Era stata
una delle tante decisioni del ministro Mariastella Gelmini che avevano
mandato su tutte le furie gli insegnanti. Uno stipendio in più ai
professori giudicati migliori dai loro colleghi, una sperimentazione
partita a fatica viste le tantissime scuole che avevano detto no.
Ma adesso viene fuori che lì dove il meccanismo è stato provato i
risultati sono stati buoni, tutto sommato condivisi. Ogni 10 insegnanti premiati 7 sono stati
votati all' unanimità dalla commissione, composta dal preside più due
docenti eletti. E la lista dei vincitori è stata promossa anche
all' esterno: nella maggioranza delle scuole le persone che hanno
giudicato corretti quei nomi sono state più numerose di chi invece li
ha considerati
sbagliati.
Un ok arrivato nell' 87% delle scuole per i genitori, nel
75% per gli studenti, nel 61% per i docenti. Non era scontato, perché
uno stipendio in più non è poco per le magre buste paga degli
insegnanti italiani, per di più in tempo di crisi. E perché un
meccanismo del genere, la cosiddetta reputazione professionale,
alimenterebbe invidie, sospetti e feroci vendette in ogni luogo di
lavoro. I risultati della sperimentazione sono stati analizzati dalla
Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo insieme all'
associazione TreLLLe che da anni si occupano di educazione. E il
corposo rapporto sarà presentato oggi a Roma al nuovo ministro dell'
Istruzione Francesco Profumo, che dovrà decidere se archiviare il
progetto oppure ripeterlo ed eventualmente ampliarlo, visto che l' anno
scorso ha riguardato solo 33 scuole. Ma se il giudizio complessivo è
buono, alcune cose non hanno funzionato. «È frequente l' opinione che
esistano altri insegnanti meritevoli tra i non premiati» si legge ad
esempio nel rapporto. Per questo Fondazione per la scuola e TreLLLe
propongono di ripetere la sperimentazione nell' anno scolastico in
corso ma con alcune modifiche. Il premio dovrebbe diventare più
corposo: non una semplice una tantum ma almeno due stipendi da ripetere
per tre anni di seguito. Lasciando però le scuole libere di partecipare
oppure no, magari informandole di più e sperando di raccogliere un
maggior numero di adesioni. Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it
Salvia Lorenzo (da Corriere della Sera)
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