"Con
tutto il rispetto che si deve alle istituzioni, ritengo assolutamente
irrispettoso e sgradevole il tono dell'uscita del capo dello Stato
sulla cittadinanza ai figli degli immigrati. Dare del folle a chi non
la pensa come lui non è sintomo di intelligenza e di rispetto, anche
perché guardando il forum pubblicato da Affaritaliani.it almeno la metà
degli italiani sarebbero folli". Con queste parole Matteo Salvini,
eurodeputato della Lega Nord, intervistato da Affaritaliani.it, attacca
a testa bassa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
"Con il tema dell'immigrazione e dei diritti umani la Lega si confronta
nei fatti e non a parole tutti i giorni, tanto che la città dove sono
meglio inseriti gli immigrati regolari - secondo una ricerca della
Bocconi - è Verona. Ma non regaliamo niente a nessuno. La legge già
prevede che alla maggiore età ci sia la nazionalità e questo è
sufficiente. Proprio come accade in altri paesi, probabilmente folli
pure loro".
E ancora: "Da
dieci giorni a questa parte ci sono diverse provocazioni nei confronti
del Nord e non penso che siano una coincidenza: 350 milioni di euro in
omaggio alla sanità del Lazio con il decreto su Roma Capitale, il
Consiglio di Stato che boccia i piani rom di Maroni, il ministro
dell'Agricoltura che come prima uscita si scaglia contro gli allevatori
per le quote latte, il ministro della Cooperazione Internazionale che
dice che gli immigrati sono il futuro del'Italia, il ministro della
Coesione Territoriale che è un burocrate di sinistra e centralista.
Manca solo che il presidente del Napoli diventi il presidente della
Lega Calcio ed è finita".
Poi Salvini torna sul capo dello Stato: "Napolitano fa il suo mestiere
di difensore dello status quo e del vecchio. D'altronde la sua storia è
quella di un vecchio comunista e quindi è consequenziale questo suo
comportamento. Detto ciò, sono ottimista perché il voto spagnolo ha
detto che, nonostante i banchieri, lo spread e la crisi, hanno
stravinto i movimenti autonomisti e indipendentisti. Mi riferisco ai
Paesi Baschi e Catalogna. Non c'è Monti o Napolitano che tenga, quando
i popoli vogliono il loro futuro se lo riprendono, ma sempre
democraticamente. I carri armati sono andati in Ungheria ai tempi di
Napolitano e noi preferiamo la democrazia, andiamo a scuola a
Barcellona e nei Paesi Baschi. Noi come loro siamo stanchi di pagare e
presto anche da noi accadrà la stessa cosa". (da
AffariItaliani.it)
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