Hanno organizzato gli
stati generali per parlare delle esperienze e di come muoversi, anche
dal punto di vista legale. "Siamo qui per far sentire la nostra voce.
Anche a rischio di perdere il lavoro"
Una riunione che doveva essere informale, ma che alla fine si è
trasformata in un’assemblea aperta: così si è aperta la due giorni
degli Stati Generali, per organizzare il primo sciopero precario,
previsto per il 15 ottobre prossimo. Al Vag61, in via Paolo Fabbri, a
Bologna, ragazzi provenienti un po’ da tutta Italia si sono trovati per
discutere di precariato, per raccontarsi le proprie esperienze, come
sportelli san precario, risorsa per chi un contratto stabile e sicuro
non ce l’ha.
Prima dieci, poi una cinquantina di persone si sono sedute in cerchio,
come alle assemblee d’istituto in una scuola, e hanno parlato a turno
di ciò che accade nella loro città e di come cambiare le cose a poco a
poco in tutto il Paese. Perché essere precari non è solo una condizione
lavorativa, ma è anche uno stato esistenziale spesso rifiutato, che
coinvolge tutte le fasce d’età e che tende a isolare gli individui,
allontanandoli dalla rete
sociale. Un
pomeriggio di workshop e di riflessione in preparazione alla giornata
di oggi, la Costituente vera e propria, istituita per organizzare il
grande sciopero in tutta Italia.
Molti i temi già discussi. Primo fra tutti la necessità di stabilire
una rete solida nel territorio italiano, di creare una sintonia che si
traduca in una maggiore efficienza delle iniziative portate avanti. Poi
si è parlato di battaglie, di sconfitte e di vittorie, di come la
voglia di giustizia di chi è sfruttato si possa trasformare in
partecipazione e conflitto, di come, per cambiare le cose, sia
necessario denunciare e informare. “Perché l’ignoranza è sempre un’arma
che si rivolge contro chi la impugna”.
Il progetto degli Stati Generali è nato nell’ottobre del 2010 e in
questi mesi ha subito un’espansione vertiginosa, portando alla nascita
di Punti san precario in sempre più città e regioni.
Milano, Roma, Bologna, Genova, Perugia, Caserta, Livorno, Bari. Sono
solo alcune delle città rappresentate, solo alcuni dei luoghi dove la
rete contro il precariato si è stabilita, fornendo un supporto a tutti
coloro che questa condizione la subiscono.
Un supporto legale, pro bono, ma anche politico, una consulenza atta a
spiegare al lavoratore quali siano le sue possibilità di rivalsa, quali
siano i suoi diritti.
“Spesso” racconta Massimo Laratro, avvocato del punto san precario di
Milano, “i giovani sono così abituati all’idea di essere precari, e del
lavoro precario in generale, che quando vengono espulsi da una realtà,
da un circuito lavorativo, pensano sia normale. Noi spieghiamo loro
come muoversi”.
E la popolazione ha risposto a questa iniziativa con grande entusiasmo.
Perché la zona grigia che è il precariato esclude spesso da quelle
forme di tutela e di supporto che esistono oggi, e a volte c’è un vuoto
da riempire che non è solo legale, ma anche politico e sindacale.
“Solo nel 2011, da gennaio a oggi”, racconta l’avvocato Laratro,
“abbiamo seguito più di 150 vertenze legali. Ma il lato giuridico è un
aspetto marginale di ciò che facciamo. Oggi bisogna dare coraggio ai
lavoratori, per uscire dall’isolamento che questa condizione crea. Noi
forniamo gli strumenti affinché le persone si organizzino nella loro
realtà professionale, ma alla fine sono loro gli attori”.
Ciò che san precario vuole, ciò per cui lotta e scenderà in piazza il
15 ottobre, non è solo la mobilitazione dei precari, ma l’elezione del
precariato come tema dominante dello sciopero. Il precariato inteso
come male a cui serve una cura, una terapia fatta di un welfare più
vicino agli standard europei, del diritto all’insolvibilità in tempo di
crisi, di una politica che non sia di austerity, ma di crescita e di
una moneta come bene comune, e non riservata alle oligarchie economiche.
“Noi non chiediamo molto”, continua Laratro, “ma senza maggiori risorse
i precari continueranno a essere ricattati, e sotto ricatto non
potranno rivendicare i loro diritti”.
L’Assemblea Costituente di oggi, a Bologna, sarà aperta a tutti,
sindacati, movimenti, associazioni, cittadini. A tutti coloro che
vorranno partecipare all’organizzazione dello sciopero precario, che
vorranno “promuovere un’ideologia basata sul cambiamento, su una
trasformazione che deve avvenire sia dentro sia fuori dalla sfera del
lavoro”. Perché, ricordano i ragazzi seduti in riunione, “anche se è
difficile per un precario scioperare e far pesare la propria assenza,
pur rischiando di perdere il posto, se ci si organizza a rete, se tutti
i precari incrociano le braccia, forse qualcosa può cambiare”.
(da Il Fatto Quotidiano di Annalisa Dall’Oca)
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