Ha scritto
una lettera al ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini per
conoscere i motivi dello svantaggio che vivono i disabili a scuola, in
occasione del suo diciassettesimo compleanno. Roberto Meconi, giovane
disabile di Borgo a Mozzano (Lu), ha deciso di mettere nero su bianco
il proprio disagio in seguito al taglio delle ore di sostegno nel nuovo
anno scolastico appena cominciato, dove il suo orario pieno di sostegno
dovrebbe essere di 18 ore, ma in realtà ne sono garantite soltanto
10.
“Ma l’orario di un ragazzo normale che frequenta la scuola è di
18 ore solamente o di 30/34 a seconda dell’istituto frequentato? – si
chiede Roberto nella lettera, pubblicata per intero da
Volontariatooggi.info - Come si può facilmente vedere, facendo
un’operazione matematica, anche concedendomi il massimo delle ore sarei
sempre svantaggiato di molto rispetto agli altri… Praticamente sarei
coperto per il 53% delle ore settimanali”. “Il diritto allo studio –
prosegue la lettera di Roberto -, sancito a chiare lettere dalla
Costituzione Italiana (art.34), dovrebbe essere garantito a tutti,
tanto più a coloro che hanno già delle difficoltà proprie nella vita.
Tutti devono avere la possibilità di studiare, tutti hanno il diritto
di essere persone uguali alle altre soprattutto se hanno questo
desiderio.
In un paese moderno, o meglio civile come si ritiene il nostro, il
sostegno dello Stato non dovrebbe limitarsi solo all’esperienza
scolastica, ma continuare anche dopo, quando c’è il bisogno e la voglia
di mettere in atto ciò che si è imparato”. Roberto sottolinea
l’importanza per un disabile di partecipare alla vita scolastica: “Per
me è stato molto importante perché mi ha permesso di conoscere nuovi
compagni, fare nuove esperienze e di non sentirmi estraneo alla vita
della classe e della scuola. Un conto è, infatti, studiare da soli, un
conto è avere il continuo confronto con gli altri e avere un rapporto
frontale con gli insegnanti. La scuola mi ha dato l’opportunità di
scoprire anche le mie attitudini, per esempio ho capito che mi piace
fare i conti, mi piace la matematica, ma non vorrei mai essere trattato
come un numero, quindi, mi aspetterei un po’ di sensibilità da chi
gestisce l’istruzione”.
“I responsabili della scuola – conclude Roberto - dovrebbero rendersi
conto che anche cambiare ogni anno insegnante di sostegno può creare un
grande disagio; dovrebbero capire che, dietro le materie, ci sono
persone e rapporti umani. In 10 anni di vita scolastica, ho avuto 8
insegnanti e ogni volta è stato più o meno difficile rapportarmi a
loro, imparare a conoscerli e farmi conoscere: una grande fatica..
fortuna che adesso, tra questi, ho qualche buon amico. La candela della
speranza è sempre più consumata, forse sarebbe bene cambiarla prima che
si consumi definitivamente!”. Roberto ha scritto la lettera grazie
all’aiuto di Fabio Lucchesi, insegnante e infaticabile attivista
sociale.
“Roberto non è uno qualsiasi - racconta Fabio – E’ bloccato dalla sorte
a casa sua e, senza l’insegnante di sostegno, non potrebbe proprio
partecipare alla vita scolastica. E’ stato perciò necessario
“inventarsi” un sostegno che non esisteva, grazie all’inventiva
dell’allora dirigente Luisa Arcicasa, ed un progetto specifico
(“Progetto Stralisco”) per permettergli di non perdere un’occasione di
essere a scuola che poi lui ha sfruttato al meglio arrivando fino a
partecipare alle olimpiadi provinciali di matematica e farsi
accompagnare in gita con la scuola a Strasburgo!” . La lettera, oltre
che al ministro Gelmini, è stata inviata a Stella Targetti e Angela
Palamone, rispettivamente assessore all’istruzione della regione
Toscana e direttore generale del Ministero dell’Istruzione. (da
http://affaritaliani.libero.it)
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