È persino
difficile chiamarlo un concorso quello che si è svolto ieri per
selezionare professori, bidelli e amministrativi disposti a andare a
lavorare nelle scuole all’estero. Per
svolgere due prove si è andati avanti fino alle nove e mezza di sera e
per tutto il giorno migliaia di professori sono stati tenuti ad
aspettare nella confusione più totale, rinviando di ora in ora fino a
sera l’inizio della loro prova senza alcuna certezza mentre una parte
di loro se ne stava accampata lungo la via Aurelia a Roma con un
librone in mano trafugato o ottenuto da chi aveva già finito la prova,
a tentare di studiare in poche ore migliaia di pagine. Fra i
vari momenti topici della giornata non è mancato nemmeno il mistero del librone usato effettivamente
per i test: è stato sostituito al volo o è stato usato quello
compulsato con ansia da chi era riuscito a metterci le mani sopra? Più
che altro sembrava uno dei peggiori incubi mai vissuti in un Paese che
comunque sui concorsi mal organizzati vanta una lunga esperienza.
Alle 8 di mattina tutti puntuali all’Hotel Ergife, lungo la via
Aurelia. Sono arrivate 36 mila domande, sono quasi duemila solo i prof
in attesa di iniziare la prova di francese, la prima di quattro da
tenersi nell’arco della giornata. Si dovrebbe proseguire con tedesco,
inglese e spagnolo ma nessuno ancora immagina l’odissea che li aspetta.
Mentre la commissione illustra le modalità del concorso si alzauno dei
professori presenti in aula. Si chiama Daniele, viene da Monreale ed è
molto arrabbiato. Parla a voce ferma, scandisce bene, è l’inizio della
rivolta. Pone diversi problemi: solo ora vengono a sapere di dover
trovare 40 numeri corrispondenti a 40 quesiti in un librone di 4mila
test con tutte le lingue delle prove della giornata. Solo ora sono
stati informati che vi sono anche quattro brani non inclusi nei 2 mila
test resi pubblici un mese e mezzo fa. E quindi chiede un po’ di tempo
in più dei 45 minuti previsti, almeno dieci minuti, e chiede alla
commissione di riunirsi per approvare la sua richiesta.
La commissione si rifiuta, e rifiuta anche di verbalizzare subito le
sue parole. Ma a quel punto Daniele non è più solo. Decine di prof si
alzano, altri applaudono. Alla fine la commissione chiama i
carabinieri. Daniele ed altri tre che avevano dato il via alla protesta
vengono presi da parte e la loro posizione viene messa nero su bianco.
E’ a questo punto però che si crea la vera confusione. La commissione
annuncia che la prova è stata annullata, ma una parte dei libri con i
test erano già stati distribuiti, qualcuno inizia ad aprirli. Qualcun
altro li mette in borsa. In tanti vanno via. Quando la commissione ci
ripensa e decide che la prova si terrà comunque ma a fine giornata,
molti prof sono già in strada e stanno sfogliando il librone dei test.
«È una vergogna», commenta Barbara Gizzi, 45 anni, professoressa al
liceo scientifico di Monterotondo. Barbara ha dato tutto il suo
sostegno a Daniele e agli altri tre prof ribelli. Ma ha parole dure
anche per i suoi colleghi «furbetti» che «si sono portati via i libroni
pensando di fregare il prossimo (la gente seria e onesta, che ha solo
studiato investendo tempo e denaro per questo concorso)». Li invita a
«non chiedere più ai loro studenti di non copiare durante le verifiche».
Quando è pomeriggio inoltrato nessuno sa ancora che cosa ne sarà delle
prove. Ci sono professori arrivati dall’estero come Alessandra
Centurelli che insegna italiano in Argentina. «Siamo arrivati questa
mattina in aereo a Fiumicino e siamo venuti direttamente all’Ergife –
racconta – è impossibile svolgere una prova del genere in 40 minuti, si
finisce per valutare chi è più veloce a sfogliare le pagine non chi
conosce davvero una lingua straniera». Ci sono professori arrivati da
tutt’Italia che non sanno se potranno andare a insegnare il giorno dopo
né se dovranno trovare un alloggio per la notte a Roma e soprattutto
non sanno nemmeno se ne vale la pena. La confusione è tale che quando
finalmente appare una forma di comunicazione ufficiale viene
immediatamente smentita dai fatti. E’ sera infatti quando i ministeri
degli Affari Esteri e dell’Istruzione comunica di aver saputo dalle
commissioni che le prove si terranno secondo l’ordine indicato nel
calendario pubblicato il 15 novembre. Il bilancio è molto diverso:
vengono completate due prove su quattro. Per tutti gli altri il rinvio
è a martedì. Per quel che resta della dignità il rinvio è a data da
destinarsi. (da La Stampa di Flavia Amabile)
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