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Costume e società: Mediterraneo in rivolta di Franco Rizzi

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Franco Rizzi professore di Storia dell’Europa e del Mediterraneo presso L’Università di Roma Tre. Fondatore dell’Unione delle Università del Mediterraneo di cui è Segretario Generale. E’ direttore responsabile di MedArabNews, portale di approfondimento politico, economico e sociale sul Mediterraneo e sul mondo arabo. L’autore nel libro dal titolo Mediterraneo in rivolta delinea la situazione attuale dei paesi dell’area geografica che vanno dal Maghreb -area dell’Africa settentrionale che interessa gli Stati del Marocco, Sahara occidentale, Algeria, Tunisia, Libia- fino alla penisola arabica. Il popolo di questi Stati si è ribellato e si sta ribellando per la conquista della libertà e della dignità. Nelle piazze arabe la rabbia verso l’Occidente non è la causa principale delle rivolte, lo dimostra il fatto che non sono state bruciate né una bandiera americana né una israeliana. In realtà il significato delle rivolte nei Paesi arabi sta nel fatto che il popolo si ribella per l’assenza di democrazia reale e di libertà. E’ esemplare il caso della Tunisia. Nonostante la Tunisia sia uno stato economicamente stabile, Ben Ali ha rappresentato per anni un sistema di interessi oligarchici. In Tunisia la rivolta, che reclamava democrazia e lavoro, è stata alimentata dall’ingiustizia sociale e dall’emarginazione economica. La Tunisia è stato il primo Paese del sud del Mediterraneo a concludere un accordo di associazione euro-mediterranea con Bruxelles e nel 2004 assieme al Marocco, la prima ad entrare nel nuovo dispositivo di politica europea di vicinato promossa dall’Unione Europea. La Francia è il primo investitore in Tunisia, seguita dall’Italia. Circa 1250 imprese francesi lavorano in Tunisia, dalle banche alla Telecom, fino al turismo, all’industria e alla distribuzione. Le imprese italiane in Tunisia sono circa 850 e l’Italia è il secondo Stato europeo che ha adottato una politica di cooperazione  commerciale con questo Paese. L’Occidente ha sempre guardato alla Tunisia come a un paese modello nel nord Africa e nel mondo arabo, come il prototipo di uno stato arabo e filo-occidentale economicamente stabile e con una parvenza di democrazia. Ciò nonostante, la prima grande rivolta della cosiddetta “primavera araba”, è scoppiata proprio in Tunisia. Sulla scia delle manifestazioni in Tunisia la protesta arriva anche in Egitto e, attraverso i social network, gli attivisti arabi comunicano le loro parole d’ordine. Così le piazze del Cairo, d’Alessandria, di Suez, di Assuan e di Assiut si riempiono di gente che grida contro il potere. Piazza Tahrir diviene l’epicentro fisico e simbolico della rivolta degli egiziani contro il potere di Mubarak. L’autore, con chiara competenza espressiva, oltre a descrivere la situazione politico-sociale in Tunisia, continua a parlare, nei capitoli successivi, delle manifestazioni in Algeria e in Marocco e  nel Golfo Persico. Proprio nell’area del Golfo Persico, nella quale per motivi economici si concentra l’attenzione geopolitica, la situazione non è più stabile che nel Maghreb. Gli Stati del Golfo – lo Yemen, il Bahrein, l’Iran, la Siria- sono stati travolti dalle proteste popolari sebbene il sovrano Hamad Al Khalifa avesse tentato, di fronte all’ondata di ribellioni che stava sommergendo l’intero Medio Oriente, di correre ai ripari elargendo generosi sussidi economici alla popolazione.  L’effetto domino della protesta giunge anche nei territori della Palestina e della Striscia di Gaza, dove i giovani palestinesi seguono con attenzione gli avvenimenti nei vicini Egitto e Tunisia, consapevoli del fatto che le reazioni popolari anche in questi Stati fanno i conti con un bisogno a cui non potrà sottrarsi neanche Israele, ovvero il bisogno di cambiare la realtà politica. E allora di fronte a questa situazione nuova, che ha scosso gli equilibri geopolitici consolidati per anni sotto l’egida dei regimi dittatoriali la cui legittimità era sostenuta dall’autorità occidentale dell’America e in particolare dell’Italia, quali potrebbero essere le nuove connotazioni del rapporto Islam-Occidente?

 


Il libro di Franco Rizzi permette di costruire un nuovo punto di vista, dal quale partire, per comprendere l’attuale scenario del mondo arabo.

 


L’autore ha scritto anche L’Islam giudica l’Occidente (2010).

 


Franco Rizzi, aprile 2011, Castelvecchi Editore, pagine 256, euro 14,50.

 

Rosita Ansaldi
rosita.ansaldi@tin.it

 

 









Postato il Lunedì, 26 settembre 2011 ore 20:50:07 CEST di Rosita Ansaldi
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