Quante
montagne dovrà scalare il nuovo ministro dell'Istruzione, Francesco
Profumo, per ridare speranza alla scuola? Tante crediamo e con zaini
pesanti, constatato che le valanghe dei precari, delle riforme epocali
per tagliare materie e ore curricolari, delle classi pollaio, delle
scuole fatiscenti, delle risicate classi di concorso, degli
accorpamenti, dei Tfa, dei concorsi e delle graduatorie,
accatastati tutti dalla precedente gestione e lasciati in bilico
tra i giudici del lavoro, i Tar e le proteste, possono travolgerlo.
Sicuramente non avrà a disposizione fondi per pensare a nuovi
immissioni in ruolo, sfoltendo così le GaE, ma potrebbe fpensare alla
predisposizione di una legge, promessa da anni dalla Gelmini, per
il reclutamento e che migliaia di giovani neolaureati e altrettanti
insegnanti supplenti privi del titolo attendono con spasimo. E aprendo
questo fronte dovrà vedersela con la legge sulla formazione
iniziale dei docenti e i Tfa che, a fronte degli oltre 26.000 posti
prefigurati dalle università, il Miur ne avrebbe messi a disposizione
solo
12.772.
Ma c'è poi l'altra delicata questione che Belusconi inserì nella
lettera portata all'Ue, dove si prometteva di premiare le scuole
efficienti (e le meno virtuose di conseguenza al macero) e di
valorizzare il ruolo dei docenti, “elevandone impegno didattico e
livello stipendiale”. Se Gelmini aveva in mente un meccanismo di
valutazione per le singole scuole affidato all'Invalsi e a
elementi in parte esterni, mentre per i docenti un marchingegno
contestatissimo da consegnare ai dirigenti e a gruppi di docenti eletti
dal colleghi, il nuovo ministro dovrà stare attento a non seguire la
stessa strada, ma cercare caminamenti nuovi e condivisi dai professori
se vuole accondiscendenza e pure onorare gli impegni del passato
Governo con l'Europa. Se intende poi puntare sulla qualità della
istruzione e premiare il merito, come la gran parte dei docenti
richiede, non può fare a meno di imbroccare sentieri scoscesi per
raggiungere la montagna: corsi di aggiornamento seri; ridefinire i
compiti, le strategie e gli obiettivi degli organismi di valutazione;
riconsegnare agli ispettori (da anni sono scomparsi perfino dalle
citazioni) il compito per cui Casati a fine 800 li istituì. Che sono le
famose tre gambe su cui si sarebbe dovuto reggere tutto il nuovo
sistema scolastico ma che è rimasto sulla carta, ad eccezione
delle propagande gelminiane che hanno inneggiato al merito e a
una premialità fittizia di cui nessuno si è accorto. Scalate
ripide dunque per il ministro Profumo, se vuole ridare speranza
alla istruzione pubblica, benchè la vetta appaia troppo distante:
vedremo. da
La Siclia del 20/11/2011
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org