Sette italiani su
dieci non conoscono l’italiano e solo due su dieci hanno le competenze
minime” Così da dichiarato il prof. Tullio de Mauro, linguista e
già ministro della pubblica istruzione. Si registra oggi un
“analfabetismo di ritorno” e la scuola non riesce a rispondere a
tale emergenza. Le prove Invalsi e le le indagini OCSE PISA collocano
la scuola italiana in una variegata posizione e le regioni
meridionali occupano i posti al di sotto della media nazionale.
Le dieci tesi per l’educazione linguistica democratica proposte da Di
Mauro hanno avuto breve vita nella scuola italiana e le
carenze degli studenti in ortografia non sono state colmate neanche
attraverso i tanti progetti e attività aggiuntive che la scuola propone
nell’offerta formativa.
La tradizionale pedagogia linguistica si imbatte con i
nuovi alfabeti dettati dalle moderne tecnologie della
comunicazione e non essendo la scola pronta a gestire la
didattica dei nuovi linguaggi segna il passo ed i ragazzi
svolgono meccanici esercizi pratici senza
consapevolezza e responsabilità.
Anche le carenze nella comunicazione e nella lettura che vede
tanti ragazzi che si esprimono a singulti disarticolati, sono da
ricercarsi nel pianeta scuola che trova difficoltà nell’insegnare a
leggere e ad usare i nuovi linguaggi in maniera appropriata.
Nel prossimo mese di aprile un campione significativo di
quindicenni sarà coinvolto nell’indagine PISA per verificare le
competenze acquisite in italiano, matematica e scienze ed in matematica
finanziaria, in quanto ciò che la scuola insegna serve per la vita
concreta di tutti i giorni e quindi anche con le spese,
bollettini di pagamento, carte di credito, bonifici. Dagli esiti di
tale prove si registrerà il progresso della scuola italiana nel
triennio.
Anche la lettura del giornale, un tempo spazio di apprendimento, adesso
è in gran parte trascurata e poco insegnata. La difficoltà di scelta
dei giornali da leggere , il solco della non lettura che impoverisce il
linguaggio ed il vocabolario
Per migliorare e rilanciare la scuola non servono nuove riforme, ha
dichiarato il nuovo Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo
affermando : "In questa fase, non abbiamo bisogno di scrivere sulla
carta nuove riforme, ne' dobbiamo intraprendere opere di ingegneria
istituzionale. Insieme dobbiamo invece consentire alla scuola di
sviluppare le capacità di rispondere, con flessibilità e progetti
educativi più personalizzati, alle esigenze dei nostri studenti,
tenendo conto che i mezzi di comunicazione e interazione dei ragazzi
sono in continuo mutamento". Una scuola proiettata nel futuro "non può
limitarsi a un'interazione unica e statica che si estrinsechi nel
professore in cattedra e nello studente al banco di fronte". Il Paese
oggi si trova "in una particolare situazione di difficoltà- spiega
Profumo- ma sono certo che sia possibile ragionare su una nuova fase
per la scuola, che, pur mantenendo una particolare attenzione sul
fronte della spesa, sia però nella direzione del rilancio e dello
sviluppo. Scuola, università e ricerca sono presìdi fondamentali, in
una prospettiva di medio periodo per un Paese che voglia restare
protagonista e non spettatore nello scenario internazionale". Il
"rilancio e la promozione del sistema dell'istruzione e della ricerca
sono fondamentali per il riscatto del Paese e per garantire un futuro
ai nostri giovani. Parola di Ministro, e vedremo cosa succederà
nel concreto per dare ossigeno ad un malato terminale.
Certamente gli operatori scolastici , superando la crisi e la sfiducia
del momento, dovranno fare la loro parte per far risorgere la
scuola verso una nuova primavera.
Giuseppe Adernò
redazione@aetnanet.org