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Riforma: Italia spaccata in due tra tagli e caos graduatorie

Rassegna stampa
L'annus horribilis della scuola pubblica è cominciato. «Rivoluzione organizzativa», la chiama il ministro Gelmini, cercando di celare dietro le parole come l'istruzione italiana sia in realtà appesa al filo dei tagli: almeno 20mila docenti secondo il Miur. Tagli guidati solo da una necessità di bilancio e da nessuna esigenza didattica. Il risultato è un impoverimento senza precedenti della qualità della nostra istruzione e, parallelamente, «uno dei più grandi licenziamenti di massa della storia della Repubblica», secondo la Flc-Cgil (il sindacato che tutela i lavoratori della conoscenza). Eppure Gelmini rivendica l'assunzione di 66.300 precari tra docenti e personale Ata. Dimentica però di aggiungere che le immissioni di ruolo annunciate per il biennio 2012/2013 devono essere autorizzate dal ministro dell'Economia e che saranno formulate solo se non ci saranno «prioritarie» esigenze di bilancio. In poche parole, visto lo stato dei conti pubblici italiani e le finanziarie che caoticamente si susseguono per farli quadrare, è un'utopia.       
DUE PESI E DUE MISURE La realtà è che mai come quest'anno docenti e Ata (cioè amministrativi, ausiliari e tecnici di laboratorio) rimarranno a casa. I fortunati che riusciranno a entrare con il caos della doppia graduatoria (solo per fare un piacere alla Lega sono state autorizzate due liste: una di queste, quella del 2010 che penalizza gli insegnanti del Sud, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale) si vedranno uno stipendio decurtato e dovranno aspettare 6 anni prima di avere un aumento. Tutto ciò per effetto del blocco dei contratti per il pubblico impiego e di quello degli scatti di anzianità. Altrimenti detto: per la prima volta nel nostro Paese ci sarà una massa di docenti che guadagneranno meno dei colleghi a parità di condizioni. Un ricatto senza precedenti per i precari pubblici. Per non parlare dell'accorpamento delle scuole che porterà ad avere più di mille presidi in meno. I dirigenti dovranno infatti gestire almeno due istituti. Alcune scuole li vedranno così pochissimo. Scuole senza presidi quindi, ma anche scuole senza ausiliari, con pochissimo personale a pulire, a vigilare le aule, ad assistere ai disabili, ad aprire i laboratori. Tutto ciò disegna un'Italia spaccata in due: con istituti del nord che riescono, tra mille sacrifici, a garantire un livello di funzionalità decente e scuole del sud in cui lo sfascio,dei tagli si inserisce nelle difficoltà di un territorio già penalizzato. Impossibile garantire il tempo pieno, tra ridimensionamento del monte ore e mancanza di risorse e insegnanti per attivarlo. Non è solo una disgrazia per i genitori che lavorano: significa che, per esempio, a fine ciclo delle elementari un bambino siciliano avrà i media due anni di scolarizzazione in meno rispetto a un coetaneo di Milano. Significa anche che i ragazzi del Meridione studiano in scuole fatiscenti e non a norma. In istituti che non hanno i soldi neanche per comprare le sedie e i banchi che mancano. E poi c'è una funzione delicatissima come il sostegno degli studenti disabili, svilita e umiliata. Molti precari vengono messi infatti davanti a un bivio: accettare ore di sostegno pur senza avere un'adeguata preparazione o rischiare di rimanere un anno a casa senza stipendio? Il risultato è una guerra tra chi ha le specializzazioni in merito e chi non le ha ma non può permettersi di rimanere senza lavoro. ANELLO DEBOLE A farne le spese genitori e alunni. Chi crede ancora in una scuola di qualità è costretto a rivedere i suoi parametri. Ecco perché questo anno scolastico è cominciato con forme di protesta estreme come lo sciopero della fame condotto da Nord a Sud da personale tagliato fuori, ecco perché c'è il rischio che saltino per sciopero anche gli esami di recupero delle superiori. Sarà un autunno caldissimo per la scuola pubblica italiana, che deve lottare per la sopravvivenza. Si comincia già oggi con un assemblea pubblica di precari della scuola a Milano e un presidio di insegnanti e Ata a Salerno, in piazza Amendola. E domani a Palermo gli insegnanti porteranno in piazza per bruciarle copia delle loro abilitazioni e attestati che certificano le professionalità acquisite negli anni.? Flc-C90 «Comincia la mobilitazione che culminerà il 22 ottobre» «La lunga mobilitazione dei personale della scuola comincia con lo sciopero generale dei 6 settembre dice Domenico Pantaleo, segretario nazionale Flc-Cgil ma non solo perché con l'inizio dell'anno scolastico organizzaremo in tutta Italia assemblee con gli enti locali, i movimenti e I genitori che si oppongono alla devastazione della scuola pubblica firmata Gelmini-Tremonti. li tutto in vista della grande manifestazione nazionale dei mondo della scuola del 22 ottobre».  (da l'Unità di Luciana Cimino)

redazione@aetnanet.org








Postato il Lunedì, 05 settembre 2011 ore 15:15:50 CEST di Pasquale Almirante
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