Ma questo metodo
del ministero dell’Istruzione per valutare i prof funziona oppure no?
Gli esperti consultati da viale Trastevere - la Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo e Treellle - hanno risposto di sì,
funziona: si può andare avanti.
Era stato l’ex-ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a
introdurre un progetto pilota sugli insegnanti. Fra mille resistenze, e
dopo una sonora bocciatura iniziale, l’esperimento era partito in 33
scuole di tre regioni: Piemonte, Lombardia e Campania.
Alla fine dello scorso anno scolastico erano stati individuati i prof
da premiare ma il ministero aveva affidato alle due fondazioni il
compito di redigere un Rapporto sull’efficacia del metodo usato che
tenesse conto di tutte le critiche e i suggerimenti delle scuole.
Il risultato è decisamente positivo per il ministero, sostengono le due
fondazioni e lo diranno stamattina al nuovo ministro Francesco Profumo
nel presentare il loro studio nella sede del Cnr di
Roma.
Il progetto del Miur «ha individuato un metodo diverso e originale
rispetto a quelli tradizionali, a tutt’oggi poco sperimentato. Anche
questo metodo non è una bacchetta magica e non è esente da problemi e
controindicazioni. Ma alla luce delle riflessioni teoriche sulla
questione e nei limiti delle evidenze empiriche rilevate, lascia ben
sperare e quindi merita di essere considerato, per ora almeno in via
sperimentale», è il giudizio contenuto nel rapporto.
Non solo. La valutazione voluta dal ministero ha «intercettato un
desiderio diffuso tra gli insegnanti di vedere riconosciuta la loro
professionalità e comunque l’apprezzamento per essere stati messi al
centro dell’attenzione dei loro dirigenti e colleghi, nonché di
famiglie e studenti». Insomma, al di là delle proteste di una
minoranza, i prof vogliono essere valutati dal ministero, sostengono
gli esperti.
Alcuni docenti sono stati intervistati e dalle loro parole è emerso uno
scarso apprezzamento verso il questionario di autovalutazione e il
curriculum usati per giudicarli: li hanno trovati inadeguati rispetto
al loro ruolo e alle caratteristiche del loro lavoro.
Diverso il giudizio rispetto ai premiati. A trovare errori nella lista
dei premiati è una minoranza di scuole e,
alla fine, a non meritare il premio è un insegnante su tre. Sugli
altri invece i giudizi di tutti sono concordi. «Nella maggioranza delle
scuole spiegano le fondazioni - coloro che non rilevano errori nella
lista dei premiati sono stati più numerosi di chi invece ha rilevato
errori. Questo è accaduto nell’87% delle scuole per i genitori, nel 75%
delle scuole per gli studenti e nel 61% delle scuole per i docenti.
Comunque, i giudizi negativi, oltre ad essere generalmente minoritari,
non dissentono interamente con le decisioni del nucleo: per lo più
implicano che solo un terzo dei premiati non sia meritevole. Sembra
quindi possibile ipotizzare che esista una convergenza di giudizi tra
le componenti scolastiche su almeno due terzi degli insegnanti premiati
dal nucleo, cioè, in definitiva, sul 20% dei candidati anziché sul 30%
previsto dalla sperimentazione: il metodo «Valorizza» quindi sembra
raggiungere il suo obiettivo almeno per due insegnanti premiati su tre».
Ultimo punto da chiarire per le fondazioni è l’eventuale presenza di
altri docenti che avrebbero meritato il premio. «In tutte le scuole
sembrano essere relativamente pochi i meritevoli che non si sono
candidati», rispondono gli esperti.
Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni. Innanzitutto
ripetere la sperimentazione anche in questo anno scolastico. E, poi,
erogare un premio al 20% degli insegnanti e per tre anni consecutivi,
non «una tantum». Infine, evitare di imporre l’adesione ma «offrirlo
come opportunità da cogliere solo alle scuole interessate a farlo
proprio». (da http://www3.lastampa.it di Flavia Amabile)
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