Apre i
battenti a Roma la mostra Homo sapiens. La grande storia della
diversità umana. Curata da Luigi Luca
Cavalli Sforza e Telmo Pievani, offre al pubblico un ricco
programma di incontri rivolti a tutti, grazie alla presenza in Italia
di alcuni fra i maggiori protagonisti della ricerca scientifica
mondiale sull'evoluzione umana e sulla storia del popolamento della
Terra. "Un'iniziativa per chiarire i dubbi sull'evoluzionismo e parlare
delle nuove scoperte". Il curatore Telmo Pievani (in foto), filosofo
della scienza, spiega ad Affari l'iniziativa e interviene nella
polemica sull'insegnamento della teoria evolutiva nelle scuole: "In
natura non esistono gerarchie, ma storie
uniche".
Apre i battenti a Roma la mostra Homo sapiens. La grande storia della
diversità umana. Curata da Luigi Luca Cavalli Sforza e Telmo Pievani,
offre al pubblico un ricco programma di incontri rivolti a tutti,
grazie alla presenza in Italia di alcuni fra i maggiori protagonisti
della ricerca scientifica mondiale sull'evoluzione umana e sulla storia
del popolamento della Terra da parte della nostra specie. In accordo
con il carattere interdisciplinare dell'esposizione, si confronteranno
antropologi, genetisti, linguisti, demografi, archeologi, storici e
filosofi. Anche con l'utilizzo di materiali audio e video inediti,
attraverso dialoghi e conversazioni, e con l'aiuto di esperti
comunicatori, ogni incontro sarà un'esperienza piacevole di
condivisione della cultura scientifica e un'occasione di confronto
attorno alle sorprendenti scoperte recenti circa la complessità
dell'evoluzione umana.
Un modo nuovo di guardare al passato, ma anche di interpretare il
presente.
Il curatore Telmo Pievani (in foto), filosofo della scienza, spiega ad
Affari l'iniziativa e interviene nella polemica sull'insegnamento della
teoria evolutiva nelle scuole.
Qual è l'obiettivo della mostra Homo Sapiens?
Raccontare per la prima volta in una grande Mostra scientifica
interdisciplinare la storia della diversità umana: come siamo diventati
bipedi e abbiamo cominciato a uscire, a più riprese, dall’Africa,
nostro continente d’origine; perché abbiamo convissuto fino a poche
migliaia di anni fa con almeno altre quattro specie umane, forse
incrociandoci con esse (in particolare con i Neandertal); attraverso
quali espansioni e avventure Homo sapiens ha colonizzato tutto il
mondo, irrompendo anche in Australia e nelle Americhe; finché non siamo
rimasti l’unica specie umana, cosmopolita e capace di grandi
diversificazioni culturali e linguistiche. Lo faremo attraverso il
racconto affascinante che ci viene restituito oggi dai geni, dalle
tracce archeologiche e dalle lingue, come ci ha insegnato il genetista
Luigi Luca Cavalli Sforza, del quale festeggeremo il novantesimo
compleanno proprio in occasione della Mostra, che è un omaggio al suo
lavoro. E’ un’esposizione per un pubblico di ogni età, una narrazione
emozionante da condividere insieme.
Mi può citare alcune delle scoperte recenti circa la complessità
dell'evoluzione umana?
E’ una complessità dovuta innanzitutto al numero delle specie ominine
che sono vissute nell’albero cespuglioso dell’evoluzione umana: più di
dieci soltanto considerando il genere Homo, e molte di queste
contemporanee l’una all’altra. Non siamo mai stati soli nella storia
umana, almeno fino a poco tempo fa. C’erano altri modi di essere umani,
non meno adattati e promettenti del nostro. Poi è successo qualcosa che
ha reso noi, e soltanto noi, più invasivi (forse un’evoluzione
nell’articolazione del linguaggio) e le altre forme umane iniziano a
recedere. Ma il piccolo Homo floresiensis, nella sua isola sperduta di
Flores in Indonesia, è sopravvissuto fino a 12mila anni fa e in Mostra
potremo vederlo negli occhi, esattamente com’era!
In Italia è ancora molto forte il divario tra creazionisti ed
evoluzionisti?
Nel dibattito pubblico direi che è un periodo tranquillo, per fortuna,
su questo tema. La biologia evoluzionistica continua serenamente ad
accumulare i suoi risultati in tutti i campi dalla genetica alla
paleontologia, fa nuove scoperte, modifica e approfondisce le nostre
conoscenze sull’evoluzione, si aggiorna e cambia, come è bene che sia
nella scienza. Il “creazionismo scientifico” e l’Intelligent Design
invece non possono trovare alcun elemento di novità nella letteratura
scientifica perché si fondono sul nulla in termini sperimentali ed
empirici. Ogni tanto, anche in Italia, i seguaci di queste dottrine si
ritrovano in qualche circolo e si consolano raccontandosi le loro
bugie, sempre le stesse da decenni, sulla “crisi dell’evoluzionismo” e
altre sciocchezze simili, ma è bene non dare loro alcuna pubblicità
perché la controversia, semplicemente, non esiste. Ben diverso è invece
il rifiuto filosofico e direi psicologico delle conseguenze delle
scoperte scientifiche in campo evoluzionistico, che ci spiazzano e ci
disorientano, togliendoci dal piedistallo della storia naturale. Questo
è un problema serio che dobbiamo discutere tutti insieme.
Recentemente mi è capitato di seguire un dibattito sull'insegnamento
nelle scuole dell'evoluzione della specie, fino all'uomo. Alcuni
accusavano la scuola italiana (o alcuni docenti) di offrire agli
studenti una chiave di lettura "gerarchica" basata su una presunta
"superiorità" dell'uomo. Che cosa ne pensa?
Penso che faccia appunto parte di quel rifiuto culturale, di quella
rimozione, che a volte ci condiziona quando veniamo posti dinnanzi a
scoperte scientifiche conturbanti. Io penso che la chiave di lettura
giusta non stia né nella totale e banale riduzione della specie umana
alle sue componenti strettamente biologiche (noi chiaramente siamo una
specie capace di comportamenti e di acquisizioni senza precedenti nella
storia naturale e la nostra evoluzione culturale è un fenomeno epocale)
né, all’opposto, nella nostra presunta trascendenza assoluta in quanto
umani. In natura non esistono gerarchie, ma storie uniche. E noi non
siamo “speciali” in un qualche senso metafisico. Tuttavia, siamo
decisamente unici, e dobbiamo imparare a capire meglio questa nostra
unicità. Non c’è nulla di male, e anzi è doveroso, impostare con i
ragazzi a scuola questi discorsi, di modo che poi loro possano
ragionarci sopra e formarsi liberamente un proprio orientamento
filosofico.
Nelle scuole si insegna la teoria evoluzionista o è a discrezione dei
docenti e delle scuole?
Purtroppo con l’ultima revisione delle indicazioni nazionali dei piani
di studio (voluta dal precedente governo di centro-sinistra)
l’evoluzione è descritta in un modo generico, impreciso, ambiguo,
davvero sciatto. Sembra chiaramente una scelta ponderata, di modo che
ogni scuola, per esempio privata e di tipo confessionale, possa
regolarsi come vuole. Dunque il tutto è affidato alla discrezione dei
docenti, degli istituti e di chi scrive i manuali scolastici. Per
fortuna, da quanto vedo girando per l’Italia, le scuole e gli
insegnanti italiani sono molto più avanti rispetto a chi ha scritto
quei programmi soggiogato da chissà quali timori reverenziali. Quindi
resto ottimista, anche se il taglio delle risorse e delle ore va a
scapito della ricchezza dei programmi.
Nel secondo caso che fine fanno il rigore e l'oggettività della scienza?
Sono affidati alla buona volontà e alla competenza degli insegnanti,
qualità che in genere non mancano. Del resto, è una situazione
generale: mai come in questo periodo si avverte il divario tra la
società civile italiana (quella che affolla, curiosa e interessata, le
manifestazioni culturali, anche scientifiche, tenendosi aggiornata) e
una classe dirigente in gran parte inadeguata che dobbiamo imparare a
selezionare meglio, la prossima volta.
Homo sapiens. La grande storia della diversità umana
Palazzo delle Esposizioni presenta
Evoluzioni e Diversità
Incontri con la Scienza
IL PROGRAMMA
11 novembre 2011 - 8 Febbraio 2012
11 novembre, ore 18.30
Spencer Wells
Il seme di Pandora. Un mondo colonizzato dalla specie umana
introduce Davide Pettener
L'invenzione dell'agricoltura e la domesticazione degli animali hanno
garantito all'umanità la possibilità di espandersi e strutturarsi in
società sempre più complesse, con conseguenze però gravissime come la
diffusione di malattie, il sovrappopolamento e il riscaldamento
globale. Al fondo di questo "vaso di Pandora" rimane ancora una
speranza?
11 novembre, ore 21.00
Lee Berger
Australopithecus sediba, l'ultima scoperta rivoluzionaria
dell'evoluzione umana
Il suo nome nella lingua locale significa "sorgente". Australopithecus
sediba visse nello stesso periodo dei primi Homo dell'Africa orientale,
meno di due milioni di anni fa e sposta forse l'origine dei nostri
diretti antenati dall'Etiopia al Sudafrica. Come tutti i nostri
antenati, è un puzzle unico di caratteri, che Lee Berger ci aiuterà a
decifrare.
12 novembre, ore 18.30
Theresa Chelepy-Roberts e Claudio Tuniz, intermezzi musicali di Martin
O'Laughlin al didgeridoo
La grande epopea australiana
Tra 60mila e 50mila anni fa alcune tribù di Homo sapiens guardarono al
di là del mare e riuscirono a compiere l'impresa. È l'inizio della
grande epopea australiana. Nel corso della serata ascolteremo la storia
del popolamento del continente australiano, tra scoperte e tecniche
scientifiche d'avanguardia e la musica del didgeridoo.
13 novembre, ore 18.30
David Lordkipanidze
Homo georgicus: la storia del primo ominino uscito dall'Africa
A metà strada fra il Mar Nero e il Mar Caspio sono affiorati i resti
copiosi di un insediamento umano risalente a 1,85 milioni di anni fa,
la data più antica mai documentata al di fuori dell'Africa. David
Lordkipanidze racconterà della scoperta di Homo georgicus, il nostro
antenato pioniere che, per primo, ha lasciato l'Africa.
16 novembre, ore 18.30
Telmo Pievani e Federico Taddia
L'imprevedibile storia della diversità umana
Che effetto fa sapere di non essere mai stati soli, come specie umana,
fino a pochissimo tempo fa? O scoprire che le razze umane stanno tutte
racchiuse nella nostra testa e non là fuori? Che siamo tutti africani?
Federico Taddia e Telmo Pievani duettano in modo scanzonato attorno ai
paradossi più divertenti dell'evoluzione umana.
23 novembre, ore 18.30
Marco Aime e Guido Barbujani
Perché siamo diversi?
introduce Giovanni Destro Bisol
Tuareg, birmani, tartari, svedesi, baschi, maori e navajo: tutti
uguali, ma tutti diversi. Nel corso dell'evoluzione di Homo sapiens non
c'è stato il tempo sufficiente per separare le popolazioni umane in
"razze", ma la specie umana unisce una straordinaria diversità
culturale al suo interno. Guido Barbujani e Marco Aime ci racconteranno
di questa unità nella diversità che ci caratterizza.
30 novembre, ore 18.30
Olga Rickards e Gianfranco Biondi
L'errore della razza
Il nostro vocabolario fa quotidianamente riferimento alla parola
"razza" per parlare in termini inappropriati della specie umana. Olga
Rickards e Gianfranco Biondi spiegheranno come le classificazioni
razziali non siano state altro che un errore nel processo di
spiegazione della variabilità biologica, base stessa della vita.
2 dicembre, ore 18.30
Patrizio Roversi
Animali, piante, lingue, culture, storie, musiche, cibi… le incredibili
diversità degli italiani
conferenza spettacolo con Telmo Pievani e Antonio Guerci
In quanti modi si può dire "pane" o "amore" nei dialetti e nelle lingue
che si parlano in Italia? E perché il nostro Paese è così straripante
di diversità? Patrizio Roversi coinvolgerà Telmo Pievani e Antonio
Guerci in un viaggio ironico tra le più inaspettate diversità degli
italiani.
7 dicembre, ore 18.30
Nicoletta Maraschio e Nicola Grandi
Anche le lingue evolvono
Le lingue raccontano il mondo attraverso i nostri occhi: descrivono
solo ciò che vediamo e ciò che per noi è significativo. Nicoletta
Maraschio e Nicola Grandi mostreranno che le lingue stesse vanno
incontro ad adattamenti e trasformazioni, relazioni con gli ambienti,
diversificazioni ed estinzioni: in una parola, evolvono.
14 dicembre, ore 18.30
Fabrizio Rufo e Paolo Rossi
Mangiare: bisogno, desiderio, ossessione. La diversità planetaria del
cibo
Fabrizio Rufo dialoga con un grande maestro della storia della scienza
e della storia delle idee, Paolo Rossi, che di recente si è cimentato
su un tema insolito: una filosofia aggiornata e un'antropologia del
mangiare, tra bisogni, desideri, ossessioni, differenze e impreviste
evoluzioni.
21 dicembre, ore 18.30
Giorgio Manzi e Juan-Luis Arsuaga
Homo sapiens: la nascita dell'intelligenza simbolica
Circa 40mila anni fa siamo diventati moderni: la nostra specie ha
iniziato a immaginare e a interrogarsi sulla natura. È la nascita della
mente umana moderna. Presentando i dati provenienti dalla biologia
molecolare, dalle neuroscienze, dall'etologia e dalla psicologia,
Giorgio Manzi e Juan-Luis Arsuaga racconteranno di come siamo diventati
"sapiens".
11 gennaio, ore 18.30
Maria Enrica Danubio e Antonello La Vergata
L'immagine degli italiani
Gli italiani sono cambiati, e molto, dall'Unità del Paese a oggi. Sono
cambiati nel modo di parlare, di rapportarsi al mondo, di vestirsi e di
comportarsi. Ma sono cambiati anche nell'aspetto fisico e la loro
immagine non è mai stata la stessa. Statura, alimentazione, aspetto
fisico: è anche questa una forma di evoluzione, anche se non
ereditaria, che ha trasformato l'Italia.
19 gennaio, ore 18.30
Massimo Livi Bacci e Alfredo Coppa
In cammino. Le migrazioni umane passate e future
introduce Fabrizio Rufo
Un incontro dedicato al messaggio centrale della mostra Homo sapiens.
La grande storia della diversità umana: siamo umani perché non abbiamo
mai smesso di muoverci, di spostarci, di migrare, di espandere e
cambiare i nostri territori di insediamento, dividendoci e ibridandoci
al contempo.
1 febbraio, ore 18.30
Giorgio Manzi, Jacopo Moggi-Cecchi e David Caramelli
Cacciatori di molecole fossili e cacciatori di fossili
Mettere insieme fossili e geni, per capire da dove veniamo, come ci
siamo evoluti e quali relazioni abbiamo intrattenuto con altre specie
umane. Tre fra i maggiori studiosi italiani noti a livello
internazionale accompagneranno il pubblico in un'esplorazione
affascinante delle più recenti scoperte sul nostro passato.
8 febbraio, ore 18.30
Bernardino Fantini e Aldo Morrone
Dal passato al futuro: migrazioni e malattie
Da quando è iniziata la convivenza fra esseri umani e animali fino
all'influenza suina o all'aviaria di oggi, il rapporto con i patogeni
portati dagli animali domestici ha condizionato gli scenari della
diversità umana, creando tristi asimmetrie tra le popolazioni umane del
Vecchio Mondo e dei "nuovi mondi".
Informazioni
Palazzo delle Esposizioni - Sala Cinema
scalinata di via Milano 9 A, Roma
www.palazzoesposizioni.it
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
Possibilità di prenotare riservata ai possessori della membership card
(di Virginia Perini da http://affaritaliani.libero.it/)
redazione@aetnanet.org