Caro Eugenio
Scalfari, non sorprenderti se scrivo – dalle pagine de Il Fatto
Quotidiano – una lettera aperta. Ho dedicato alcuni anni della mia vita
alla lettura e allo studio dei tuoi libri. Ho avuto la possibilità di
conoscerti, di dialogare, di sentire – con piacere – l’affetto della
tua amicizia. Ho pubblicato Eugenio Scalfari e il suo tempo, e sto
curando il Meridiano delle sue opere per Mondadori. Perché scrivo?
Innanzitutto perché avverto qualcosa di strano nelle conclusioni
dell’editoriale di Repubblica del 27 novembre 2011. Si parla del
governo istituzionale di Mario Monti: “Chi non capisce che esso non
confisca affatto la democrazia e non umilia affatto il Parlamento, al
quale anzi affida piena centralità – scrivi – chi non capisce queste
lapalissiane verità è in palese malafede oppure mi permetto di dire che
è un perfetto imbecille”. Non va bene. L’intellettuale che ho
apprezzato leggendo Alla ricerca della morale perduta (Rizzoli, 1995),
non può aver pensato davvero che quanti usano una chiave ermeneutica
diversa dalla sua, siano “perfetti imbecilli”.
NON IGNORI certo il Principe dei Lumi, col quale–amabilmente –
dialoghi: “In verità, signor de Voltaire, nessuno più di voi si è
battuto perché la tolleranza diventasse un valore” (p. 100). La
tolleranza, appunto. Dunque, perché negare – con una sola frase –
decenni di dibattiti sul pluralismo delle idee? Penso (anche) al
“Dibattito sul laicismo”, da te avviato nel 2005. Capisco la fiducia a
un governo nato per uscire dalla crisi, per rimettere i conti in
ordine, per liberarci dalle macerie del berlusconismo. Giusto. Ma è
possibile porre domande – caro Eugenio – o, avendo criticato
Berlusconi, dobbiamo accettare “tutto” del professore Monti?
E allora, andiamo alla sostanza: cosa dicono – al di là dello stile –
le prime mosse del neo Presidente? Il suo governo chiude per davvero
col berlusconismo, o ne rappresenta la continuità in settori chiave e
nell'impianto generale? La scuola. Insegno Filosofia e ho vissuto da
vicino, a Roma, le contestazioni studentesche al ministro Gelmini, il
rifiuto di una politica che ha spostato denaro (troppo denaro) verso le
scuole private, deprimendo le pubbliche di ogni ordine e grado. Cambia
qualcosa col nuovo ministro? Non cambia assolutamente nulla. Risulta
che Mario Monti abbia sostenuto la Gelmini e il ministro Profumo sia
legato alla Cei e al Cardinal Bagnasco. C'è piena continuità. Possiamo
non dirlo? Di più: come neoministro della Difesa abbiamo un ammiraglio,
Giampaolo Di Paola, da tempo ai piani alti della Nato. Cosa possiamo
aspettarci? Autonomia e indipendenza rispetto alle decisioni di
Washington? Direi proprio di no. D'altronde, Monti non pensa a
riduzioni delle spese militari: per ridurre il debito, colpisce il ceto
medio. Dobbiamo stare allegri? Eancora: avevamo proprio bisogno – dopo
Berlusconi – del nuovo conflitto d'interessi di Corrado Passera? Il
neoministro dovrebbe tutelare l'interesse generale, contro la
speculazione dei poteri forti e delle banche: è l'uomo giusto, avendo
guidato per anni Banca Intesa? Sono temi noti, sui quali anche chi
apprezza – come me – la statura intellettuale di Monti e “tifa” per il
nuovo governo, manifesta delle perplessità.
QUANTO AL tema sollevato da Visentini, sul governo tecnico (che in
realtà è politico), sono d’accordo: non c’è nessun golpe e nessuna
violazione della democrazia. Tutto avviene dentro i paletti stabiliti
dalla Costituzione. Ma questo – credimi – lo sanno anche i critici, da
sinistra, del governo Monti. È una posizione che mi interessa, mi
attrae (la critica da sinistra a Monti): non si nega la
costituzionalità del governo in carica, se ne misura il valore – in
termini di giustizia sociale – dalle scelte che compie. Se l’equità e
la giustizia sociale hanno qualcosa a che fare con la democrazia,
allora siamo chiamati a giudicare il tasso d’attenzione al demos che le
misure del governo contengono. Da una prima lettura non mi sembra che
ci sia equità. Troppi sacrifici per i poveri, pochi per i ricchi,
esenzioni per il Vaticano. Hanno ragione Cgil Cisl e Uil, pagano sempre
gli stessi. Tu scrivi che ci sarà un secondo tempo. Vedremo. Intanto
Monti da Vespa – come dice qualcuno – somigliava a Forlani. Possiamo
stare tranquilli? Si può non essere d’accordo con questa lettura.
Giusto. Ma senza ostracizzarla con parole forti. Il rischio è difendere
una presunta “verità assoluta”. Per un intellettuale come te che ha
esaltato, anche di recente (“Per l’alto mare aperto”, cap. II “Nelle
terre di Montaigne”), il valore del relativismo è peggio di un delitto.
È un errore. Infine, una domanda: il governo Monti saprà opporsi alla
linea “Merkel-Sarkozy”? Su questo ho le stesse perplessità di
BarbaraSpinelli: “Dicono di voler salvare l’Europa, ma in realtà la
stanno affossando”. È uno sguardo problematico, su uno dei momenti più
difficili della recente storia d’Italia e d’Europa: l’unico che – nella
situazione data – mi sembra giustificabile.
(di Angelo Cannatà da Il Fatto Quotidiano)
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