L’autunno
caldo della scuola è cominciato. Il malcontento porterà ad un nuovo
ottobre di agitazioni ognuna con la propria targa sindacale, come ogni
anno da quando Mariastella Gelmini è ministro dell’Istruzione. Oggi il
primo sciopero: insegnanti, tecnici e amministrativi incroceranno le
braccia per l’intera giornata rispondendo all’appello dei sindacati di
base Unicobas, Usi e Usb per protestare contro «l’opera di
smantellamento della scuola pubblica» perpetrata dal Governo. In strada
a protestare, però, ci saranno anche gli studenti, con cortei in 90
città italiane. Un sit-in di protesta è previsto anche davanti all’Aran
a Roma, l’agenzia governativa che si occupa della
contrattazione.
Sabato pomeriggio sempre a Roma, studenti e prof
torneranno in piazza, stavolta con la Flc-Cgil «con pullman in partenza
da tutte le città d'Italia, al fianco dei lavoratori e delle
lavoratrici del settore pubblico della Cgil, per ribadire che senza
pubblico non c'è nessun futuro». Questo perché «crediamo che lo
smantellamento della scuola e dell'università pubblica siano un pezzo
del disegno generale di questo governo di distruzione dello stato
sociale e del concetto stesso di pubblico». (da La Stampa)
Voi il buio del presente, Noi la luce
del Futuro
7 ottobre– Mobilitazione nazionale
studentesca. La piattaforma della Federazione degli Studenti.
"Incarniamo la speranza, lavoriamo all’alternativa"
Se purtroppo avevamo ragione
Tre anni fa, da facili profeti, urlavamo ad un governo sordo che la
crisi finanziaria avrebbe scardinato tutte quelle convinzioni
arrugginite e bugiarde sulla stabilità della geopolitica mondiale e
avrebbe avuto soffocanti ripercussioni nel nostro paese, già in grave
bisogno di riforme per l’occupazione e la formazione.
La religione imperante però imponeva, e impone tutt’oggi, ben altro. La
politica doveva mantenersi subalterna alle logiche della finanza e
delle grandi reti speculative mondiali.
Nel 2008 ci trovavamo a subire esclusivamente colpi di coda di mercati
impazziti, oggi assistiamo al commissariamento di interi stati dalla
Banca centrale europea, dal fondo monetario internazionale e dalle
agenzie di rating, e se solo pochi mesi fa nessuno riteneva plausibile
il default di uno stato membro della zona euro, oggi la BCE dichiara
possibile un fallimento controllato della Grecia, vessata dagli
incessanti bollettini interessati delle Agenzie di Rating.
Da questo quadro confuso e precario, che le destre europee hanno
contribuito a disegnare dagli anni ottanta ad oggi, non si possono più
estrapolare soluzioni con le stesse ricette che ci hanno portato fin
qui, pretendendo credibilità e rigore, a scapito di giustizia sociale,
crescita e futuro.
Il Governo da 5 in condotta
In tutto ciò il nostro governo, di nota peculiarità, nel frattempo
millantava stabilità e tenuta sociale, mentre oggi le foto e i video
delle piazze calde delle nostre città, i licenziamenti orizzontali, le
migrazioni all’estero di centinaia di piccole, medie e grandi imprese,
denunciavano quanto scientemente sbagliata e pericolosa fosse la loro
analisi.
Nel 2008 come negli anni a seguire scottavamo il dazio di un esecutivo
interessato a promuovere politiche privatistiche, elitarie,
giudiziarie, populiste e antidemocratiche; un governo che strizzava
l’occhio ai mercati e all’alta finanza, dividendo i sindacati,
abbandonando gli studenti e licenziando dalla storia un’intera
generazione, condannata ai margini del proprio paese.
Nel frattempo la stessa maggioranza e lo stesso esecutivo hanno
cambiato numeri, facce, pesi, diventando così deboli da non riuscire
neanche a scrivere una finanziaria valida per due o tre giorni, privi
di credibilità, mancanti ai propri impegni al punto da vederci
interamente commissariati dalla Banca Centrale Europea, motivo che deve
spingerci ad una seria riflessione su quanto la politica dell’UE stia
giocando un ruolo marginale, anziché omogeneamente attivo nei fenomeni
internazionali in campo, a favore di una banca e abdicando ai propri
valori.
Il nostro ruolo. Per non rimanere in eterno adolescenti
Noi studenti dobbiamo essere capaci di raccontare un’altra storia, di
raccogliere l’invito all’unità dello Sciopero Generale del 6 Settembre,
portando avanti le vittorie ottenute in primavera con il referendum.
Vogliamo un effettivo diritto di cittadinanza nell’elaborazione
dell’alternativa democratica, politica e culturale, capace di
raccogliere le richieste di un fronte di disagio ampio, sfilacciato e
allo stremo; vogliamo armonizzare il frastuono di questo passaggio
cruciale della storia, dando obiettivi politici al movimento per
disinnescare l’esasperazione della violenza, rivendicando allo stesso
tempo il valore di stare nelle piazze.
Abbiamo chiaro quanto la politica dei tagli, dell’austerità, della
meritocrazia e della gerarchizzazione dei saperi abbiano messo in
ginocchio la scuola, l’università e la ricerca nel nostro paese.
L’abbandono scolastico aumenta; un istituto su tre è a rischio; abbiamo
un tasso di disoccupazione altissimo nelle giovani generazioni mentre i
nostri laureati sono di meno rispetto agli altri paesi dell’unione
europea; in media solo il 30% del bagaglio culturale di un ragazzo è
appreso all’interno della scuola; il diritto allo studio non è
sostanzialmente garantito in termini di emancipazione culturale e
sociale, di trasporti, di accesso ai luoghi del sapere del nostro paese.
Eppure da Viale Trastevere il Ministro Gelmini si accontenta
dell’aumento del numero dei bocciati, del ritorno al passato verso la
scuola del rigore, che esclude anziché includere, che lascia a piedi i
ragazzi anziché dar loro un’altra possibilità di crescita, che chiude
le porte dell’ascolto e dell’interazione, che ghettizza gli immigrati,
investendo chiaramente in una lotta fra poveri, che apre le porte
all’omofobia e alla volgarità della diffidenza. È medievale.
Voi il buio del presente, Noi la luce
del Futuro
Il 7 Ottobre la Federazione degli Studenti, insieme a tutte le altre
associazioni studentesche del nostro paese, scenderà in piazza ovunque
per lanciare un appello generazionale, per chiedere alla politica di
interagire con noi, senza strumentalizzazioni di sorta, per fare
proprie le nostre proposte, per riscattare una generazione condannata
all’adolescenza.
Vogliamo una Scuola più giusta, che non veda i propri orizzonti
nell’ipocrisia del merito ma nel valore della crescita interattiva,
condivisa e collettiva. Una scuola di qualità al Sud tanto quanto al
Nord, in Italia tanto quanto in Nord Europa.
Crediamo che non esistano scuole di seria A o di serie B, ma anzi che
proprio professionali e tecnici incarnino oggi l’esigenza vitale di
“sapere e saper fare”. Riteniamo essenziale aprirsi ai cambiamenti del
nuovo mondo, investendo su internet, per l’immensità del sapere che
porta con sé e poiché un ragazzo deve essere capace di sfruttarla con
senso critico.
La scuola non deve rinchiudersi nell’egocentrismo dell’autosufficienza
e tornare ad aprirsi, ad essere palestra di cultura, di cittadinanza e
formazione. Deve essere il pilastro per la società della conoscenza, in
cui la cultura e la formazione al lavoro e all’essere siano garantiti
tutto l’anno e tutta la vita.
È il tempo di pensare e guardare lontano, di ridare valore alla
politica, non spegnendoci nel presente. Incarniamo la speranza,
lavoriamo all’alternativa.
Federazione degli Studenti
redazione@aetnanet.org