In America,
dopo la crisi del’29, il Governo del presidente americano Franklin
Delano Roosevelt, fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare il
Paese dalla grande depressione realizzò il così detto New Deal
ossia un piano di riforme economiche e sociali che partiva anche
dall’utilizzo della Teoria generale di Keynes, la quale afferma che
sono giustificabili le politiche destinate a stimolare la domanda in
periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa
pubblica La "rivoluzione keynesiana", in contrasto con la teoria
economica neoclassica, ha sostenuto la necessità dell'intervento
pubblico nell'economia con misure di politica fiscale e monetaria,
qualora un’insufficiente domanda aggregata ( in macroeconomia si
definisce domanda aggregata la domanda di beni e servizi formulata da
un sistema economico nel suo complesso, in un certo periodo temporale;
come tale essa rappresenta la potenzialità di sfruttamento della
capacità produttiva globale di un certo sistema economico), non riesca
a garantire la piena occupazione.
In pratica: se non vengono acquistati, poniamo, frigoriferi e non vi è
domanda, appare piuttosto difficile che una fabbrica atta a produrli
possa restare a lungo in produzione e, in conseguenza, comincerà a
porre operai in cassa integrazione e quindi a licenziarli. Se gli
operai non lavorano la loro famiglia (ammesso che possano formarne
una), non acquista ed altre fabbriche di differenti materiali
rischieranno il fallimento. Questa idea è stata sviluppata e
formalizzata nel dopoguerra dagli economisti della scuola keynesiana.
In tal senso restano famose le buche, assolutamente inutili, fatte
scavare da operai che, altrimenti, sarebbero restati disoccupati, le
quali buche sarebbero in seguito state riempite da altri operai, allo
scopo di mantenere l’occupazione.
Sostanzialmente la spinta data ai lavoratori per mezzo degli stipendi
avrebbe permesso alle famiglie degli stessi di spendere ed aumentare la
domanda aggregata, aiutando il riavvio dell’economia.
In Italia, invece, accade l’esatto contrario: da anni si stanno
moltiplicando i licenziamenti, molta gente finisce in cassa
integrazione, mancano le assunzioni, le scuole diminuiscono di numero
ed aumentano gli allievi in classe per cui gli insegnanti ed il
personale Ata perdenti posto sbarcano altrove mentre i precari, che
lavoravano annualmente nella scuola, perdono di anno in anno questa
possibilità, anche se sono sposati e con prole. Come si può pretendere
uno sviluppo della economia in questo modo? Con Il provvedimento
che prevede il differimento del versamento di 17 punti percentuali
dell'acconto IRPEF 2011 facendo sì che ammonti all'82%, anziché al 99%.
Ma, ci prendiamo in giro?
Ciliegina sulla torta per le spese di Natale che (NON) ci
saranno, il nuovo Governo tecnico, sempre in contrasto alla teoria di
Keynes, per la prima volta in venti anni “diminuisce di 0,8 miliardi di
euro, con un calo del 2,2%, il monte tredicesime 2011″. Ci mancava
anche questa!
Grande soddisfazione delle associazioni dei consumatori Adusbef
(l'Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari, Postali,
Assicurativi) e Federconsumatori, secondo i cui calcoli per quest'anno
è previsto un calo di circa 800 milioni del monte tredicesime, pari a
35 miliardi di euro..
I presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario
Trefiletti anticipano che “Quasi l’80% delle tredicesime verrà
‘mangiato’ da tasse, mutui, bolli, canoni, rimborso di debiti
pregressi”. L’anticipiamo anche noi, senza bisogno di essere economisti
ed in conseguenza di ciò, nella migliore delle ipotesi solo il 20,2%,
dunque appena un quinto dei poveri soldini degli italiani, sarà
“destinato a risparmi, regali, viaggi, consumi alimentari”. Addio anche
al capitone di fine d’anno ed immaginiamoci poi le aragoste ed lo
champagne. Fosse anche rigorosamente italiano.
Ovviamente le due associazioni invitano il governo (assieme ai
cittadini), ad “evitare l’aumento dell’Iva e il ritorno dell’Ici sulla
prima casa”. Adusbef , Federconsumatori e noi italiani medi (l’ex
borghesia, per intenderci), prevedono sostanzialmente “un Natale
durissimo sul fronte dei consumi, destinati a calare del 6,9% perché
almeno tre famiglie su quattro taglieranno le spese per l’incerta
situazione economica”. Quando i capofamiglia, disperati, non
decideranno di tagliarsi la testa o stabilirsi sul Colosseo minacciando
suicidi vestiti da babbo Natale.
Noi cittadini ci associamo alle due associazioni nell’appellarci al
governo affinché venga evitato un nuovo aumento dell’Iva o il ritorno
dell’Ici sulla casa di abitazione “potendo reperire maggiori risorse
nei capitali scudati che, con un prelievo straordinario del 20%,
darebbero un gettito immediato di 21 miliardi di euro, varando un
urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre un
milione di euro”.
Anche non volendo attenderci che il sacrificio venga richiesto a quanti
invece di guadagnare in un anno oltre 22000 euro li guadagnano in un
mese.
Honi soit qui mal y pense (fr: "Sia vituperato chi ne pensa male").
Come disse re Edoardo III nel fondare l’ordine della Giarrettiera.
Bianca Fasano
redazione@aetnanet.org