Addio fuga
dalla routine dei banchi, rito indimenticabile per generazioni di
studenti. Per l´Osservatorio sul turismo scolastico del Touring Club
nella scuola superiore c´è stato un calo netto: nel 2010/2011 le classi
in gita sono passate dal 60 per cento al 38, gli studenti da 1,3
milioni a 760 mila, il fatturato da 340 milioni a 215. Nell´ultimo
anno, dicono i ricercatori, hanno sicuramente pesato le manifestazioni
studentesche contro la riforma, le proteste dei professori contro i
tagli, ma da soli non spiegano la riduzione.
Nel 1992, una circolare del ministro Iervolino stabilì che le «visite
d´istruzione» dovevano essere a carico delle scuole non delle famiglie.
Così non è stato. «Da tempo i professori non hanno più la diaria e non
hanno pagate le trasferte ma questo non è la vera causa del calo. Il
motivo principale è il forte aumento dei costi. È un peccato, così si
perde un´esperienza che può essere ancora formativa», spiega Mario
Rusconi, vice presidente dell´Associazione nazionale presidi. «Sono
aumentati i prezzi della benzina, degli hotel, degli autisti. Alcune
scuole creano un fondo per sovvenzionare gli studenti che non possono
pagare. A volte sono anche gli insegnanti, tanto bistrattati, a dare i
soldi per chi non se lo può
permettere».
Alle classi superiori il costo di una gita si aggira intorno
alle 400 euro, una cifra significativa che rischia di creare
discriminazioni. «È una bella fetta del reddito che può mettere in
difficoltà. La gita va salvata ma deve tornare ad essere legata ad una
motivazione culturale, al percorso di apprendimento. Non deve essere un
viaggio alla moda». Come a volte è diventato, ma non per tutti. «Nel
nostro istituto abbiamo un´adesione che non supera mai il 50%, non
abbastanza, occorre un´adesione dei due terzi, quindi rinunciamo», dice
Leandro Cantoni, preside dell´istituto professionale Cattaneo di Roma.
«Accade nei professionali e nei tecnici, meno nei licei».
La gita è in crisi ma non solo per i soldi. «Negli anni c´è stata
un´involuzione consumistica dei modelli educativi», spiega Benedetto
Vertecchi, pedagogo. «L´uscita scolastica è un´esigenza legittima che
deve essere organizzata sulla base di un percorso cognitivo non può
diventare un´attività da agenzia turistica». Pochi fondi e molte
critiche, così nella scuola si ridefinisce la rotta e il viaggio se
vorrà sopravvivere dovrà cambiare. «Organizziamo ultimamente scambi
culturali», dice il preside Rusconi. «Alcuni studenti sono andati
ospiti a San Pietroburgo, ora sono venuti da noi i ragazzi russi. Si
risparmia e rimane un´esperienza culturale importante per i ragazzi».
Già, i ragazzi. La gita ha accompagnato la vita di generazioni di
studenti, per molti è stato il primo viaggio, per tutti occasione di
risate, amori e ricordi. Impossibile tornare indietro. «Adesso i
contributi scolastici servono per garantire quello che dovrebbe essere
la normalità e addio viaggi», dice Sofia della Rete degli Studenti. «Ma
partire è importante, rende reale quello che studiamo ed è
un´opportunità per stare insieme. Non vogliamo rinunciarci».
(da la Repubblica di Marina Cavallieri)
redazione@aetnanet.org