Quanto c'è di milanese nella crisi di governo che ha portato alle
dimissioni il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi? Molto,
secondo il sindaco Giuliano Pisapia, che parla di una «Terza
repubblica» all’insegna del «modello milanese». Quanto ci sarà di
milanese nel nuovo governo targato Mario Monti? La risposta è ancora
«molto», se si bada alle indiscrezioni circolate ieri sulla lista dei
nuovi ministri. Una lista che contempla una pattuglia di milanesi di
nascita o d’adozione: Carlo Mosca, Carlo Dell’Aringa, Lorenzo Ornaghi e
Guido Tabellini. Milano-Roma andata e ritorno? Un passo alla volta.
Ieri alle 11 il primo cittadino pubblicava sul suo profilo Facebook un
post dal titolo inequivocabile: «Buongiorno Italia!». Un calco di quel
«Buongiorno Milano!» impresso sui manifesti arancioni che tappezzavano
i muri della città all’indomani della vittoria contro Letizia Moratti.
Riparte proprio da lì l’analisi di Pisapia sulla fine del governo
Berlusconi. «Cinque mesi dopo le elezioni a Milano, rieccoci a
festeggiare un’altra vittoria: stavolta quella del buon senso, per le
elezioni ci vorrà ancora un po’ di tempo. Ma noi ne siamo orgogliosi
perché allora è vero che Milano — scrive il sindaco — aveva aperto la
strada. È terminata un’epoca: fine degli illusionisti e della seconda
repubblica. Cominciamo bene la terza con rigore, concretezza e
giustizia sociale. La serietà, la sobrietà, la passione civile che ci
hanno portato a Palazzo Marino e il risveglio del popolo arancione,
stanco di essere umiliato, hanno contagiato il Paese».
Non esattamente dello stesso avviso l’assessore Stefano Boeri, secondo
il quale la Terza repubblica è ancora di là da venire. Altra puntatina
su Facebook per capire: «Finisce Berlusconi, non finisce il
Berlusconismo — già, con la lettera maiuscola nel post dell’assessore
—. Non finisce ancora il corto circuito potente che dagli anni ’80 ad
oggi ha serrato in un unico stile di vita lo spazio simbolico delle
immagini televisive e lo spazio materiale delle pratiche quotidiane.
Festeggiamo la disparizione di un simbolo, non ancora della sua
ideologia». «Le dinamiche che hanno causato la fine del governo non
hanno nulla a che vedere con Milano» dice Carlo Masseroli, capogruppo
Pdl.
Certo sembra che il nuovo governo Monti sia a trazione milanese. Il
professore fattosi in Bocconi starebbe infatti pensando di nominare tra
i ministri tre colleghi docenti titolari di cattedre negli atenei
cittadini: Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, Carlo
Dell’Aringa, docente di «Economia politica» nell’ateneo retto da
Ornaghi e Guido Tabellini rettore della Bocconi. Super Mario pensa ad
un poker di milanesissimi: il quarto asso nella manica è Carlo Mosca.
La nomina data come più probabile è proprio quella di Mosca a ministro
dell’Interno. Nato a Milano, 66 anni, Mosca è stato Capo di Gabinetto
del ministero con Pisanu. Lasciò nel 2007 quando arrivò Roberto Maroni,
lo stesso ministro che un anno dopo lo liquidò da Prefetto di Roma per
la contrarietà di Mosca al rilevamento delle impronte digitali anche
per i bimbi rom.
Per Ornaghi sarebbe pronto, invece, il ministero dell’Istruzione. Una
vita in Cattolica, quella di Ornaghi: conseguita la laurea, è rimasto
in Largo Gemelli come ricarcatore, professore in Scienza politica al
posto del suo maestro Granfranco Miglio e quindi rettore. In bilico la
nomina a ministro dell’altro rettore, Tabellini. Monti deve sciogliere
il nodo: tenere per sé l’interim all’Economia o affidarlo ad altri? Nel
secondo caso, è dato in pole proprio Tabellini, un economista fuori dal
coro, che non ha mancato negli ultimi tempi di criticare l’idea che per
indurre i Paesi europei a tenere in ordine i conti sia utile ricorrere
alla disciplina imposta dai mercati finanziari. Ottime chance di
diventare ministro al Welfare ha, infine, Carlo Dell’Aringa. Note le
sue posizioni a tutela degli stipendi degli statali e contro i costi
della politica, a partire dalla burocrazia.
di Giambattista Anastasio
Il Giorno