Sono di nuovo uno
studente. Devo imparare tutto...». Venerdì sera, dalla platea del
Teatro Regio di Torino, Francesco Profumo rispondeva così a chi gli
chiedeva se si sentisse spaventato dal suo nuovo ruolo di governo.
Proprio lui che, designato sindaco del Centrosinistra, si era tirato
indietro interdetto e seccato dalle polemiche che la politica aveva
costruito intorno al suo nome. Ieri mattina, sul palco del Carignano,
l’altro grande teatro della città, il ministro dell’Istruzione sembrava
aver già imparato la lezione. O almeno di essere uno di quegli studenti
che non amano essere colti impreparati.
Profumo, al Carignano, non doveva esserci, ma il titolo del convegno
che si stava dipanando sulla scena («Si può salvare la scuola italiana?
Chi, come, quando?») era troppo invitante perché il neo-ministro
potesse tenersi fuori. Una telefonata a Ugo Cardinale, il preside che
coordinava i lavori, il tempo di far annunciare ai microfoni «una
sorpresa in arrivo» e, intorno a mezzogiorno e mezzo, il ministro si è
presentato inaspettato ospite.
I toni del ministro, incassati gli applausi di rito, sono pacati:
questo non è tempo di rivoluzioni, ha detto agli altri relatori: lo
storico Luciano Canfora, il matematico Sandro Graffi, l’economista
Andrea Ichino, il demografo Alessandro Rosina, la sociologa Chiara
Saraceno, il linguista Raffaele Simone, l’insegnante precaria Giusi
Marchetta. Non è tempo di cambiamenti radicali - fa capire il ministro
neppure per un settore in grave difficoltà come la scuola. Non ci sono
soldi per scardinare il sistema dalla fondamenta, bisogna cercare di
rendere migliore quello che c’è, aspettando tempi meno difficili.
Per tre quarti d’ora il pubblico professori, presidi, studenti - ha
ascoltato l’ex Rettore del Politecnico enunciare i punti essenziali di
quello che si potrebbe definire ilprogamma per la scuola del professore
ministro. «Nell’attuale situazione economica riforme strutturali
sarebbero insostenibili - ha riassunto Profumo - ma dobbiamo cercare di
eliminare le disfunzioni per migliorare l’esistente».
Che cosa si può fare, dunque? Questo il piano programmatico di Profumo:
«Attivazione del Tirocinio Formativo Attivo per i giovani laureati,
sistema di reclutamento cadenzato e regolare per prevenire i ritardi e
i problemi del precariato; sistema di valutazione delle scuole, secondo
gli impegni presi a livello europeo, non per censurare, ma per offrire
un sistema di monitoraggio che sia di aiuto al miglioramento del
servizio; trovare risorse “altre” (perché al momento nella scuola non
si può fare altro che risparmiare e ridurre gli sprechi) e investirle
nella sicurezza degli edifici».
Tema quest’ultimo ancora piuttosto caldo a Torino, tre anni dopo il
crollo al liceo Darwin che ha provocato la morte di uno studente e dove
la Provincia ha da poco concluso un check delle strutture, scoprendo
che per ovviare a tutte le situazioni potenzialmente pericolose
«servirebbero novanta milioni di euro». Soldi che, al momento, non ci
sono.
(di Guido Tiberga da http://www3.lastampa.it)
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