Ore di attesa
sfibrante, con in memoria il ricordo di quiz errati e la convinzione
che il tutto sia ben poco chiaro, questa mattina, per i candidati
presenti alle prove preselettive del Concorso a Dirigente scolastico,
giunti dalla provincia e dalle città in ambiti regionali in tutt’Italia
fin dalle prime ore del mattino. Pur
se fatti gentilmente accomodare dalle 8.00, ci si è difatti, trovati
bloccati nelle varie sedi scolastiche, in attesa di non si sa cosa.
Fuori dal mondo, coi cellulari spenti nelle borse e nei borselli fatti
appoggiare ad un banco. Una folla di concorsisti neanche troppo
sorpresi dell’andazzo. Sì: la cosa
più triste è che non siamo più capaci di scandalizzarci. Ma non
soltanto per il concorso a dirigente, in realtà un po’ per tutto ciò
che di poco edificabile ci capita nella vita. Nei concorsi oramai ci sembra ovvio che
“qualcuno” possa giocare con le nostre sorti, per cui siano da
prevedere dei “vincitori programmati”, alla faccia della teoria delle
probabilità e della conoscenza specifica. Ingabbiati ed in attesa ci si
chiedeva: visto che le domande sono giunte già nelle sedi dalle 10.30
del mattino, queste domande dove giacciono?
Mentre i libri rossi facevano spicco sui banchi nei loro cellofan con
tutte le loro domande insolute ed in attesa. Libri che qualcuno, finita
la prova, ha pensato di potere
portare con sé ma che, almeno nella sede concorsuale dove ho svolto la
mia prova, sono stati tassativamente proibiti a tutti.
Probabilità, si diceva. Di vincere, su tanti, sulla stanchezza, sulle
incognite. Ma viviamo in un modo dove le probabilità, sui grandi
numeri, risultano impazzire. Noi poveri insegnanti, dopo tanto studio
ci siamo visti consegnare una busta
“segretissima”, dove dovevamo inserire i nostri dati assieme ad un
codice, da inserire a sua volta in un’altra busta dove andavano
introdotte le nostre risposte con tanti cerchietti neri per la lettura
ottica. La logica avrebbe voluto che un altro codice, identico,
fosse stato incollato alla fine della prova sulla busta esterna dagli
stessi candidati, per cui nessun errore sarebbe stato possibile: il
lavoro svolto e chi l’aveva svolto, con lo stesso codice. Invece no:
siamo stati avvisati che successivamente alla prova tutte le buste
sarebbero state aperte, una ad una (volendo, avremmo potuto assistere
al rito), separando la busta con la prova da quella del
nominativo e targandole entrambe di un altro paio di codici.
Lavoro che certamente avrà visto all’opera personale per un bel po’ di
tempo in tutte le scuole adibite al concorso, in tutt’Italia e che avrà
richiesto una buona dose di attenzione e precisione, perché non si
confondessero le prove tra loro. Ma, tornando all’attesa di potere
alfine ricevere le domande, con un occhio al librone rosso che
attendeva, i pensieri di tutti tra le 11.30 del mattino e le 12,
andavano alle fotocopie già pronte che aspettavano da qualche parte.
Fotocopie di una serie di file che avevano viaggiato sul Web. Alla fine
si è iniziata la prova “tutti insieme appassionatamente” per l’Italia
intera (almeno questa è stata spiegata come motivo dell’attesa),
finendo alle 13 50 circa. Essendo stanchi, assonnati, in calo
ipoglicemico e di speranze… certamente il lavoro svolto non è stato
quello che avremmo potuto fare in altra occasione più serena e meno
sfibrante. Ritornando al discorso di base: nessuno si scandalizza più
di come vanno le cose. Del fatto che mezzi semplici come un foglio di
domande distribuito a ciascuno con un foglio per le risposte si sia
trasformato nella necessità di scorrere avanti e indietro le pagine del
librone alla ricerca della domanda “454”, che in realtà era la “3”
dell’aria “1” o alla “1455” che in realtà era la ventesima dell’area
“3”. Fino a trovare che al numero delle domande in lingua,
corrispondevano le domande in inglese, francese e spagnolo, per cui c’è
voluto un po’ per capire che si doveva rintracciare l’equivalente nel
librone, ma nella lingua scelta dal candidato: una Babele. Certamente
tanti e tanti colleghi hanno studiato notte e giorno, privandosi del
sonno, privando i loro affetti della loro presenza e la scuola di
qualche insegnante. Ma, comunque vada, resta lo sconcerto per quel tipo
che si faceva chiamare “PREOCCUPATO” e che nella notte tra il 31 agosto
ed il primo settembre poneva all’attenzione degli altri colleghi del
forum sul Miur tutta una serie di domande che non avrebbe MAI dovuto
possedere. Qualcuno cosa ha potuto pensare? Che gli stessi coinvolti
nell’assemblaggio delle domande avessero corsi per dirigenti scolastici
a cui non sia mancato, in anticipo di qualche mese, magari, la soffiata
delle famose domande poi pubblicate il primo di settembre? Quel
qualcuno, però, in fondo lo ha trovato “normale”, non si è
scandalizzato, perché non siamo più capaci di farlo. Eppure: “Chi
scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli
si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare.” (Mc. 9,
37-47) diceva qualcuno che con l’insegnamento alle folle era uso.
In conclusione, comunque vada, non perdiamo la bella abitudine di
scandalizzarci, anche perché, essendo noi “piccoli”, di fronte a tanti
grandi che hanno il potere, potremmo almeno sperare che questi,
scandalizzandoci, possano ritrovarsi in un metaforico mare di guai con
una metaforica pietra di mulino appesa al collo.
Bianca Fasano
fasanobi@libero.it