Nel sentire collettivo
contemporaneo, parecchi dei vizi capitali non sono più
considerati come frutto della subordinazione dell’istinto alla
ragione, quanto, piuttosto , forme di malessere esistenziale. Non così
, per il “laico” Dante-(la definizione è di M. Barbi)-, che
considera, invece, il peccato come la
conseguenza, soprattutto, di un uso scorretto della ragione.
L’uomo, che da ogni altro essere vivente si distingue proprio in
quanto fornito d’intelletto e volontà, non può farsi schiavo delle
passioni, degli istinti al punto tale da perdere la propria identità;
egli ha il dovere della vigilanza, perché: “…non ciascun segno/ è
buono, ancor che buona sia la cera”( Purg. XVIII,vv 38-39).Può essere
ancora utile il messaggio di Dante?
Io credo di sì : esso può stare ancora tra noi a ricordarci
validi insegnamenti : 1)- controllare l’etica dei sentimenti; 2)-
vigilare e non fidarsi dei “ciechi che si fanno duci”(Purg.
XVIII,v.18); 3)- sospettare delle mode che esaltano il linguaggio del
desiderio, della sessualità di tipo narcisistico e dell’avventura fine
a se stessa; 4)- diffidare di una comunicazione di massa che tende
all’omologazione dell’intimo e che alimenta ogni giorno
nell’immaginario collettivo il culto della “bella persona”, del
corpo come strumento di piacere, del “Tabernacolo” dove si adorano gli
idoli “falsi e bugiardi” destinati a spegnersi lasciando il gusto amaro
della sconfitta e dell’inganno. Oggi, in una società
globalizzata dominata dalla cultura dell’immagine e della esibizione ad
ogni costo, dello shock, dell’esibizione, dell’eccesso, che si affida
tutta alla”performatività” nel presente, all’effetto immediato, ad “un
riciclaggio senza fine che tende ad allontanare gli individui e i
gruppi sociali da ogni coscienza del loro essere nel mondo.”
(G.Ferroni), a me, il messaggio di Dante sembra di grandissima
attualità, come può essere quello di chi ci ammonisce a non
abdicare alla ragione, ad usare le “agute luci de lo intelletto”,
se non si vuole scambiare la realtà con la sua
immaginazione, la vita vera con la finzione! Ma per questo,
occorre una guida la cui ragione sia “ assai chiara”(
Inf.,XI,v.67) e la cui volontà forte e decisa sia mossa dall’amore di
fare il bene: “Benigna volontade in che si liqua/ sempre l’amor che
drittamente spira,” ( Par. XV,vv.1-2).
Nuccio Palumbo
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