Oggi si costituisce il
governo bipartisan Monti, con un programma ultra-liberista e ministri
esponenti dei gruppi finanziari, del Vaticano e del capitalismo di
Stato e privato che da sempre predicano le politiche antipopolari che
hanno provocato la catastrofica crisi. Abbiamo salutato con
soddisfazione la caduta del governo Berlusconi. Ma il governo Monti
minaccia di essere altrettanto micidiale per i salariati, i pensionati,
i giovani, i ceti popolari e, dopo l’approvazione della quarta
manovraccia, ne annuncia una quinta per fine anno, avendo il sostegno
anche di quel centrosinistra che non voleva sostituire Berlusconi per
impedirne le politiche antisociali, ma casomai per intensificarle. Il
bipartisan Monti vuole imporre la libertà totale di licenziare, il
collocamento dei dipendenti pubblici in “esubero” (ora in particolare
degli insegnanti) in Cassa Integrazione, anticamera del licenziamento
dopo 24 mesi, l’annullamento dei contratti nazionali, l’eliminazione
delle pensioni di anzianità e del residuo sistema retributivo, la
privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali malgrado i risultati
dei referendum, la svendita del patrimonio naturale e artistico e le
distruttive Grandi Opere, confermando per il Pubblico Impiego il blocco
dei contratti fino al 2014 e per la scuola anche degli scatti di
anzianità e la retribuzione dei docenti in base ai grotteschi quiz
Invalsi.
IL DEBITO VANNO PAGATI DA CHI LI HA PROVOCATI E DA CHI CI SI
ARRICCHISCE.
Nella manovraccia approvata dalla casta bipartisan non c’è neanche un
provvedimento che faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata e a chi
ci si arricchisce, al 10% che possiede il 55% della ricchezza nazionale
(almeno 5000 miliardi: basta una tassa dell’ 1% per avere 50 miliardi
l’anno), agli evasori fiscali (tra i 300 e i 400 miliardi annui: un
taglio, fosse pure del 20%, darebbe altri 70 miliardi), ai corrotti
nelle strutture pubbliche (circa 200 miliardi annui divorati: già
eliminandoli al 20%, otterremmo 40 miliardi); e riducendo le “pensioni
d’oro”, cancellando le missioni di guerra e tagliando le spese militari
avremmo altre decine di miliardi. In tutto, oltre 200 miliardi annui
non solo per aggiustare il bilancio ma per salari e pensioni adeguati,
investimenti nell’istruzione e nella sanità, nei servizi sociali, nella
tutela del patrimonio naturale ed artistico; per porre fine alla
precarietà e garantire un reddito minimo per tutti/e.
Perciò i COBAS, insieme alla CUB, scioperano per l’intera giornata in
tutto il lavoro dipendente domani 17 novembre, che è anche giorno
mondiale di lotta degli studenti. I COBAS manifesteranno, insieme agli
studenti, alla CUB e ad altre strutture sociali, in 24 città:
Roma P.della Repubblica ore 10; Napoli P.del Gesù ore
9; Cagliari P.Garibaldi ore 9.30; Torino
P.Arbarello ore 9.30; Firenze P.S.Marco ore
9.30; Milano Largo Cairoli ore 9; Palermo P.Croci ore
9.30; Bologna P.Cavour ore 9.30 P.Maggiore ore 11;
Salerno P.Ferrovia ore 9.30; Pescara P.della
Rinascita ore 9; Siena P. Matteotti ore 9;
Padova Piazzale FF.SS. ore 9; Brescia
P.Garibaldi ore 9; Catania P.Roma ore 9;
Potenza Stazione S.Maria ore 9; Trieste
P.della Borsa ore 9; Brindisi P.le Stazione ore 9;
Caserta P.Stazione FF.SS.ore 9.30; Livorno
P.Cavour ore 9; Pisa P.Garibaldi ore 9.30; Lucca
P.le Verdi ore 9; Genova P.Caricamento ore 14.30; Bari
P.Umberto ore 9; Avezzano (AQ) P.Matteotti ore 9.
A Roma la questura ha autorizzato il corteo da noi richiesto da P.
della Repubblica (ore 10) a P.SS. Apostoli. Gli studenti della
Sapienza partiranno dall’Università (ore 9.30) e ci incontreremo a P.
dei Cinquecento, proseguendo insieme fino a SS. Apostoli, ponendo così
fine agli intollerabili divieti di Alemanno e recuperando la libertà di
manifestare pacificamente nelle vie della città.
Piero Bernocchi
portavoce nazionale COBAS