Quanto fosse
ultra-liberista il governo Monti, e la manovraccia che ci avrebbe
imposto, era chiaro fin dalla investitura fatta da Re Giorgio
(Napolitano). Per questo il 17 novembre abbiamo invitato, con la Cub, a
scioperare, portando in piazza insieme agli studenti circa centomila
manifestanti per sfiduciarlo immediatamente. Ma la soddisfazione
generalizzata per la caduta di Berlusconi, le illusioni, fomentate dai
massmedia, sui poteri salvifici di Monti, il sostegno trasversale delle
caste politiche, l’acquiescienza di Cgil, Cisl e Uil hanno finora
impedito che quella sfiducia di piazza avesse un seguito rilevante.
E così Monti ha potuto agire varando una patrimoniale alla rovescia,
applicata ai residui redditi e diritti di milioni di salariati e ceti
medi impoveriti: e non ai ricchi, ai grandi patrimoni, alle rendite
finanziarie, agli evasori, alla casta politica, ai corrotti. La
maggiore violenza il governo bipartisan la esercita contro le pensioni
colpendo ancora una volta i più deboli, con lavoratori sfruttati fin da
giovanissimi in attività usuranti che dovranno raggiungere i 42 anni di
contributi (le donne 41, ma per tutti/e va aggiunto un anno prima
di ricevere la pensione); con il passaggio al contributivo per tutti/e,
un furto di decine o centinaia di migliaia di euro; con la sparizione
dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni da 1000 euro in su.
Ma anche la nuova ICI colpirà tanti lavoratori/trici a basso reddito,
proprietari di una casa che spesso non hanno ancora pagato, mentre
l’aumento di 2 punti dell’IVA deruberà ulteriormente settori popolari
già spremuti fino all’osso.
La vera “patrimoniale” è invece sparita, insieme all’aumento dell’IRPEF
per i redditi alti: e non pagheranno niente le banche, la grande
finanza, gli squali redditieri, gli evasori che derubano le casse
pubbliche di circa 300 miliardi l’anno, le caste del capitalismo di
Stato, la cui corruzione nelle strutture istituzionali dilapida almeno
200 miliardi annui.
Mentre centrodestra e centrosinistra sottoscrivono, Cgil, Cisl e Uil,
tagliate fuori malgrado avessero accettato con calore Monti,
hanno dato segni di vita, ma evitando di arrivare ad un vero sciopero
generale, per il timore di effetti importanti sul quadro politico e non
sollecitando una forte mobilitazione popolare. Lo sciopero,
assurdamente frammentato, vedrà in campo il 12 dicembre solo la parte
del lavoro privato su cui non grava la legge 146 antisciopero, e il 19
il Pubblico Impiego senza la scuola (solo una ora, insignificante nel
contesto): e sopratutto la piattaforma degli scioperi non respinge
l’intera manovraccia ma chiede alcuni ritocchi che non ne
cambierebbero la natura antipopolare.
Pur tuttavia il 12 dicembre può essere comunque una giornata di
mobilitazione. che spetta anche a noi potenziare il più possibile.
Perciò i COBAS hanno convocato (come anche la Fiom) lo sciopero
dell’intera giornata dei metalmeccanici e scioperi articolati a livello
locale in altri settori del lavoro privato. Nel pomeriggio del 12,
nelle principali città manifesteremo insieme anche a quei
lavoratori/trici del Pubblico Impiego e della scuola che non potranno
scioperare. In particolare a Roma l’appuntamento per tutti/e sarà a
Piazza del Pantheon (ore 16). Presidi e sit-in poi proseguiranno (a
Roma davanti alla Camera e al Senato) nei giorni seguenti in
contemporanea con le votazioni in Aula.
NO ALLA MANOVRACCIA, LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI
CI SI ARRICCHISCE
Piero Bernocchi
portavoce nazionale COBAS