“La scuola entri
a pieno titolo nell’innovazione del sistema Paese, adeguandosi alle
esigenze educative delle nuove generazioni di studenti che ci chiedono
competenze digitali, linguistiche, organizzative e logiche all’insegna
della massima flessibilità cognitiva. Una sfida che questo Governo ha
intenzione di intraprendere”. Parola del nuovo ministro all’istruzione
Francesco Profumo. Le affermazioni del nuovo inquilino del Miur sono
necessarie e vanno confrontate con qualche dato. Qual è la cultura
media dei docenti? Come sono percepiti i media e in modo particolare il
web?
Il Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) nell’aprile 2010
ha presentato a Milano con l’Irer (Istituto regionale di ricerca della
Lombardia) il rapporto “Media education nella scuola di base della
Lombardia” andando a indagare proprio in merito alle competenze degli
insegnanti e degli allievi. Va detto subito che dal campione scelto
(271 scuole, 1185 insegnanti) è emersa una classe docente vecchia: il
35,2% ha un’età tra i 36 e i 45 anni; il 30,9 tra i 36 e i 45 anni e il
17,8% ha oltre 55 anni. Solo il 16% ha tra i 25 e i 35 anni. Un dato in
linea con quello nazionale dove il quadro elaborato da Tuttoscuola nel
secondo rapporto sulla qualità descrive il corpo degli insegnanti
italiani come il più anziano d’Europa. Poco più della metà dei docenti
analizzati dal Corecom ritiene la propria preparazione nel campo della
media education adeguata ma il 31,5% la considera appena sufficiente.
Solo il 12,2 % afferma di averla buona.
Una fotografia che va di pari passo con il fatto che solo il 39,9%
naviga sul web nel tempo libero preferendo a internet la lettura di un
libro o peggio guardare la televisione.
Nella scuola primaria c’è una vera e propria difficoltà ad integrare
Internet nella didattica: un problema dovuto principalmente proprio
alla mancanza di competenze. Per molti insegnanti i media sono un
rischio: il 73,2 % ha risposto alle domande dell’indagine affermando
che internet riduce le attività di gioco libero e motorio e il 47,7 che
promuovono stili di vita materialisti e consumisti. Un ultimo aspetto
da considerare è molto pratico: al di là delle lim (lavagne
interattive, ndr) che non ovunque sono arrivate, vi sono nelle nostre
scuole i laboratori di informatica? E ancora che computer abbiamo? La
presenza delle condizioni strutturali sembra esserci dal momento che il
98,8 % ha un’aula informatica o multimediale.
Dai dati rilevati da Tuttoscuola risulta che nel primo ciclo vi sono in
media 13 pc per ogni plesso. Un primato, tra l’altro, ce l’ha la Puglia
nella classifica delle province maggiormente dotate di tecnologie
didattiche. Una precisazione dettata dall’esperienza che va oltre i
numeri è comunque necessaria: spesso le scuole, soprattutto nella
primaria, riescono ad avere questi pc grazie a qualche genitore o a
qualche ditta. Ho insegnato in scuole dove l’aula informatica era un
ammasso di computer donati da qualche azienda che aveva reinvestito in
nuove apparecchiature.
Insomma, la scuola, troppo spesso, è una sorta di discarica (da Il
Fatto Quotidiano)
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