''Con la riforma
della scuola gli Istituti Agrari hanno perso la loro connotazione
operativa che li collegava alle realta' produttive dei territori,
facendo perdere professionalita' ai nuovi diplomati e perdendo di fatto
il polso del mercato del lavoro agro-alimentare''. Lo riferisce il Cnel
Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro che chiede al governo di
''correggere alcuni effetti negativi dalla riforma che ha trasferito
alla competenza regionale alcuni percorsi professionalizzanti svolti
negli Istituti Agrari.
L'assemblea del Cnel ha approvato un documento di osservazioni e
proposte relativamente all'istruzione agraria e forestale secondaria
superiore, con il quale si chiede al governo di ''correggere l'anomalia
prodotta dalla recente riforma della scuola attivando percorsi
professionalizzanti sostitutivi, detti anche 'articolazioni didattiche
opzionali'''. In particolare, il Cnel chiede al Ministro
dell'Istruzione che ''ne siano attivate almeno una per ciascuna grande
macroarea che caratterizza il sistema agro-alimentare italiano (le
produzioni animali, la forestazione e la conservazione dell'ambiente,
il verde urbano e la floricoltura, la trasformazione agro-alimentare,
le produzioni orto-frutticole e viticole, l'agriturismo, il paesaggio
agrario), per realizzare quella flessibilita' curricolare che lega la
formazione alla poliedrica realta' dei territori e dei distretti
produttivi''.
''L'importanza di avere tecnici intermedi preparati - conclude il Cnel
- e' fondamentale per il sistema imprenditoriale italiano, che vanta
una filiera del legno di assoluto rilievo e un settore agro-alimentare
che e' secondo solo a quello meccanico''. (ASCA)
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