Si è svolto oggi, al MIUR,
il previsto incontro sulle problematiche connesse al dimensionamento
delle istituzioni scolastiche, su cui le Regioni stanno procedendo in
attuazione dell’art. 19 del decreto-legge 98/2011 (disposizioni urgenti
per la stabilizzazione finanziaria). Si
tratta della norma che dispone l’aggregazione delle attuali Direzioni
Didattiche con gli attuali Istituti Secondari di I grado, adottando in
modo generalizzato il modello degli Istituti Scolastici Comprensivi, da
costituire sul parametro dei 1.000 alunni per istituto.
La questione presenta aspetti a dir poco controversi, a partire dal
fatto che sui provvedimenti da adottare si registra ancora una volta il
conflitto di competenze fra Stato, Regioni e Autonomie Locali,
conflitto che si presenta in modo ricorrente a partire dalla riforma
del Titolo V della
Costituzione.
Sta di fatto che mentre alcune Regioni (sette e di diverso colore
politico) impugnano la costituzionalità delle norme che dettano i
criteri per il dimensionamento, il Ministero propone una sua
elaborazione, illustrata oggi ai sindacati, in cui individua il numero
ottimale di istituti comprensivi da istituire a livello provinciale e
regionale.
E’ vero che il MIUR si è affrettato a chiarire che si tratta solo di
uno studio a carattere orientativo, ma poichè tale elaborazione è stata
allegata ad una nota che sollecita i Direttori Scolastici Regionali
affinché a loro volta sollecitino le Regioni ad adottare
tempestivamente i provvedimenti di loro competenza, al fine di
consentire il raggiungimento dei connessi obiettivi di contenimento
della spesa, è scontato che lo si legga come una pressione – più o meno
legittima – per forzare eventuali inerzie da parte delle autonomie
locali.
A dire il vero, in molti casi Regioni, Province e Comuni stanno
assumendo tutt’altro atteggiamento, mettendo a punto piani che vanno
spesso molto al di là delle stime ministeriali. I casi di Milano, di
Genova e dell’Emilia Romagna, che ad oggi sembrano orientate a
"tagliare" molto più di quanto dicano i numeri elaborati dal Ministero,
sono al riguardo piuttosto eloquenti, così come lo è l’insufficienza,
se non l’assenza, di coinvolgimento delle forze sociali nella fase
istruttoria dei piani.
La CISL Scuola, nel corso dell’incontro odierno, ha stigmatizzato il
fatto che su decisioni che investono le competenze di soggetti diversi
siano mancate ancora una volta la capacità e la volontà di procedere
attraverso previe intese e il legislatore abbia scelto invece di
intervenire con atto unilaterale, innescando un prevedibile
contenzioso. C’è da chiedersi fino a quando la condivisione delle
scelte, in materia di politiche scolastiche, sia condannata a rimanere
tutt’al più sulla carta come un mero auspicio.
In attesa che i nodi relativi ai conflitti di competenze trovino
soluzione nelle dovute sedi, la CISL Scuola ha richiamato due esigenze
prioritarie, che intende far valere ad ogni livello del confronto sulla
questione del dimensionamento:
alle Regioni si chiede di assumere la funzionalità ottimale del
servizio, più che il rispetto di “numeri ottimali”, come criterio che
deve guidare le scelte con cui si disegna l’offerta formativa sul
territorio; in questo senso devono essere attentamente commisurate la
dimensione e l’articolazione delle istituzioni scolastiche. Sarebbe
sicuramente opportuno, e lo abbiamo chiesto espressamente, consentire
una gradualità nel tempo per interventi che la legge impone a decorrere
dall'a.s. 2011/12 (ipotesi di fatto irrealizzabile e, infatti, non
realizzata), ma che a nostro avviso non esclude possano essere
diversamente scaglionati;
al Ministero, che di ciò conserva diretta competenza, si chiede di
assicurare comunque l’attuale consistenza delle dotazioni organiche,
con particolare riferimento a quelle del personale a.t.a. su cui più
elevato è il rischio di ricadute derivanti dalle operazioni di
dimensionamento. Quanto al numero minimo di 1.000 alunni per la
costituzione dei nuovi Istituti Comprensivi, chiediamo che
l’Amministrazione dia seguito alla disponibilità oggi manifestata di
riconoscere margini di flessibilità nell’applicazione di tale criterio,
consentendo eventuali opportune compensazioni.
Basta "tagli" è la prima delle richieste che la CISL Scuola ha inserito
nella piattaforma vertenziale varata all’Assemblea Nazionale di Rivoli
(To) un mese fa, una richiesta ribadita a Roma agli Stati Generali del
Lavoro Pubblico del 12 ottobre scorso e riproposta con forza anche
nell’incontro di oggi al MIUR.
Garantire gli attuali organici significa che gli interventi sulla rete
scolastica non devono comunque riflettersi sul calcolo del numero dei
posti, la cui attuale consistenza complessiva deve essere ad ogni costo
salvaguardata. Solo in questo modo, peraltro, è possibile che chi
assume le decisioni sull’assetto della rete scolastica lo possa fare
traguardando un utilizzo più efficiente delle risorse di cui dispone,
senza la preoccupazione di vedersele ridotte.
Sugli organici, come già osservato, le competenze sono al momento
chiare, e sono del Ministero: da qui la scelta della CISL Scuola di
assumere in modo esplicito e forte, anche nell’incontro di oggi, la
tenuta degli organici come obiettivo da proporre e da sostenere con la
dovuta determinazione (da CislScuola)