Siamo
rappresentanti degli studenti degli organi collegiali ed accademici
delle università di tutta Italia. Da Trento a Palermo svolgiamo il
nostro compito tutti i giorni nei nostri atenei, nei consigli di
amministrazione, nei senati accademici fino al Consiglio Nazionale
degli Studenti Universitari e al Consiglio Universitario Nazionale.
Continuiamo a rappresentare gli studenti, a difendere quotidianamente i
loro diritti nonostante la situazione drammatica che si vivere nei
nostri atenei.
In un sistema in cui già uno studente su cinque degli aventi diritto ad
una borsa non la riceveva per mancanza di finanziamenti, si è andato ad
abbattere il taglio del 95% dei fondi nazionali per le borse di studio
con l'esplosione in tutte le regioni del fenomeno tutto italiano degli
idonei non beneficiari. Studenti che hanno diritto, secondo la
Costituzione e la legge italiana, ad una borsa, ma che non la ricevono
per i pochi fondi a disposizione. Dopo questi provvedimenti scellerati
ora il Governo vuole dare il colpo definitivo al diritto allo studio
approvando una nuova riforma che punta ad adeguare il numero degli
studenti idonei alla borsa alle pochissime risorse rimaste, passando
quindi dal taglio dei fondi al taglio degli studenti. Tramite
l'inasprimento dei criteri richiesti per risultare idonei ad una borsa
di studio, il Ministro Gelmini vuole ora tagliare il futuro di migliaia
e migliaia di studenti che hanno l'unica colpa di non avere una
situazione economica e sociale che gli permetta di mantenersi agli
studi universitari.
La situazione nelle università è solo la punta dell'iceberg di una
situazione drammatica per quello che riguarda la nostra generazione.
Una generazione che nel corso degli anni si è trasformata dalla
"generazione 1000 euro", alla "generazione stage non retribuito", per
poi diventare la "generazione a cui è stato mangiato il futuro": dalle
barriere sociali poste all'accesso all'istruzione, dal precariato alla
disoccupazione giovanile tra le più alte d’Europa. Un futuro mangiato
da una finanza internazionale che, cavalcando il neoliberismo, mette al
centro l'economia del profitto e della produttività e non la dignità e
l'importanza del lavoro e i diritti dei cittadini. Un futuro
soprattutto mangiato da un Governo incapace di rispondere a tutto ciò e
che non solo non investe in politiche sociali e istruzione, ma taglia
milioni e milioni di euro, investendoli in grandi opere, spese militari
e contributi alle università private che, da Costituzione, non
dovrebbero pesare sul bilancio dello Stato.
Per queste ragioni e per dare una risposta alla grande partecipazione
pacifica della manifestazione del 15 ottobre di Roma vogliamo essere in
prima linea per costruire un grande movimento non violento che possa
urlare alla politica, alla finanza, nelle università e nella società
che: 'Vogliamo un mondo all'altezza dei sogni che abbiamo'.
Vogliamo istruzione e diritti, esigiamo il diritto al futuro, perché
non vogliamo trovare un posto dentro a questa società, ma vogliamo
ricostruire una società nuova, paritaria e lontana dai
meccanismi che hanno contraddistinto per decenni quella in cui, a
fatica, sopravviviamo. Una nuova società che ponga le sue radici
nell'istruzione pubblica e nei diritti, in cui per un giovane valga la
pena avere un posto.
Crediamo che un'occasione unica per rilanciare il movimento e per
riappropriarci del nostro futuro sia il 17 novembre, giornata mondiale
per il diritto allo studio. Per questo chiediamo a tutta la nostra
generazione, stanca di aspettare un tempo che non avrà mai, di scendere
in piazza, insieme a noi, per un movimento non violento che possa
urlare ai poteri forti: ' Vogliamo un mondo all'altezza dei sogni che
abbiamo'. Non poi, non domani: ora.
udu.stampa@gmail.com