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Riforma: Il caso della lingua inglese e delle ore di programmazione

Sindacati
Le  scuole sono frastornate dai tagli, dalle  carenze di organico e di risorse materiali. A questo si aggiungono i guasti prodotti dallo sgretolarsi delle regole, dall’attacco al contratto nazionale e alla contrattazione in genere.
Oggi vogliamo affrontare due questioni intorno ai quali stanno sorgendo molti e rilevanti problemi: le ore di programmazione e l’insegnamento dell’inglese nella scuola primaria. Antefatto
Il piano di tagli epocali messo in campo da Gelmini/Tremonti ha determinato per quanto riguarda la scuola primaria la riduzione di quasi 28 000 posti in tre anni. La dotazione organica è infatti passata dai 226 262 posti del 2008/2009 ai 198 339 del 2011/2012.                    
Una operazione che è stata fatta riducendo le ore frontali nel tempo normale (da 27 ore a 30), tagliando le ore di compresenza e cancellando oltre 9000 posti di insegnante specialista di lingua inglese.
Le ore di programmazione
Per corrispondere alle richieste delle famiglie di tempo scuola (ricordiamo che la stragrande maggioranza chiede le 30 ore settimanali e il tempo pieno) con un organico pesantemente ridotto si tentano tutte le strade, anche la strada dello stravolgimento del contratto. Così vengono utilizzate in alcuni casi le ore di programmazione per coprire la mancanza del personale.
Vogliamo ricordare che le  due ore settimanali di programmazione hanno permesso che, in questi anni, nella primaria si lavorasse in modo consapevole, sulla base di un progetto condiviso ed unitario, che si ragionasse sull’esperienza realizzata valutandola anche in itinere e adeguandola alle esigenze e alle difficoltà che via via possono emergere. La programmazione è stata una pratica che ha sostanziato la collegialità dell’intervento didattico, ha concretizzato la con titolarità, ha costituito la premessa della modularità e  della interdisciplinarietà.
La programmazione va mantenuta e strenuamente difesa, tanto più in una situazione nella quale è sempre più difficile mantenere l’unitarietà del progetto educativo.
Peraltro essa non è elemento che si trovi nella disponibilità delle scuole, né dei dirigenti, né dei docenti singoli o in collegio riuniti. E’ infatti il CCNL vigente, all’art.28  a prevedere  che  alle 22 ore settimanali di insegnamento stabilite per gli insegnanti elementari, “vanno aggiunte 2 ore da dedicare, anche in modo flessibile e su base plurisettimanale, alla programmazione didattica da attuarsi in incontri collegiali dei docenti interessati, in tempi non coincidenti con l'orario delle lezioni”.
E’ evidente infatti che intaccare i contenuti del contratto e utilizzare le ore di programmazione quali ore di lezione determina una modifica unilaterale del CCNL. Ne deriva che utilizzare per altri scopi le ore di programmazione è pratica illegittima e sanzionabile. A tal fine vogliamo ribadire che la FLC è impegnata a difendere la programmazione con ogni strumento dell’azione sindacale, compreso lo strumento vertenziale.
La lingua inglese
Ed eccoci all'insegnamento della lingua inglese. Si tratta di una vicenda scandalosa. L’inglese è stato garantito per anni da insegnanti specialisti, docenti cioè che insegnano solo la lingua inglese, che hanno dimostrato sul campo di saper svolgere un’azione di buona qualità. Ma anche su di loro si è abbattuta la scure dei tagli. Gelmini li ha semplicemente eliminati.
Per comprendere meglio: i 9000 specialisti coprivano all’incirca 54 000 classi. Adesso, cancellati questi posti dovrebbero essere gli insegnanti in servizio nelle materie comuni a sostituirli, opportunamente formati per insegnare la lingua inglese. Tanto per chiarire, per sostituire gli insegnanti specialisti il Ministero avrebbe dovuto formare all’incirca almeno 25 000 docenti in servizio. In realtà i corsi attivati lo scorso anno hanno visto la frequenza di neanche 2000 maestre e maestri.
Le scuole quindi sono state lasciate sole ad affrontare questa situazione: da una parte la legge che impone l’insegnamento dell’inglese dall’altra la Gelmini che ha tagliato tutti i posti. In questi casi è necessario attivare un percorso, il più possibile condiviso e partecipato che veda il coinvolgimento anche dei genitori e degli organi collegiali, finalizzato ad ottenere le ore di docenza necessarie nell’organico di fatto, come prevede la stessa circolare 63/2011. E’ possibile farlo ancora oggi in fase iniziale dell’anno scolastico: il diritto all’istruzione dei bambini e delle bambine è sicuramente prevalente rispetto agli interventi sconsiderati del Ministro.
Diffidiamo dal mettere in atto una serie di comportamenti che stanno qua e là prendendo piede. Ci riferiamo al fatto che in molti casi si obbliga che ad insegnare l’inglese siano gli insegnanti “ordinari” di altre classi, stravolgendo così l’organizzazione oraria e la didattica. Oppure per risolvere la questione alle spicce si impone l’orario aggiuntivo, facendo fare inglese in un numero imprecisato di classi. In questo ultimo caso, senza neppure la certezza delle risorse per il pagamento: il fondo di istituto non può essere piegato per retribuire tali ore, per le quali si dovrebbero utilizzare risorse ad hoc.
Lo vogliamo dire chiaro: non ci possono essere scorciatoie autoritarie che portano alla soluzione del problema.
E’ importante ricordare infatti che la circolare n 63 del 13 luglio 2011 sull’organico di fatto prevede che nell'utilizzo del personale specializzato in possesso del titolo "L'insegnamento della lingua inglese è impartito, congiuntamente agli altri insegnamenti, in maniera generalizzata, nell'ambito delle classi loro assegnate, dai docenti in possesso dei requisiti richiesti, per le ore previste dalla normativa vigente." Per cui a differenza del docente specialista,  il docente titolare di posto comune in possesso del titolo per insegnare la lingua inglese è tenuto ad operare "anche" per la lingua inglese, ma sullo stesso numero di classi che sono previste per tutti gli altri docenti e mai in altre classi "solo" per la lingua inglese. Inoltre sottolineiamo che qualunque utilizzazione del personale deve passare attraverso la contrattazione di istituto.
Non è quindi per amor di conflitto ma per ribadire il rispetto delle norme e del contratto che la FLC tutelerà i diritti dei singoli docenti coinvolti in tali situazioni.
Certo, una “scuola di primaria importanza” avrebbe bisogno di ben altre attenzioni!    (da Flc-Cgil)








Postato il Lunedì, 19 settembre 2011 ore 18:30:00 CEST di Pasquale Almirante
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