Lettere in redazione
Il concorso a Dirigente scolastico bandito nel luglio scorso sta
attirando l’attenzione per una lunga sequela di fatti strani, o
quantomeno anomali, in relazione alla prova preselettiva prossima
ventura. Nel constatare che gli oltre 5000 test (tra cui saranno
estratti i 100 che nel prossimo ottobre saranno somministrati ai
concorrenti) erano disponibili in molti casi (anche via Intenet, pare)
fin da luglio, anziché, come previsto dalla normativa, dal 1 settembre,
c’è stata una levata di scudi assolutamente legittima, che pare sia
sfociata in un’indagine della polizia postale. Tutto vero, tutto
giusto. Ma credo anche fuorviante. L’eccessiva attenzione a questo
fatto ha distratto da un fatto molto più importante: la qualità della
prova. E’ vero che molti (sindacati, esperti, colleghi docenti) hanno
sussurrato, alcune volte sarcasticamente, sul merito di una prova
assolutamente inadeguata per saggiare le competenze dirigenziali di un
soggetto; ma è anche vero che bisogna assolutamente approfondire meglio
e in modo circostanziato questo argomento.
In primo luogo, la natura dei test. Nel bando di concorso sono
espressamente indicate le macro aree tematiche a cui i test faranno
riferimento. Ce ne sono alcune (l’Unione Europea, l’informatica, la
legislazione amministrativa ad esempio) che hanno riferimenti
oggettivi, specifici, inequivocabili (tranne rare eccezioni), altre,
francamente, hanno il sapore di aria fritta:
d) Area socio-psicopedagogica, con particolare riferimento ai processi
di apprendimento, alla valutazione dell’apprendimento e
dell’istituzione scolastica, alla motivazione, alle difficoltà di
apprendimento, all’uso dei nuovi linguaggi multimediali
nell’insegnamento e alla valutazione del servizio offerto dalle
istituzioni scolastiche;
e) Area organizzativa, relazionale e comunicativa, con particolare
riguardo alla integrazione interculturale e alle varie modalità di
comunicazione istituzionale;
f) Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse e gestione
dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento alle strategie
di direzione ;
L’aria socio-psico-pedagogica è così vasta (praticamente dai
presocratici ai giorni nostri) che comprendere cosa si deve
approfondire e cosa non si deve approfondire è praticamente
impossibile, come impossibile è la scelta di puntare i quiz
(chiamiamoli con il loro nome) su un autore o una scuola o una teoria,
anziché su un’altra. L’aria organizzativa, relazione e comunicativa
così come la conduzione delle organizzazioni complesse, non hanno dei
punti di riferimento ancora del tutto codificati, in sostanza, sono in
assoluto divenire e il loro sapere è così frastagliato e in parte
contraddittorio che si rischia di parlare del “sesso degli angeli”, non
ci credete? Ecco l’esempio di alcune domande:
1. Quali sono le caratteristiche
principali di un servizio?
2. Alcune fondamentali dimensioni
della leadership educativa
afferiscono ad elementi culturali ed educativi ed alla progettazione
educativa. Quali sono, secondo lei, le azioni principali che un leader
efficiente deve mantenere in campo per perseguire tali obiettivi?
3. Da una buona comunicazione
interna dipende il successo di un
dirigente scolastico quando..............
4. Il ruolo della leadership
educativa del dirigente scolastico nella
scuola è orientato a..............
5. L'istruzione assistita dal
computer è una forma d'istruzione
elargita attraverso il computer.............
6. Cos'è un'unità organizzativa?
7. Cosa rappresenta il potere nelle
organizzazioni?
8. Le forze e le debolezze emergono
dall'analisi strategica...........
.....
9. Il top
management.....................
10. L'innovazione consiste in.....................
11. Per lavorare in gruppo servono.....................
12. Cosa significa per un dirigente scolastico avere
"competenze
organizzative"?
Che è un po’ come dire: “Cosa occorre per essere simpatici?”. Quando
nella domanda n. 9 mi si chiede del “top management”, la formulazione
della domanda in modo corretto sarebbe dovuta essere: “Secondo la
teoria di Pinco Pallino, che l’autore espone nel saggio Zuzzerellone
alle Crociate, il top management è….”, perché non hanno fatto questo
tipo di domande? Semplice, perché tranne casi eccezionali concetti come
top management, o unità organizzativa, o altro, sono ancora tutti da
definire, tutti da sperimentare in una parola: tutti da
decifrare. Questo 12 domande sono solo un esempio, in realtà, domande
di questa natura sono presenti a centinaia, eccone altre:
1. In termini organizzativi cosa si
intende per tecnologia?
2. La valutazione..............
3. Come si può definire il clima
organizzativo?
4. L’empatia come principio di
orientamento scolastico è……………………
5. Quali prove possono esprimere
meglio l'apprendimento conseguito
dallo studente?
6. Quali sono le caratteristiche
principali di un servizio?
7. Le attività che un leader
educativo può realizzare per gestire e
rendere efficace la comunicazione esterna sulle attività della scuola
sono:
Ebbene, tra queste ve ne è una che mi sono inventato io, provate a
indovinare quale?
Certo, ci sarebbero mille domande da fare e mille considerazioni.
Iniziando dal business delle preparazioni, dai master universitari
costosissimi alle costosissime lezioni private tenuti da DS, da
Dirigenti Tecnici, da insegnanti universitari e quant’altro. In un
contesto in cui 1 domanda su tre (3 settori su 8, anche se informatica
e lingua hanno una partecipazione ridotta al novero delle 100 domande)
è del tipo di cui abbiamo detto, avere i test in anticipo, o essere
preparato da qualcuno che ha contribuito a crearli, o da qualcuno
vicino a chi ha contribuito a crearli, non è cosa di poco conto, non
trovate?
Passiamo poi alle altre aree. Qui abbiamo una forma di nozionismo degna
di una scuola disegnata da Charles Dickens in uno dei suoi libri. Come
si può rispondere a centinaia e centinaia di domande le cui 4
alternative di rispose sono composte da frasi lunghissime che si
differenziano per un articolo e/o una preposizione, o quando va di
lusso da un nome? E’ questo la scuola dell’innovazione? Il becero
nozionismo?
Per non parlare dell’esterofilia galoppante, perché bisogna usare i
termini di “mission” o di “vision” (per fare un esempio)? Sembrerebbe
quasi che dando un nome inglese e/o straniero a un concetto o a una
cosa, la si rende più attendibile o (udite udite) più moderna e
all’avanguardia, penalizzando, di fatto chi non conosce quella lingua,
o chi, pur avendo chiaro il concetto
non ne conosce la terminologia straniera.
In secondo luogo, il numero. Ci sono circa 2400 posti, le leggi (1, 2,
3, forse quattro) di risanamento finanziario di questi mesi, forse ne
cancelleranno qualcuno, ma il pensionamento dei DS durante gli anni di
svolgimento del concorso, con ogni probabilità, rimpingueranno il
numero.
Diamo quindi come assodato che ci siano 2400 posti, che la graduatoria
di fine contratto valga almeno tre anni (come prescrive la legge, del
resto), quanti vincitori di concorso dovranno esserci? Diciamo almeno
il doppio dei posti messi in concorso, circa 4800/5000. Qui parte la
prima considerazione, se è vero che le domande sono circa 43.000 più
5000 con riserva, vale a dire 48.000 circa, 1 su 10 dei partecipanti
dovrà completare le prove concorsuali con esito di idoneità; rapporto
che sale scende, ad esempio, se le domande con riserva vengono
respinte, se un congruo numero di aspiranti non si presenta alle prove
preselettive (come è capitato al concorso per Dirigente Tecnico), se
qualcuno viene escluso per irregolarità (stava copiando, ad esempio).
Uno su dieci, forse uno su nove o su otto. Bella media, molto più
facile di giocare al superenalotto, ma non divaghiamo, e chiediamoci:
cosa dice il bando di concorso: “la prova si intende superata con il
punteggio minimo di 80/100”. Interessante, perché se a 80/100 non
arriva un numero congruo di candidati: vale a dire almeno 3 o 4 volte i
posti messi in concorso (già, almeno 3 o 4 volte, perché poi ci sono le
due prove scritte e la prova orale, si deve prevedere un numero di
partecipanti “bocciato”), cosa accade? Se ad esempio la prova
preselettiva la passano 1500 candidati, che poi diventano 1200 dopo la
prova scritta, e 800 alla fase finale, cosa accade? Possibile che in un
bando di concorso pubblico per un così alto numero di posti, che deve
generare una graduatoria di merito che duri qualche anno, non preveda
un’eventualità del genere? Può darsi che esista una legge che agisca su
questa eventualità, sarei curioso di sapere qual è!
Il MIUR ha veramente una grande stima dei docenti (questo nell’ipotesi
più
positiva) se pensa che con il test preselettivo di cui sopra potranno
approdare alla graduatoria finale un così alto numero di aspiranti
dirigenti oppure ha la sicurezza (Come?) che un congruo numero di
concorrenti arriverà fino alla fine, ma se non sarà così, cosa accadrà?
PS – La risposta al quesito: indovina la domanda/intruso, è “4”.
Claudio Chillemi
chclaudio@tiscali.it