Non crediamo che il
ministro Gelmini sia in grado di incidere profondamnte sulla scuola,
sui suoi ordinamenti e sulle scelte migliori da imprimere per farla
progredire. Si ha l'impressione che il suo ruolo sia solo quello di
firmare carte o di passarle ai suoi esperti anche perchè finora pare
siano loro a tirare le redini della carretta. Della riforma epocale,
che porta il suo nome nonostante sia un riordino riordinato male e
nulla più, ormai si ha chiara l'evidenza, essendo stata dettata da
Tremonti per motivi esclusivamente economici a danno di alunni e
insegnanti; così pure le varie disposizioni relative agli accorpamenti
di istituti e alle reggenze, mentre per quanto riguarda il concorso a
dirigente scolastico è lapalissiana la superficilaità dei funzionari
che si barcamenano alla meglio e di cui però il ministro non riesce
neanche a rispondere e dire qualcosa in Parlamento (come ha chiesto
l'opposizione), assumendosi la responsabilità politica della
baraonda legale in cui hanno immerso la scuola che naviga solo sulle
onde travagliate della giustizia amministrativa o del giudice del
lavoro.
Ma anche i nascondimenti delle percentuali dei promossi o la faccenda
del tunnel dei neutrini scavalcano la sua stessa persona, dimostrando
che sono altri a provvedere al ministero e altri a parlare per la
Gelmini: Zennaro in questo caso, o altri oscuri esperti in casi diversi
e per comunicati meno controllabili seppure magari altrettanto inesatti
e propagandistici. Chi ha anni di servizio di insegnamento sulle spalle
ricorderà bene che tanto caos legislativo e normativo non è mai
esistito, né un concorso a preside ha avuto tante critiche e tante
perplessità con la sicura certezza di qualche migliaia di ricorsi e di
denunce un secondo dopo il suo avvio. Tuttavia, in ordine di tempo, ci
ha colpito il comunicato Anief (http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-244917.html)
che attribuisce alla ministra la colpa di non avere permesso ai circa
20mila abilitati dei conservatori musicali e dei corsi di formazione
primaria l'inserimento nelle GaE, sfruttando il decreto sviluppo dal
quale fu tolto nonostante la commissione cultura fosse del tutto
favorevole. Che potrebbe pure avere una sua logica politica, quella
cioè di attribuire alla ministra la responsabilità, ma di cui
probabilmente la Gelmini non sa neanche di cosa si tratti, visto che il
tenutario di tale questione è l'altro suo consigliere, Max Bruschi, col
quale del resto i rappresentanti dei 20mila hanno interloquito nei
giorni scorsi, minacciando di rivolgersi alla Corte di giustizia
europea e a quella dei diritti dell'Uomo per ottenere la giustizia che
questo governo non permette. Già infatti il conigliere si era
apertamente espresso nell'aprile scorso quando parlò di un concorso
generalizzato e onnicomprensivo per sparigliare l'esercito dei precari:
“E se sparigliassimo con un concorso?” aveva detto e per non mancare a
quella dichiarazione ha operato per impedire che nel decreto
“Sviluppo” venisse inserita la legge per immettere i giovani
abilitati nelle GaE, così come è stato invece consentito ai colleghi
iscritti un solo anno prima (2007). Anche da qui capiamo che Gelmini su
questa faccenda c'entri poco o nulla, né crediamo colga fino in fondo
la differenza che c'è tra graduatorie di prima, seconda e terza fascia;
oppure di spostamenti di graduatorie a pettine e in coda; oppure delle
valenze didattiche e formative dei quiz per le classifiche dei rapporti
Ocse-Pisa; oppure delle prove Invalsi e dei quizzoni per il concorso a
dirigente scolastico. Se qualcosa, a nostro parere, combina nel suo
dicastero è solo per favorire ila tenuta del governo di cui è ministro,
adulandone la valentìa e la maestrìa, colpevolizzando il sempre jolly
“68 e i comunisti a cui aggiunge il sindacato e la loro ottusa
incapacità a modernizzarsi, ma senza mai spiegare cosa sia “modernismo”
se non quello di lasciare fare a Tremonti e Brunetta il loro lavoro e
senza opposizioni di sorta o di critiche, in piena logica
autoritaria. Già perchè ogni opposizione dà fastidio, ogni parola
contraria è sovversiva, mentre tanti precari e tanti lavoratori
disoccupati non sanno dove e come sbarcare il lunario. “Ho fatto il
concorso in Calabria perchè avevo bisogno di lavorare”, disse quando si
scoprì la magagna della residenza al sud per prendersi il titolo di
avvocato: e dei 250mila precari della scuola, compresi i 20mila esclusi
proditoriamente dalle GaE, che hanno altrettanto bisogno di lavorare
chi si interessa? Ecco una bella domanda alla quale il nostro ministro
dovrebbe rispondere con impegni precisi, se in effetti il Miur è nelle
sua salde mani.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org