Era prevista per
quest'anno la direttiva triennale sull'INVALSI, invece il MIUR ha
pubblicato qualche giorno fa due distinte direttive annuali, corredate
da una nota di accompagnamento (vedi allegati).
Il Commissario straordinario INVALSI ha inviato inoltre alle scuole una
comunicazione relativa alla rilevazione degli apprendimenti 2011/2012
con annesso allegato tecnico
I contenuti delle due direttive, una relativa alla prova nazionale
nell'ambito dell'esame conclusivo del primo ciclo d'istruzione e
l'altra sugli obiettivi delle rilevazioni nazionali sugli apprendimenti
degli studenti, ricalcano sostanzialmente i contenuti delle precedenti.
Unico elemento che vogliamo sottolineare è l'avvio, in un campione di
province, della valutazione da parte dell'INVALSI dei livelli di
apprendimenti degli studenti limitatamente all'italiano e
contemporaneamente l'avvio di uno studio di fattibilità per
l'introduzione delle prove nell'ambito dell'esame di Stato al termine
della secondaria di secondo
grado.
Altra innovazione riguarda la possibilità di utilizzare per
l'inserimento dei dati di contesto, di quanto presente nei sistemi
informativi senza procedere a nuovi inserimenti.
Il contenuto della nota ministeriale
La nota chiarisce che "come precisato nella già citata nota di questa
Direzione Generale prot. n. 2792 del 20 aprile 2011, che gli impegni
connessi allo svolgimento delle rilevazioni dovranno trovare adeguato
spazio di programmazione nell'ambito del piano annuale delle attività,
predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei
docenti ai sensi dell'art 28, comma 4, del vigente C.C.N.L. Inoltre il
riconoscimento economico per tali attività potrà essere individuato, in
sede di contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli artt. 6
e 88 del vigente C.C.N.L.".
Si tratta di un passaggio importante: viene finalmente riconosciuto che
le rilevazioni INVALSI debbono essere oggetto di attenzione e di
deliberazioni del Collegio dei docenti, come abbiamo sempre sostenuto.
È rilevante che si riconosca, nero su bianco, che il Dirigente
scolastico predispone il piano annuale delle attività, ma è il Collegio
a deliberarlo.
Importante, rilevante, ma insufficiente. Se le prove INVALSI,
attraverso gli esiti restituiti alle scuole, vengono offerte come
stimolo al miglioramento dell'offerta formativa delle scuole, allora lo
svolgimento delle prove INVALSI e l'utilizzo degli esiti deve essere
inserito nel POF e nelle programmazioni di classe e dei docenti sulla
base della autonoma decisione degli organi competenti
Il riferimento alla contrattazione integrativa, anche attraverso il
richiamo al C.C.N.L., per il riconoscimento economico di attività
contenute nel piano annuale, è senz'altro corretto. Tuttavia sussiste
un problema: le attività connesse alla rilevazione nazionale degli
apprendimenti non sono mai state finanziate con fondi ad hoc. L'abbiamo
già detto: il fondo di istituto non può essere considerato una sorta di
bancomat. Per questo ribadiamo, e continueremo a farlo in tutte le
sedi, la richiesta di fondi aggiuntivi specificamente dedicati alle
attività correlate alle rilevazioni INVALSI.
Esame conclusivo del primo ciclo di istruzione
Per quanto riguarda invece l'esame di Stato conclusivo del primo ciclo
di istruzione i contenuti della circolare non contengono modifiche,
neppure in forma sperimentale, rispetto a quanto già previsto lo scorso
anno; nonostante nei giorni scorsi siano state diffuse notizie di
stampa in merito a dichiarazioni del Ministro relative ad una modifica
sostanziale dell'esame conclusivo del primo ciclo.
Nel mese di giugno abbiamo avviato una raccolta firme su di un appello
finalizzato alla modifica del Regolamento sulla valutazione degli
alunni e all'eliminazione dei test Invalsi dalla prova d'esame.
La prova nazionale, infatti, si riverbera in modo incongruo e
disequilibrante sulla valutazione finale degli alunni. La raccolta di
firme continua nel mondo della pedagogia, della cultura, delle
professioni di scuola; ovviamente l'appello viene offerto anche
all'attenzione dei Collegi dei docenti perché a loro volta continuino a
prendere posizione in merito.
Il sistema nazionale di valutazione
Vi sono inoltre alcune considerazione di ordine generale e di contesto
che vogliamo ribadire con chiarezza. La rilevazione nazionale degli
apprendimenti tramite le prove INVALSI non è che un indicatore. Non può
essere trasformata nell'unica forma di valutazione di sistema.
Consideriamo tale valutazione parte di un interesse generale della
società e dei cittadini poiché finalizzata al miglioramento del sistema
stesso. Ci sembra evidente l'urgenza di pervenire ad una definizione
condivisa delle ragioni della sua introduzione, degli ambiti di
riferimento, delle regole. Tutto ciò deve essere oggetto di un
confronto democratico e di una larga intesa che coinvolga le
organizzazioni sindacali e le scuole se si vuole giungere ad una
valutazione di sistema che dia valore sociale all'intera struttura
delle istituzioni della conoscenza.
Riteniamo che essa dovrà misurare la sua efficacia su terreni ben
precisi:
• Il ri-orientamento degli interventi e il
miglioramento della qualità del sistema;
• La verifica dell'efficacia o meno degli interventi
politici e istituzionali sul sistema educativo
• Il controllo democratico delle politiche educative
e formative intraprese e la loro eventuale modifica;
• Il rafforzamento dei tratti identitari del sistema
e la garanzia delle pari opportunità (pluralismo, inclusività, non
discriminazione);
• In generale, il miglioramento dei processi
Altra cosa è la valorizzazione del personale sulla quale c'è una chiara
e inequivocabile competenza contrattuale.
Un sistema nazionale di valutazione per le istituzioni pubbliche e
private si deve basare su di una pluralità di indicatori per definire
una valutazione di qualità (contesto, risorse, processi attuati,
risultati ottenuti a breve, medio e lungo periodo. Quello degli
apprendimenti non può essere assunto come unico parametro.
Precondizione della valutazione di sistema inoltre è una chiara
definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), soprattutto
in vista dell'attuazione del federalismo, per assicurare pari
opportunità in tema di istruzione e unitarietà del sistema. Il tema
delle pari opportunità nella definizione dei LEP è essenziale se si
vuole evitare una pericolosa frammentazione territoriale. Per questa
ragione occorre passare dal concetto di livelli essenziali di
prestazioni a quello di livelli essenziali di qualità (LEQ) che abbiano
la missione di garantire il miglioramento della qualità del sistema
nelle situazioni più svantaggiate, a partire dal sud.
Nel mondo della scuola, l'attenzione alle pratiche e ai processi di
valutazione non nasce con le prove INVALSI. Una ricognizione delle
esperienze positive già realizzate potrebbe essere foriera di utili
stimoli e suggestioni. Inoltre, tale ricognizione costituirebbe una
concreta dimostrazione che valutare significa innanzitutto attribuire
valore. Occorre sfatare le ambiguità insite nell'imposizione delle
prove INVALSI. Una buona valutazione non può essere imposta, la
condivisione è necessaria, la chiarezza delle finalità ne costituisce
un presupposto determinante e doveroso.
(da Flc-Cgil)
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