Attenzione
all’appello, «comprensione per la preoccupazione», ma anche «certezza
di aver operato per salvaguardare i diritti di tutti: precari e giovani
aspiranti docenti». E soprattutto «di non aver mentito ai giovani sulla
reale situazione, cioè nessuna certezza sul posto di lavoro».
All’indomani della pubblicazione su Avvenire dell’appello pubblico «in
difesa delle giovani generazioni, del futuro della scuola,
dell’università e del nostro Paese», il ministro della Pubblica
Istruzione Mariastella Gelmini decide di dare una risposta pubblica
alla questione sollevata.
D: Un’intera generazione di giovani
docenti rischia di saltare in un Paese che lamenta un corpo docente
"vecchio". Non lo trova un paradosso?
«Ho letto con grande attenzione l’appello pubblico lanciato
sulle pagine di Avvenire. Ho la massima comprensione e rispetto per
l’angoscia e la preoccupazione espressa dai giovani in questo momento
di crisi. Li incontro tutti i giorni e colgo in loro la preoccupazione
di dover pagare la crisi attuale. Detto questo, però, mi sento la
coscienza a posto perché, sin dal mio insediamento nel 2008, ho
lavorato per ripristinare un patto tra le generazioni. E per tutelare
gli interessi dei giovani. Non vi è dubbio che una delle problematiche
più gravi sia rappresentata dal precariato. Alla luce di questa
consapevolezza non solo mia, ma anche nell’intero governo, abbiamo
agito per combattere il precariato sostenendo le legittime aspirazioni
dei giovani».
In che modo?
«Abbiamo fatto una scelta fondamentale che è trasversale ai vari
ministeri e non è solo una posizione mia. Dopo decenni nei quali ai
giovani sono state vendute molte illusioni, come l’idea che vi fossero
posti infiniti nella scuola, si è interrotta questa pratica,
introducendo la programmazione degli ingressi nella scuola. Questo non
significa chiudere le porte ai giovani ma renderli consapevoli delle
reali possibilità di occupazione nella scuola e consentire loro di fare
scelte ponderate».
Chiarezza, che, però, rischia di mortificare aspirazioni di un’intera
generazione.
«Rispetto coloro che hanno sottoscritto l’appello, ma non è
corretto dire che da parte mia non ci sarebbe attenzione ai giovani.
Sui posti disponibili abbiamo riservato il 50% ai precari delle
graduatorie a esaurimento e l’altro 50 % è lasciato alle nuove
abilitazioni. Quindi alimentare una contrapposizione tra i giovani che
iniziano il percorso abilitante e coloro che hanno fatto un percorso
dentro le graduatorie è una contrapposizione mal posta, perchè sono
diritti entrambi da tutelare. I giovani motivati che vedono il loro
futuro nella scuola hanno buone possibilità di vedere realizzate le
loro aspirazioni».
Parliamo allora di cifre. Quale fabbisogno ha previsto?
«Ogni anno si renderanno disponibili mediamente 8mila posti
nella scuola dell’infanzia e primaria, 6.300 nella secondaria di primo
grado, e altri 8mila nella secondaria. Dai prossimi anni, il calcolo
dei posti disponibili è fatto esclusivamente sulle cessazioni dal
servizio».
Come verranno allora assegnati questi posti?
«Facciamo l’esempio degli 8mila posti nella scuola dell’infanzia
e primaria. Per le graduatorie verranno riservati 4mila posti, per i
giovani gli altri 4mila. E così in tutti gli ordini di scuola».
Ma questi sono posti disponibili, che danno l’abilitazione.
Nell’appello pubblico si chiede di slegare il conseguimento
dell’abilitazione dall’ottenimento del posto di lavoro. Concorda?
«Sì. Per questo non solo abbiamo messo a disposizione il 50% dei
posti per i giovani aspiranti docenti, ma abbiamo anche maggiorato il
loro numero del 30% proprio perché, dentro una programmazione generale,
abilitazione e posto di lavoro non devono coincidere. Infatti nel
regolamento non vi è alcun automatismo».
E con questi incrementi a che quota arriviamo?
«Per infanzia e primaria siamo a 5611 posti per i percorsi di
formazione dei giovani. E così nella secondaria di primo grado
arriviamo a 4626 e nella secondaria a 5659. Insomma complessivamente
18.389 contro gli 11.150 che andranno a concorso. Tutti questi dati
sono disponibili sul sito del ministero».
Ma in alcune classi di concorso e nel riparto per Regione i numeri a
disposizione risultano davvero esigui.
«I posti disponibili dipendono dai pensionamenti e non dal governo, ma
abbiamo tenuto conto nel calcolo dei posti delle difficoltà presenti in
alcune classi di concorso cercando di rimodulare le cifre per eccesso».
Torniamo al reclutamento. L’appello chiede che si assicuri selezione e
qualità dei docenti e che si garantiscano i diritti acquisiti e le
aspettative dei giovani. Come risponde?
«Lo sottoscrivo in pieno. L’ultimo tassello della riforma dopo
la modifica del regolamento sulla formazione è rappresentato proprio
dal reclutamento che dovrà riassorbire il precariato e favorire
l’ingresso di energie nuove nella scuola su competenza e merito».
(da http://www.avvenire.it/)
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