La
Regione Emilia-Romagna ha deliberato di ricorrere alla Corte
Costituzionale contro le disposizioni, contenute nella manovra
finanziaria del Governo varata il 15 luglio scorso, nella parte che
riguarda l’organizzazione scolastica e che impone la creazione di
istituti scolastici comprensivi costituiti da un numero minimo di mille
alunni, 500 nelle scuole di montagna.
Il Governo ha infatti previsto all’art. 19 del decreto legge n. 98, che
dall’anno scolastico 2011-2012 le scuole dell’infanzia, le scuole
primarie e le scuole secondarie di primo grado debbano essere aggregate
in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle
istituzioni scolastiche autonome.
L’Emilia-Romagna ritiene che la materia dell’organizzazione scolastica
sia oggetto di potestà normativa concorrente e che allo Stato spetti la
sola emanazione delle norme di principio, mentre alle Regioni competono
le disposizioni di dettaglio.
“La Corte Costituzionale già in
passato ha confermato la nostra interpretazione sul tema – spiega
l’assessore regionale alla Scuola Patrizio
Bianchi - a partire dalla sentenza n. 13 del 2004. Da tempo
abbiamo avviato una politica di ottimizzazione del dimensionamento
scolastico, ma sempre con un processo di concertazione con le comunità
locali. Il 60% delle scuole nella nostra regione sono già istituti
comprensivi, ma imporre i 500 alunni nei territori di montagna
significherebbe accorpare situazioni molto lontane tra loro, e di fatto
annullare il radicamento delle scuole sul territorio”.
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