Mettere a tacere qualcuno affermando che
dice «solo stronzate» è maleducazione, ma farlo nell'ambiente di
lavoro, davanti ai colleghi, è reato. La Cassazione ha condannato
per ingiuria il preside di un istituto scolastico che, durante
una riunione di docenti, la offese: «lei dice solo stronzate».
Il momento sbagliato Un'affermazione un po' forte che comunque la
Cassazione, in altre circostanze, aveva inserito tra le parolacce
sdoganate, ma questa volta non lo fa per via del contesto «lavorativo e
umano» in cui è stata proferita. Non centra il bersaglio il
tentativo della difesa di negare che il suo assistito avesse
pronunciato l'avverbio "solo". Un'omissione che - a parere
dell'avvocato – consentiva di catalogare il peccato come "veniale", ma
che è stata invece considerata dagli ermellini ininfluente. La
lesione dei beni dell'onore e del decoro di individuo - segni
distintivi del suo valore e del rispetto di cui ogni essere umano
deve godere – è determinata dall'ambiente in cui l'espressione
offensiva viene detta più che dal suo contenuto.
Il consesso di educatori Banditi, dunque, in
generale, gli improperi gridati sul luogo di lavoro e davanti ai
colleghi. Ma a peggiorare la situazione del ricorrente anche il
suo ruolo di preside che si era malamente lasciato andare, anche come
superiore, al cospetto di un collegio di educatori, dicendo la
cosa sbagliata nel momento sbagliato. È provata per i giudici la
lesione e la volontà di umiliare. (di Patrizia
Maciocchi da IlSole24Ore)
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