Grande
emozione trovarsi ancora una volta tra i 2.600 studenti di tutta
Italia con la maglietta tricolore nel cortile d’onore del Quirinale per
la cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico.
Un giorno di festa dedicato alla scuola, anzi,come ha detto il
Presidente è la cerimonia più bella che viene organizzata al Quirinale,
perché ci sono i ragazzi, veri protagonisti dell’Italia che cresce.
Il ricordo delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia è vivo e
palpabile in ogni segno ed ancor più nella pubblicazione, numero unico
“La scuola al Quirinale” che raccoglie nel titolo “fieri di
essere italiani” la documentazione fotografica e dei messaggi del
presidente e del Ministro dell’11 maggio, festa della scuola per
l’Unità d’Italia.
Il contributo che la scuola ha dato alle celebrazioni è stato
“determinante e straordinario” con l’apporto di idee e di energie
alimentato da un grande entusiasmo.
Il discorso del Presidente si rende concreto descrivendo le “gravi
difficoltà che l’Italia sta affrontando” ed ha alzato alta la sua voce
nel reclamare per la scuola maggiori sostegni ed adeguate risorse.
Del discorso del Presidente si evidenziano alcuni passaggi
significativi: valorizzare le eccellenze che “una volta emerse
vanno accompagnate nella loro crescita” e quindi sostenuti da adeguate
borse di studio; La qualità della formazione delle nostre
Università si infrange nella constatazione “troppi nostri bravi
laureati per necessità lascino ogni anno il Paese”
Nel definire la scuola di oggi il Presidente utilizza gli
attributi di qualità che caratterizzano “una scuola aperta e migliore,
una scuola inclusiva che accoglie i bambini di ogni colore, figli
dell’emigrazione, una scuola moderna che richiede una quota adeguata di
risorse nell’ambito del bilancio dello Stato”
Queste parole ascoltate dalla viva voce del Presidente Napolitano
penetrano nel cuore e responsabilizzano di educatori ad essere artefici
di così alte idealità e responsabilità
Ancora una volta dal Quirinale giunge un monito che a cascata
coinvolge tutti. “Chi guida l’Italia le dia speranza. Ciascuno faccia
la sua parte per il futuro comune” . Questa espressione non riguarda
soltanto i componenti del Governo nazionale o i politici,
amministratori della “cosa pubblica”, ma nello specifico della scuola
riguarda il Ministro, i Direttori generali, i Provveditori, i Presidi,
i Professori che “guidano e accompagnano la formazione integrale
degli studenti” e poi ancor anche i genitori.
Per dare speranza e certezza, occorre averla dentro e la scuola non può
essere letta soltanto per le cose negative che ci sono: tagli,
contrazioni, carenze, ma la scuola è bella, è viva, è dinamica
Leggere spesso e quasi unicamente :“la scuola è finita” ,“la scuola è
nuda”; la scuola è morta” con accanto l’icona fotografica di una
“natura morta”; rivela di non avere speranza e quindi di non poterla
dare agli altri, contravvenendo al monito del Presidente della
Repubblica che sta contribuendo a far cambiare stile.
Spesso il mondo della scuola ha identificato nell'incertezza il metodo
dell'insegnamento, definendo anche buon insegnante chi non
comunica certezze e confondendo la metodologia della “ricerca” con la
strategia del dubbio, dell’incerto, dell’imprevisto o peggio limitando
l’intervento formativo alle semplici nozioni disciplinari e
scolastiche, staccate o totalmente avulse dalla vita
Il Presidente della Repubblica ha avvertito, invece, che “è la certezza
che educa, che fa crescere, che fa diventare
grandi” Ecco il compito dell’educatore: “portare, nel tempo
dell'incertezza,
l’anelito di certezza e che la certezza sia una risorsa per il bene
comune”
Nella nostra angoscia e inquietudine, tutti e ciascuno “siamo un
bisogno insopprimibile di certezza che non riusciamo mai effettivamente
a colmare”.
La scuola di oggi dovrebbe essere “palestra di educazione e di
formazione “ come quella di un tempo, quando i bambini affermavano con
orgoglio e consapevolezza “Lo ha detto la Maestra”.
Era questa la scuola che insegnava valori, certezze, ideali e plasmava
ed educava, insegnando a pensare.
L’educatore che teorizza l'incertezza, infatti, indebolisce
i giovani, li mantiene fragili, mentre la società di oggi reclama
persone forti e decise. La speranza e la certezza, al dimensione del
positivo aiuta a crescere e a diventare grandi
La scuola infatti, accoglie l’alunno che cresce nella
comunità, apre i suoi occhi al vero (la scuola non
può insegnare bugie e falsità) lo aiuta anche a scoprire la
dimensione dei valori e dell’Assoluto
L’autonomia della scuola, capace di operare scelte funzionali e
migliorative del servizio per il territorio e per l’utenza resta spesso
imbrigliata tra le spire velenose della burocrazia, che mortifica ogni
progetto di liberta e di efficienza.
Giuseppe Adernò
redazione@aetnanet.org