che è stato proprio l’ex ministro e indicarlo per la
presidenza del Cnr». Veniamo alla riforma della scuola: «al di là della
riforma degli ordinamenti – continua Aprea –, ormai consolidati e in
via di attuazione, le innovazioni con cui si stava confrontando la
Gelmini credo siano pienamente condivise dal ministro. Si parla,
infatti, di valutazione, qualità ed eccellenza». Il ministro ha anche
detto che bisogna oliare il sistema. «Significa – spiega l’onorevole –
che occorre proseguire nell’attuazione di quanto messo a punto sinora,
individuando punti di forza e di debolezza, rafforzando i primi e
superando i secondi. Mi auguro, ad esempio, che con il ministro si
possa riprendere velocemente la questione del reclutamento e dello
stato giuridico dei docenti nell’ottica di rafforzamento
dell’autonomia. E che si superino le vecchie logiche del secolo scorso,
che parlavano di gestione burocratica della docenza italiana e di una
governance decisamente più centralizzata».
In ogni caso, «come Commissione – conclude Aprea –, abbiamo deciso di
udire il ministro sulle sue linee programmatiche a gennaio, per
verificare, alla prova dei fatti, le azioni che intende effettivamente
promuovere». (da http://www.ilsussidiario.net)
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