Soppressi 764
posti, tra docenti e personale Ata, a partire da quest'anno, per un
totale di 3.432 posizioni cancellate nei prossimi tre anni. La Cgil
regionale denuncia l'insostenibilità della situazione, segnalando il
moltiplicarsi delle «classi pollaio» sia nella scuola primaria che in
quella superiore, e la contestuale precarizzazione dei rapporti di
lavoro. Con l'avvio del nuovo anno scolastico mancheranno all'appello
378 insegnanti e 386 ausiliari, lasciati a casa dalla legge 133 del
2008, più nota come «legge Tremonti-Gelmini». Nei prossimi tre anni la
scure dei tagli si abbatterà su 2.195 docenti e su 1.237 ausiliari
tecnici e
amministrativi.
Il gap sarà solo parzialmente colmato dalle immissioni in ruolo
di 511 insegnanti e 639 Ata. «Queste assunzioni, però, non
rappresentano una conquista - sottolinea Cinzia Angrilli, responsabile
regionale della Flc-Cgil -, vengono semplicemente stabilizzati i
precari storici, che in questi giorni stanno vincendo ovunque i ricorsi
presentati». Ad aggravare il quadro si annunciano ulteriori tagli, che
colpiranno circa 8.000 lavoratori, in seguito agli accorpamenti imposti
dalla Riforma degli ordinamenti. «Non solo - rimarca Angrilli - nella
logica del federalismo avanzato l'Abruzzo rischia di perdere altri 260
docenti». Crescono esponenzialmente le dimensioni delle classi, che in
alcuni istituti arrivano a comprendere 32 o 33 studenti, tra i quali
anche ragazzi diversamente abili, per i quali la legge richiede
l'inserimento in contesti dalle dimensioni più adeguate. «La situazione
più critica si rileva nella provincia di Chieti - conclude il
segretario regionale della Flc-Cgil -, senza dimenticare che all'Aquila
si continua a fare lezione nei moduli provvisori di plastica
(da Il Tempo di Stefano Buda)
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