Il
malessere degli insegnanti è un problema largamente diffuso nella
scuola italiana. Un elenco di possibili cause è contenuto nello studio
Getsemani promosso dalla ASL Città di Milano nel periodo 1/92 – 12/01.
Dallo studio emerge come il disagio possa trasformarsi in una vera e
propria patologia, definita burnout. Il burnout indicato come lo “stato
di infermità psichica a cui giunge il docente quando si rende conto di
non riuscire a dare tutto se stesso per favorire la crescita culturale
e professionale degli studenti” .
Tra i fattori usuranti la ricerca individua: la svalutazione del
lavoro dell’insegnante, l’avvicendarsi di diverse riforme scolastiche,
il protrarsi della condizione di precariato, la conflittualità nel
rapporto con allievi e famiglie, l’aumento del numero di studenti
extracomunitari, il continuo bisogno di integrare le conoscenze a
fronte dell’inserimento degli allievi con disabilità nelle classi, la
richiesta di stare al passo con l’adeguamento tecnologico per citarne
solo alcuni.
Durante la presentazione agli specializzandi, il burnout è stato
trattato attraverso delle schede di spiegazione e rappresentato
attraverso dispositivi scenici e architettonici. Con la duplice
intenzione di offrire una trattazione teorica del tema e di rilevare la
dimensione affettivo-relazionale vissuta dall’insegnante.
VEDERE IL BURNOUT DELL’INSEGNANTE
Per rappresentare la condizione di chi è affetto da burnout è stato
realizzato un progetto per l’Isola del Lazzaretto Vecchio (Laguna
veneta). Un plastico architettonico in scala 1:200 situato al centro
della sala mostrava l’edificio di ingresso all’isola compresso
lateralmente da forti mura di cinta. Per effetto della pressione,
l’accesso all’isola ha assunto le sembianze di un corpo urlante. La
dinamica evocava la richiesta di protezione lanciata dall’insegnante a
fronte delle relazioni ansiogene in cui si trova coinvolto. La scelta
del Lazzaretto, luogo storicamente deputato alla quarantena dei
pellegrini provenienti dall’Oriente sospettati di peste, richiamava la
tendenza all’inascolto del docente da parte dell’Istituzione scolastica
e l’accantonamento del problema. Nell’attualità, infatti, i segnali del
burnout vengono spesso ignorati e il problema viene affrontato a valle,
quando le circostanze lo rendono ormai inevitabile.
ESPRESSIONE DEI VISSUTI EMOTIVI DA PARTE DELL’INSEGNANTE
La maggior parte dei partecipanti dichiarava di svolgere il lavoro
d’insegnante in parallelo al percorso di specializzazione. La
relatrice, con un incarico sul sostegno in quel periodo, offriva un
punto di vista interno alle tematiche trattate; alla base vi era dunque
una condivisione di esperienze favorita anche dall’utilizzo, durante la
presentazione,di una metodologia attiva e coinvolgente. Un pallone da
punching ball è stato piazzato al centro della sala ed ha ricevuto
molti pugni, per quanti sono stati i soggetti che a detta dei presenti
aggrediscono gli insegnanti sul lavoro. A giudicare dall’alto numero di
interventi e dalle ricadute che le risposte hanno avuto nell’ambito
affettivo – relazionale delle persone, è possibile interpretare che il
punching ball sia divenuto un facilitatore emotivo per la libera
espressione e la sperimentazione individuale all’interno del gruppo in
formazione. La dinamica ha creato un effetto contagio incoraggiando nei
partecipanti che emergessero e fossero nominati i propri vissuti
ansiogeni legati alla pratica d’insegnamento.
Prevenire il burnout dell’insegnante La presentazione è partita
dall’idea di mediatore proposta da A. Canevaro [2]; l’autore dà a
questo termine il significato di “fattore che sostiene un percorso di
sviluppo in quanto capace di mitigare l’impatto di eventi e situazioni
avverse”. I mediatori indicati da Canevaro sono:
1) la resilienza del soggetto come capacità di affrontare le difficoltà
della vita
2) i rapporti di alleanza sul luogo di lavoro e la forza trasmessa
dalla solidarietà tra persone
3) il senso di appartenenza nei confronti dell’istituzione scolastica
attraverso il riconoscersi nei valori da essa rappresentati
Per fondare la tesi che supportare l’insegnante abbia un effetto
preventivo del burnout sono state poste a confronto l’esperienza
italiana e quella anglosassone nella gestione della disabilità, anche
in ambito non scolastico. In particolare è stata citata l’efficacia
data dalla presa in carico, da parte dei servizi di assistenza sociale
anglosassoni, del soggetto con disabilità e delle persone che
intrattengono con lui relazioni stabili in ambito familiare. È stato
assegnato un valore fondativo, nell’esperienza scolastica italiana, al
tirocinio formativo dell’insegnante di sostegno; l’osservazione dei
colleghi può infatti divenire un’importante occasione di riflessione e
di apprendimento in situazione. (da
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