L’unico
bidello che ti accoglie all’ingresso deve contemporaneamente smistare i
visitatori, rispondere al telefono e scattare per accompagnare un
bambino al bagno. E nella stanza del dirigente è uno squillo continuo:
c’è una mamma angosciata perché a suo figlio disabile è stata negata
l’assistenza, mentre l’altra non sa dove lasciarlo il sabato, quando
non si fa lezione perché i docenti sono pochi. E c’è anche chi si
domanda perché, a 40 anni, non si possa più studiare. Il primo giorno
di scuola diventa un lungo elenco di emergenze e diritti negati.
È caos, già cinque minuti dopo il suono della campanella. Perché quando
gli androni si riempiono di bimbi in grembiule e ragazzi col jeans a
vita bassa d’ordinanza, si capisce che i tagli decisi dal ministero
sono sforbiciate che lasciano il segno. Meno cattedre, dunque meno
insegnanti. Meno ore, quindi meno lezioni.
E più classi numerose, con l’eliminazione di alcuni indirizzi di
studio. È emergenza, di fronte alla quale si interviene con soluzioni
che, inevitabilmente, provocano malumore e rivolte. Per i dirigenti
sono giorni difficilissimi, alle prese con un complicato gioco di
spalma e taglia per sfruttare al massimo le poche risorse a
disposizione. E con un occhio rivolto al soffitto, dove spuntano crepe
minacciose, o alle lastre d’amianto parcheggiate da tempo in un angolo
del cortile, a portata di bambino. I problemi sono tanti, dice Claudia
Capita, dirigente del X circolo didattico a Sassari. «Anzi, farebbe
prima a chiedermi che cosa funziona», aggiunge con sorriso amaro nella
sua stanza al primo piano della sede centrale della scuola, in via
Oriani, che comprende anche i plessi di via Togliatti e via Marras. «Il
numero dei docenti è ridotto all’osso, per questo proporrò la settimana
corta: niente sabato e due rientri pomeridiani per distribuire meglio
le ore a disposizione nell’arco di 5 giorni». Una decisione già presa
da altre parti, sia nella primaria che alle Superiori (per esempio
l’Alberghiero). I disagi per i genitori che il sabato lavorano saranno
inevitabili, «ma con gli organici così striminziti non abbiamo altre
possibilità». Non solo di docenti, ma anche di personale Ata: per 960
alunni, tra Materna ed Elementari, ci sono 16 collaboratori scolastici.
Ma non sono questi gli unici problemi della dirigente Capita: alla
Materna di via Marras la campanella non ha suonato per 175 bambini,
perché l’istituto da due mesi è un grande cantiere. Lavori di
manutenzione straordinaria, improrogabili in un edificio che cadeva a
pezzi. Al punto che in seguito a una perizia sono stati stabiliti
interventi aggiuntivi indispensabili per garantire la sicurezza. Il
contratto dice che l’impresa ha tempo sino al 30 settembre e gli operai
di una ditta di Badesi, che ha vinto l’appalto bandito dal Comune,
stanno lavorando a pieno ritmo. Impossibile rispettare l’impegno preso
dalla dirigente con le famiglie: la scuola non riaprirà neanche lunedì,
ora l’obiettivo è rendere agibile almeno un’ala entro la fine della
prossima settimana. «Si farà tutto il possibile per accelerare», ha
detto ieri l’assessore comunale alle Manutenzioni Stefano Perrone alla
dirigente durante un sopralluogo nella scuola-cantiere.
Lavori in corso anche alla media 5 in via Gorizia, dove l’ipotesi dei
doppi turni è stata evitata di un soffio: una parte degli studenti sarà
ospitata nei laboratori, trasformati in aule improvvisate. Nessun
operaio in giro invece alla media 10, nel quartiere di Latte Dolce, che
fa parte dell’istituto comprensivo che accorpa anche Sant’Orsola e le
borgate di Palmadula, La Corte e Campanedda. Un totale di 660 alunni
sparpagliati in 8 caseggiati, 13 bidelli che girano come trottole.
«Sono pochissimi - dice il dirigente Antonio Mela - soprattutto in un
istituto strutturato su più piani come il nostro: al momento non è
possibile neppure garantire una corretta vigilanza ai bambini quando
vanno in bagno». Ma l’assenza che pesa di più è quella degli assistenti
ai disabili: ad alcuni scolari è stata garantita una copertura solo per
20 ore settimanali, nelle ore restanti bisogna arrangiarsi, «e come si
fa se non ci sono neanche i bidelli?».
A poca distanza dalla scuola media, all’Alberghiero in via Cedrino, il
problema è diverso. Una ventina di studenti-lavoratori protesta perché
la loro classe, la seconda del corso serale, è stata soppressa. Stessa
sorte toccata alla prima e alla quarta. Colpa del taglio delle
cattedre, che lascia a spasso docenti e alunni attempati volenterosi,
che l’anno scorso hanno frequentato con profitto, conciliando studio e
lavoro. Il dirigente Roberto Cesaraccio allarga le braccia, poi li
invita a non mollare: «Preparatevi da privatisti e sostenete l’esame a
giugno per accedere alla terza. Mi auguro che l’anno prossimo la
situazione sia diversa, perché è impensabile che agli adulti venga
negato il diritto a studiare». Ma c’è un’alternativa: potrebbero fare
domanda e sperare (se c’è posto) di essere ammessi alla scuola diurna.
Ci proveranno Florinda e Chiara, ventenni pentite di avere mollato i
libri troppo in fretta. E chissà che non lo facciano anche i compagni
di classe un po’ più grandi: la voglia di conquistare un diploma
potrebbe vincere l’imbarazzo di dividere l’aula con i sedicenni.
(da Nuova Sardegna)
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