Mi sono presentato alla prova preselettiva il 12 ottobre alle 7,50 al
Gentileschi di Milano. Alle porte vi sono gli 800 concorrenti che
sostengono la loro prova al Gentileschi e al Cardano. Vi è molta
agitazione e nervosismo. Alle 8,00 entriamo nell’atrio della scuola.
Una immensa bacheca, allestita al centro dell’ingresso, ci destina alle
nostre classi.
Arriviamo in classe dove ci attendono due sorveglianti. Sono gentili e
un po’ intimoriti. Ci chiedono di fare la certificazione dell’identità.
La pratica si chiude alle ore 8,30. Un insegnante-concorrente chiede,
isterico, al vigilante di poter usufruire del bagno per più volte
durante la prova perché “soffre di diarrea”. Un altro insegnante si
indigna e grida che se qualcuno uscirà durante il test lui denuncerà i
sorveglianti e chiamerà i carabinieri. I vigilanti parlano a bassa
voce, sorridono impauriti, cercano di riportare la calma. Sanno che
questi docenti, che hanno studiato un po’ di diritto amministrativo,
cercano pretesti e vogliono ricorrere a tutti i costi. Poi ci dicono
che occorrerà attendere le 10.30, che possiamo scendere al bar a fare
colazione, che possiamo passeggiare per la scuola. La situazione si fa
più distesa. Girando per la scuola, incontro una collega conosciuta a
un corso Proteo. Mi spiega che lei non ha “fatto un cazzo, ma non le
frega. Tanto farà ricorso. Non è giusto che dei precari abbiano fatto
ricorso e siamo ammessi con riserva e noi no”. Un altro spiega che
“vale la pena di fare ricorso anche dopo gli scritti, così si va
all’orale con riserva”. Arriva una vecchia docente bionda e urla che
“questo è il paese delle banane, senza legalità e che il TAR avendo
ammesso gente senza laurea e senza anni di ruolo fomenta i ricorsi e la
crisi della legalità”. Dopo un po’ di pesanti considerazioni sul
governo Berlusconi, arrivano le 10,25 e ritorniamo in classe. Ci sono
molte polemiche e molta frustrazione. Qualcuno sostiene fiero che
asporterà il libro della Formez perché le indicazioni dicono che il
libro “può” essere depositato sul tavolo. Quindi non vi è alcun vincolo
perentorio. Altri sono adirati perché non è stata usata una corsia
preferenziale per i collaboratori. Due colleghe vogliono ricorrere
perché gli incaricati non hanno il tesserino di riconoscimento e questo
è una violazione della legge Brunetta e del Testo Unico del Pubblico
Impiego e poi “chi ci garantisce che quelli sono davvero degli
insegnanti e non degli ATA? In teoria potrebbe anche essere personale
estraneo alla scuola”. Alle 11,58 arriva la prova. Una immensa
scampanellata da il segnale che è l’inizio. Tutti scartano il libro. Un
pazzo urla a squarciagola “Chiunque parla durante la prova lo
denuncio!!!”. Per 100 minuti non vola una mosca. Nessuno entra o esce
dall’aula. Trenta minuti prima della fine concludo la mia prova in
brutta copia. La trascrivo forsennatamente e 5 minuti prima della
tromba finale ho già concluso tutto. La sorveglianza avvisa che stiamo
arrivando al finale. Suona la tromba e tutti consegnano le buste chiuse
in perfetta regolarità. La docente che, prima del test, aveva già
deciso per il ricorso ferma il personale più arrabbiato. Ha risposto a
83 domande, alcune le ha sbagliate e cerca persone disposte a fare
ricorso perché “non si possono trattare gli insegnanti come le bestie”.
Considerazioni personali:
1) Noi insegnanti siamo abituati a
giudicare e non accettiamo di essere valutati, selezionati. Non si
illuda alcun politico di introdurre meritocrazia e merito tra i docenti
italiani. Accetteranno l’abolizione della tredicesima, il dimezzamento
dello stipendio e la perdita del poco prestigio sociale rimasto. Non
accetteranno mai di essere valutati.
2) Finché i sindacati diranno “Se non
avete passato la prova, fate ricorso; è gratuito” e finché la
magistratura amministrativa ammetterà tutti con riserva equiparando
precari e non precari, laureati e non laureati, preparati e non
preparati, non ci sarà mai legalità.
3) A chi desidera legalità un solo
consiglio: chieda al Presidente della Repubblica di convincere il TAR
che queste “ammissioni con riserva” sono uno sfregio allo stato di
diritto del nostro paese. In uno stato di diritto ci sono delle regole
e vanno rispettate. Non si possono infrangere solo perché fa comodo a
chi non ha studiato. I nostri studenti che chiedono all’accesso a
facoltà universitarie, sono fuori quando non superano il test. Questo
deve valere a maggior ragione per degli insegnanti (che dovrebbero dare
l’esempio).
Silos Ignance
scuola18591962@yahoo.it