Ci sono passate, nel
corso di qualche giorno, un bel po' di lettere aperte al ministro
Profumo che, se dovesse dare ascolto a ciascuna di essa e a ciascun
consiglio in esse formulato dare corso, si troverebbe in un bel
pasticcio. Ma abbiamo anche passato sul nostro sito lettere di
apprezzamento e compiacimento sulla sua persona, e nelle quali si
esprimeva tanta aspettativa e un sospiro di sollievo per non avare più
a che fare con la passata amministrazione che oggettivamente ha avuto
il solo merito di consentire al nostro amico catanese, Guglielmo la
Cognata e alla sua dolcissima collega, di indire il famoso premio:
“Gelmini sarta subito, più si taglia e più si raglia”. Altri meriti non
ne cogliamo e sicuramente per nostra grave colpa e miopia culturale per
le quali ci scusiamo.
Tuttavia, sull'onda di tante lettere al nuovo ministro, anche a noi è
passata per la testa l'idea di scrivergliene una accalorata e con dei
consigli per togliere di mezzo il precariato soprattutto e poi per
ridare un po' più di libero spazio ai docenti che da qualche anno a
questa parte sono costretti a seguire dettami e normative feudali,
mentre tra capo e collo si aspettano le regole gelminiane della
valutazione del loro operato e della scuola con procedure farraginose,
bizantine e giocoliere, nel senso del funambolo e dell'equilibrista.
Certamente questa materia, visto che è stata oggetto della lettera
all'Ue del passato Governo, sarà fra le prime iniziative che il nostro
Profumo dovrà prendere e di concerto con altri ministri e innanzitutto,
come sempre, col collega del Tesoro. E proprio queste scelte saranno il
banco di prova per capire se c'è continuità o se si vuole imboccare una
via diversa rispetto a prima, per il cui tracciato certamente anche
noi, modestamente e umilmente, abbiamo una nostra precisa, ideale
bussola le cui coordinate un giorno o l'altro lanceremo su questo sito,
ma solo per quel che vale e nella speranza di aprire almeno un
dibattito.
E in attesa di capire meglio, forse la prima cose che vorremmo mettesse
in opera sarebbe la ripresa delle contrattazioni sindacali, interrotte
da Brunetta e con il beneplacito dei sindacati cosiddetti concertativi.
Ma dovrebbe pure cercare di dare spiegazioni, dal suo punto di vista,
sul blocco degli scatti di anzianità: cosa penserebbe di proporre ai
suo colleghi ministri e al Parlamento?
E per i precari? Anche questo tema sarà un banco di prova sopra il
quale si gioca la suo finora universale acclarata credibilità e in modo
particolare il bando dei concorsi a cattedra o l'attivazione, secondo
numeri accettabili e non più ballerini o sibillini, dei Tfa attorno a
cui già sono iniziate le danze di guerra tra abilitati e no.
Una cosa tuttavia potrebbe realizzare da subito, visti gli esiti
disastrosi dell'ultimo concorso a ds e vista pure l'inchiesta
dell'Espresso che sembra documentata e attendibile: chiudere il Formerz
Spa e dirottare quei 5 milioni di euro (sottratti alle risorse
pubbliche solo per tenerlo in piedi e per pagare gli stipendi da
nababbo ai suoi funzionari) per stabilizzare altri precari che lavorano
coi nostri figli e tirano la sempre più grave carretta della scuola
pubblica italiana. Un opera buona, di giustizia sociale e di equità: a
che serve questo altro carrozzone se non a sottrarre risorse senza
nulla o pochissimo dare? Non è meglio assicurare allora 1.300 euro
mensili (il presidente di Formez pare ne prenda 20mila al mese) ai
nostri giovani insegnanti nella prospettiva di crearsi una famiglia?
Ma non finisce qui. Un altro colpo d'ala veramente importante potrebbe
essere quello di annullare in radice l'attuale concorso a dirigente
scolastico che, per quanto ci risulta, oltre a essere inficiato da
irregolarità e da miriadi ricorsi al Tar, a cominciare dagli ammessi
con riserva e finire agli esclusi dalle prove, non consentirebbe
per i prossimi anni l'assegnazione di una sede perchè il
dimensionamento le ha falcidiate, mentre i suoi costi abnormi, stimati
intorno a 45 milioni di euro, potrebbero anch'essi servire per creare
altri posti per i nostri sempre presenti e arrabbiati precari o per
ripristinare gli scatti di anzianità o per adeguare gli stipendi
all'inflazione aprendo la contrattazione sindacale. Ma si potrebbero
destinare pure per implementare i concorsi a cattedra o anche per
aggiustare qualcuna delle tante scuole che cadono a pezzi.
E in alternativa all'attuale concorso a ds, la vera svolta epocale in
tutti i sensi, e che farebbe entrare il nostro Profumo negli annali dei
grandi riformatori, sarebbe quella della elezione diretta del preside
da parte dei collegi dei docenti e del personale delle scuole autonome.
Oltre al risparmio sostanzioso, un segnale di democrazia diretta, di
maturità politica per i docenti, di fiducia nel loro ruolo di
intellettuali e di guida per i giovani. Un modo anche per avvicinare la
scuola alle università e un modo per dare vera autonomia alle
istituzioni scolastiche: una cittadella democratica guidata da un
preside eletto, all'interno delle città guidate da un sindaco eletto
anch'esso.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org