Vorrebbero portare a
casa 172 milioni di euro a danno delle scuole. Questo il senso
dell'operazione dimensionamento della rete scolastica che il Miur sta
cercando di imporre senza alcuna logica di miglioramento qualitativo
dell'offerta formativa sul territorio. Dimensionamento vuol dire
chiudere sedi scolastiche, accorpandole ad altre, togliere le scuole
dal territorio, creare, le scuole pollaio, dopo le classi pollaio.
Sarebbero soppresse 1.130 scuole e altrettanti posti di lavoro di
dirigente scolastico e dsga, oltre a 1.765 posti di collaboratore
scolastico.
Questa operazione imposta con la manovra di luglio nasce già
illegittima, visto che la competenza sulla rete scolastica è delle
regioni (alla faccia del federalismo!).
E infatti sono già partiti i ricorsi di molte regioni alla Corte
costituzionale
E dall'illegittimità al pasticcio il passo è breve. Il Miur continua a
emanare comunicazioni contraddittorie e illogiche nelle quali, pur
riconoscendo che la materia è “competenza esclusiva”, invita i propri
uffici periferici a sollecitare le regioni “affinchè venga data
sollecita applicazione” alla norma prevista dalla manovra di luglio. E
intanto le scuole sono sul piede di guerra perché non sanno quale sarà
il loro destino, le famiglie non sanno dove andranno a scuola i figli e
comuni non sanno dove prendere i soldi se i cittadini avranno bisogno
di più scuolabus.
Questa operazione non ha, quindi, alcun fondamento didattico. Una
razionalizzazione delle rete scolastica sarebbe persino auspicabile, ma
non può essere fatta con un atto d'imperio che cade dall'alto, ma con
un meditato ragionamento territorio per territorio con il
coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, compresi i sindacati.
Il piano di dimensionamento deve rientrare all'interno di una logica di
programmazione generale del territorio. Ma non è questo che
interessa, come appare evidente da quanto scrive in una nota di qualche
giorno fa lo stesso Miur: “la norma (sul dimensionamento -ndr) risponde
a finalità di contenimento della spesa e al raggiungimento
dell’obiettivo della stabilizzazione della finanza pubblica”. Ma la
coperta risparmi è diventata ben corta. Tranne che per le scuole
private a cui si vorrebbero garantire 260 milioni di euro nella legge
di stabilità.
Il Ministro Gelmini rilascia interviste contrite sui tagli
all'istruzione, lanciando nuove mirabolanti promesse da marinaio. La
realtà è che hanno talmente raschiato il fondo del barile che sarà
difficile certificare alla fine del 2011 nuovi risparmi. Perché? Ad
esempio perché speravano di tagliare sul sostegno all'handicap, ma la
protesta generale e le sentenze dei tribunali non glielo hanno
consentito. I mancati risparmi peseranno una volta di più sulle
spalle dei lavoratori della scuola: perché senza risparmi non ci sono i
soldi per pagare gli scatti di anzianità bloccati, né per stabilizzare
i precari coprendo i posti vacanti.
Che altro si inventerà il Miur? Dobbiamo temere che scippino anche il
Fondo di istituto?
Indignamoci!
Basta con i tagli si torni ad investire nella scuola pubblica.
(da Flc-Cgil)
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