Forse
all’origine della crisi culturale contemporanea, di certo
lassismo etico, e del disorientamento esistenziale di molti giovani,
disincantati e appiattiti tutti sul presente, pesa,
inconsapevolmente, un’antica, ma non del tutto spenta,
ipoteca della cultura storicistica che, identificando il
valore col fatto, riduce lo spirito critico dei giovani ,
nullificando lo spazio che va dato alle esperienze valoriali e ai
giudizi di valore! Bisognerebbe ricordare ai giovani che, molto spesso,
le ragioni della storia ( e di quello che chiamiamo progresso) non
coincidono con le istanze e le ragioni ideali più profonde del nostro
essere umano, e non sempre lo spazio del suo( –della
storia-) orizzonte, entro cui si snodano i fatti, include quello
delle nostre esperienze valoriali. Ciò dovrebbe bastare per
diffidare dell’affermazione che “la storia del mondo è il
tribunale del mondo”. In effetto, non è la storia che stabilisce
e ordina ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ciò che è bello e ciò
che è brutto, ciò che è da condannare o da assolvere, ciò che va
accettato e ciò che va rifiutato, ciò che è degno di essere ricordato o
no, ecc. cc.; dare ragione dei fatti, non significa dare
ragione ai fatti!
La storia, cari giovani, procede seguendo il suo corso, ma
non sempre il progresso risulta essere un prodotto
automaticamente migliore, per dialettica sintesi ,
rispetto a ciò che c’ è stato prima; guai, quindi, ad
assolutizzarlo, esimendoci dal darne un giudizio di
valore! Se escludiamo ogni metro di valore, avremo davanti solo
lo spettro di uno storicismo disumano, che tutto giustifica e
razionalizza secondo il postulato idealistico hegeliano che
“tutto ciò che è reale è razionale”: i fatti, in quanto fatti
inscritti nell’orizzonte della storia, avrebbero una loro
intrinseca necessità logica e, pertanto, vanno compresi, ma non
giudicati: essi si giustificherebbero da sé, perché sono come
dovevano essere! Da questa corrosiva mentalità storicistica, oggi la
scuola ha l’obbligo morale, oltre che didattico-istituzionale, di
liberare i giovani; essa deve insegnare ad avere il
coraggio di “giudicare” i fatti, di sapere esprimere giudizi di valore.
La scuola deve dare ascolto alle esigenze esistenziali dei
giovani che sono di arricchimento interiore, di pienezza vitale,
di creatività e progettualità, attraverso lo studio e la lettura
dei grandi classici della letteratura, la cui storia deve
servire da ausiliaria rispetto agli apprezzamenti valoriali
e proporsi non come dominante ma come supporto per una più
piena comprensione e fruizione critica di ciò che si legge e si studia.
Nuccio Palumbo
redazione@aetnanet.org